JOKER: DEMENZA DILAGANTE
New York Times e Guardian (i giornali dell’elite globalista, o gli ultimi baluardi della civiltà democratica, aseconda dei punti di vista) l’hanno trattato malissimo. Per il Guardian è il film più deludente dell’anno. Il New York Times si sofferma sulle ambiguità e il pericolo di suscitare onde di imitatori.Sto parlando di Joker, non occorre dirlo.La recensione più impressionante che mi sia capitato di leggere è pubblicata in Zerohedge, una rivista online etno-nazionalista e suprematista intellettualmente non banale.https://www.zerohedge.com/…/joker-and-ideology-destructioni… L’autore è Jeffrey Tucker dell’American Institute for Economic Research.che inizia con questo commento:“La vita è abbastanza dura anche senza questi film che aggiungono una dose ulteriore di tristezza.”Come dire che, a parte la produzione dei fratelli Vanzina l’intera storia del cinema, per non dire poi della letteratura, andrebbe gettata nel cesso per non turbare la sensibilità del signor Jeffrey Tucker.“E’ un film sulla discesa di un uomo nella follia. Nient’altro.”dice la pubblicità all’ingresso del cinema, per tranquillizzare.Ma dopo aver visto il film Jeffrey sembra piuttosto scosso:“Il film ti instilla un’aura di cui non riesci a liberarti, te la porti a casa, ci dormi, ti svegli la mattina dopo e vedi ancora quella maledetta faccia…. E’ stata una visione terribilmente spiacevole, ma al tempo stesso è geniale e avvincente in ogni singola inquadratura. E la recitazione non sembra essere recitazione.””Le reazioni degli spettatori, secondo Tucker sono fra loro del tutto discordanti:“E’ un film antifa.E’ un film conservatore che mette in guardia contro l’estremismo.E’ un insulto contro i democratici.E’ un’apologia sinistrorsa dell’insurrezione dei lavoratori contro le elite.” Ma per Tucker il film dimostra una cosa: che si sta diffondendo una teoria “distruzionista”. Coloro che volevano fare il socialismo poi non ci sono riusciti allora decidono di distruggere quello che hanno fatto gli altri.“Il distruzionismo diventa una psicologia del naufragio impartita da un’ideologia che è fallimentare in teoria e in pratica. Il Joker è fallito nella sua vita e allora vuole distruggere la vita degli altri. Come quelli che sono consumati da una visione ideologica a cui il mondo testardamente rifiuta di conformarsi.” Per quanto sbavi odio anti-egualitario questo fascistoide neoliberista coglie la drammaticità che del film, anche se per lui il Joker è solo un fallito che soffre un po’ troppo e alla fine dà di matto e spacca tutto. D’accordo Jeffrey, ma i suoi sintomi non sono un fenomeno isolato, tendono a dilagare in ogni recesso della società cui il capitalismo ha tolto risorse, affetti, futuro. E la follia dilaga, in varie forme, nessuna delle quali però è gioiosa, o creativa. Follia dolorosa, aggressiva. Joaquim Phoenix che danza in quella sua maniera flessuosamente oscena è un’antenna che percepisce con sottigliezza estrema i flussi dell’inconscio contemporaneo. Phoenix mi era parso geniale già in The Master, e anche quando fa la parte del tenero impacciato sofferente innamorato di Her, dove la voce di Scarlett Johansson lo aveva sottratto alla depressione seducendolo alla follia.Joker di Todd Phillips è uno di quei film che segnano un’epoca, è una chiave per comprendere l’enigma del divenire storico contemporaneo, che non sta nella politica, ma nell’inconscio. Nella recensione uscita su Jacobin,(https://jacobinitalia.it/joker-o-del-fascismo-amichevole/)Aaron Friedman legge Joker sullo sfondo dell’epoca Reagan. La storia si svolge nel 1981, non ci sono cellulari in giro, non ci sono computer, e Friedman ha ragione storicamente a sottolineare il ruolo sempre più invadente della televisione negli anni Ottanta. Inoltre Friedman ricorda un film di Scorsese che ebbe limitato successo in quegli anni, “Re per una notte”, dove c’era Robert de Niro che faceva il pazzo e si infilava abusivamente in una trasmissione televisiva condotta da Jerry Lewis. De Niro ritorna in Joker, ma qui è lui il conduttore televisivo, e Phoenix, Arthur Flieck è l’invasore, l’abusivo, il pazzo.Friedman dunque ha ragione a ricordare gli anni Ottanta, ma gli anni Ottanta sono solo l’antefatto. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 inizia un’epoca che oggi è giunta al suo limite, e il Joker di Phillips parla di oggi, seppur raccontando una storia che accadde in quel lontano 1981.Phoenix corto-circuita i tempi della precipitazione psichica che si è svolta in questi quarant’anni.Per quanto ne so io non c’è nulla che racconti meglio di questo film quello che sta accadendo in tutto il mondo, ma prima di tutto negli Stati Uniti d’America dell’epoca trumpista, punto di arrivo di un quarantennio di bombardamento mediatico sul sistema nervoso dell’umanità, e soprattutto punto di arrivo di un quarantennio di devastazione neoliberista, di abbattimento delle infrastrutture che rendevano possibile la vita civile, di incitamento alla competizione, all’aggressione sociale, alla guerra