LA DISCARICA DI MIANO
La tentazione è forte, la stanchezza avanza, lo scoraggiamento incombe. Non ne vale la pena, meglio lasciar perdere, sono più forti di noi, le forze del male sovrastano le forze del bene. Occorre stringere i denti, riprendere fiato, rimboccarsi ancora una volta le maniche e dire: no, non così. Per quanto siano umanamente comprensibile lo scoraggiamento e la rabbia, mai e poi mai si può cedere alla rassegnazione e tirare i remi in barca. Rinunciare a combattere sarebbe un peccato mortale, alzare bandiera bianca equivarrebbe a una sorta di compromesso con chi ha fatto della “ munnezza” la gallina dalle uova d’oro. No, bisogna continuare a combattere, costi quel che costi, anche le calunnie dei negazionisti interessati e le burla dei politici compiacenti. Bisogna continuare ad alzare la voce, anche correndo il rischio di annoiare chi ci legge, di ripetersi, di non essere interessante. Non scriviamo per fare bella figura, ma per denunciare il male, per aiutare il prossimo. Scrivere di rifiuti che ammorbano la vita è diventato per noi un dovere. No, non siamo semplici ambientalisti. Siamo cristiani, gente cioè che ha conosciuto Gesù, si è innamorata del suo messaggio, è stata perdonata, amata e ha compreso che amare il prossimo non è facoltativo. Il cristiano è “costretto” a interessarsi di tutto ciò che riguarda i suoi fratelli. Nel bene e nel male. Sarebbe comodo, ma non gli è concesso, volgere lo sguardo dall’altra parte per non essere coinvolto nella vita di chi soffre e muore sotto le bombe di una guerra vigliacca e inutile; di chi resta imprigionato in una “bagnarola” che cola a picco; di chi, affamato, chiede un pezzo di pane; di chi si ammala e muore per i fumi tossici respirati a intervalli regolari, una, cento, mille volte. Giovedì scorso, alle prime luci dell’alba è andato a fuoco lo Stir di Santa Maria Capua Vetere, alle porte di Caserta. Fiamme alte 40 metri si sono stagliate verso il cielo. Fuoco, ma soprattutto fumo nero e puzzolente come l’inferno. Non è la prima volta, di certo non sarà l’ultima. Non sta a noi dire se l’incendio sia stato doloso o no. Però se l’opinione pubblica vale qualcosa, ci corre l’obbligo di dire che nessuno, ma proprio nessuno, crede più che queste aziende vadano in fumo per caso, per un corto circuito, o, addirittura, per autocombustione. È troppo strano che in questi ultimi anni da nord a sud, siti di compostaggio e di stoccaggio prendano fuoco come paglia secca in un camino acceso. Intanto la popolazione respira diossine, poi a incendio spento, con calma, si vedrà che cosa sia mai successo. Vado in ospedale, a Napoli, per una visita. Un infermiere mi riconosce, mi raggiunge, mi ringrazia e mi mostra sul suo telefonino qualcosa che avvilirebbe chiunque conservi un minimo di dignità. A Miano, a quattro passi dallo stupendo bosco di Capodimonte – siamo, quindi, alle porte di Napoli – una ex casa di cura, “Villa Russo”, nel pieno centro urbano, è stata trasformata una discarica, e non di soli pattume delle case, ma di rifiuti altamente tossici e pericolosi. C’è, infatti, una quantità impressionante di amianto sbriciolato, le cui polveri inalate possono far scoppiare il mesotelioma, un terrificante tumore dei polmoni. Anche nei bambini. Ci sono decine di bidoni già bruciati, che cosa contenessero lo sa solo chi gli diede fuoco. Ci sono decine di carcasse di automobili, tagliate, smembrate, di certo rubate e mai ritrovate, ci sono scarti ospedalieri, vecchi mobili e tant’altra robaccia. Una bomba ecologica in pieno centro abitato. Chiunque può entrare, il cancello della ex clinica è stato completamente divelto. Decido di andarci anch’io con Luigi, un caro amico, per registrare e pubblicare un video di denuncia. Incredibile, ma tutto vero. Possibile che solo i volontari hanno gli occhi per vedere? Che solo ai volontari stanno a cuore la sorte del territorio e la salute dei cittadini? Possibile che siamo ancora a questo punto dopo anni di battaglie civili e di promesse non mantenute? Il nostro vuole essere l’ennesimo appello alle legittime autorità. Attendendo che chi di dovere si faccia avanti, si assuma le proprie responsabilità, chieda scusa alle vittime e s’ impegni seriamente per mettere fine a uno scempio che da fin troppo tempo è causa di vergogna, di malattie e di morte. Padre Maurizio Patriciello.