di tutti contro tutti.Oggi siamo al punto di arrivo della lunga predicazione del cinismo: l’umiliazione irridente, il sorriso obbligatorio, l’aspra solitudine, il lento inesorabile sfracellamento di ogni empatia, di ogni affetto cortese, di ogni solidarietà.La sofferenza psichica dilaga, ancor più pervasiva della miseria materiale, ancora più invincibile, e incomprensibile per il potere politico. Arhur Flieck- Phoenix è un sensore vivente della psicopatia metropolitana. Quando si debbono tagliare i rami secchi del welfare si chiude il centro di igiene mentale, e la dottoressa lo deve annunciare ad Arthur Flieck, dicendogli: “a quelli che detengono il potere non gliene importa niente della gente come te, e credo che non gliene importi niente neppure della gente come me.”Joker parla del lungo accumularsi della tensione nel quarantennio della guerra neoliberista contro la società, ma non solo di quello. Parla anche del prodotto di quella guerra contro il genere umano: la vendetta psicotica, l’esplosione di una rabbia sorda lungamente compressa e ora scatenata.Nella scena centrale del film Arthur-Joker-Phoenix, sbattuto sul pavimento della metropolitana da tre giovani funzionari del tipo broker riccastro di Wall Street, tira fuori la pistola che lui non avrebbe voluto (quelli come me non dovrebbero avere una pistola, aveva detto al collega che gliel’ha procurata) e spedisce al creatore un dopo l’altro i tre giovanotti upper class.A quel punto del film, un inconfessabile moto di perfida gioia si diffonde tra il pubblico in sala. E anche a Gotham city, la notizia che un clown ha ammazzato tre giovani finanzieri provoca un’ondata di entusiasmo, di lugubre euforia. Un numero crescente di ragazzi dei sobborghi poveri si procura una maschera, il clown furoreggia.Parlando con la dottoressa del servizio di igiene mentale Arthur sussurra: mi pare che là fuori stiano diventando tutti un po’ strani…E siccome ci hanno detto e ripetuto che non c’è alternativa, che il capitalismo non si può eliminare, che la sola cosa è sopravvivere, emergere, vincere, diventare come quei tre giovani stronzi, diventare più cinici di loro, più spietati di loro, allora magari ci provi a diventare come loro, ma non c’è gara. I lupi hanno vinto perché sono lupi e noi siamo solamente cani.Allora finalmente esplodi. Spacchi tutto quel che puoi spaccare, anche se sarai tu a finire sotto le rovine. Ancora ci si chiede come è potuto accadere che la gente ha votato per la Brexit, che la gente ha votato per Trump. E giù a spiegargli che Trump è orribile, un bugiardo spudorato, uno che sta portando il mondo verso la catastrofe finale. La mente liberal-democratica non riesce a capire che proprio questa è la ragione per cui l’hanno votato gli eserciti della vendetta: perché è meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine.Perché dovremmo difendere le regole della democrazia se quelle regole ci han portato tanta tristezza? Ci avete insegnato che solo con la guerra si vince? E allora noi faremo la guerra. La perderemo? Tanto è perduta comunque, visto che non c’è alternativa al debito da pagare, al lavoro precario mal pagato, all’umiliazione quotidiana della solitudine competitiva.Almeno questa volta qualcuno dell’élite finirà spiaccicato per terra come fino a ieri solamente noi.Tutto questo è folle? Certo che lo è, ma qui è Rodi e qui salta. La demenza dilagante, ecco il tema centrale dell’epoca tardo-neo-liberista.La società demente, cioè letteralmente uscita fuori dalla sua propria mente, uscita fuori dalla facoltà di pensiero razionale, critico, conseguente, si riconosce in una forma demente del potere politico.A un intervistatore che gli chiedeva cosa pensa di Greta Thunberg, Silvio Berlusconi ha risposto con una sconclusionata volgarissima barzelletta su tre svedesi che vogliono scoparsi Carletto, naturalmente italiano, che allora va a comprare del viagra ma gli danno un placebo e allora non gli si drizza e fa una figura di merda. Letterale, ascoltare per credere. Il vecchio puttaniere soffre visibilmente di una demenza sordida e la sua opinione su Greta Thunberg è una barzelletta idiota e oscena. Poi per finire aggiunge che il “terrorismo ambientale” di Greta non è la soluzione giusta per salvare il mondo.Il leader politico che guida il partito leghista, ex Ministro degli interni della Repubblica italiana si presenta sui palchi baciando un rosario.E il presidente degli Stati Uniti dice che i Curdi non gli interessano più perché non lo hanno aiutato nello sbarco in Normandia.Fra tutte le emergenze che rendono sempre più probabile l’estinzione della civiltà, se non del genere umano, l’emergenza psichica è la più spaventosa, perché rende altamente improbabile un’azione razionale e conseguente che fronteggi le altre emergenze, quella del cambiamento climatico, quella della guerra globale e quella della sovrappopolazione cui il nazionalismo di destra e di sinistra contribuisce ricattando economicamente le donne che non vogliono produrre figli per l’imminente massacro patriottico.
