BCE. CON L’ULTIMA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO SI CONCLUDE IL MANDATO DI MARIO DRAGHI
Oggi Mario Draghi presiederà l’ultima riunione del board, prima di lasciare le consegne nelle mani di Christine Lagarde, fresca di nomina a nuovo Presidente della Banca Centrale Europea. Negli ultimi giorni diversi rumors hanno annunciato il nuovo piano relativo alle misure di politica monetaria. Secondo queste indiscrezioni gli acquisti di asset oscilleranno tra i 500 e i 1.000 miliardi di euro. In data odierna si preciseranno, nel corso dell’ultima conferenza stampa che terrà il presidente uscente tra alcune ore, le modalità degli acquisti, se si tratterà solo di titoli di Stato o anche di società, la durata degli stessi e la portata mensile. E’ ovvio che queste dichiarazioni vagliate dal Consiglio Direttivo della Bce incideranno sul sentiment dei mercati nei mesi successivi. Come accade da ormai diversi anni con la forward guidance, soprattutto da quando il presidente Draghi ha scelto d’intervenire in area euro con l’introduzione del Qe, e un piano di allentamento monetario che si era prefisso, quale primo obiettivo, di raggiungere un target d’inflazione ‘prossimo’ al 2%, ma anche d’incentivare l’economia della zona euro. Ci sono stati movimenti in positivo dell’inflazione negli anni scorsi (2016/17), così come una spinta propulsiva della crescita economica in Eurozona, ma poi situazioni d’instabilità di carattere globale hanno condizionato le dinamiche cicliche per quel che concerne l’assetto dell’economia nei Paesi dell’area. Il Presidente Draghi del resto ha sempre messo in rilievo l’incertezza derivante dalle politiche protezionistiche del Governo americano, che non hanno risparmiato i Paesi dell’Ue, e creato attriti tra le due superpotenze, ossia con la Cina, bersaglio numero uno nella politica dei dazi seguita dagli Usa. Le situazioni geopolitiche in Iran, le tensioni in Medio Oriente e i tanti focolai di guerra, non contribuiscono a creare un clima di stabilità sul piano internazionale. A settembre il Consiglio Direttivo della Banca Centrale aveva deciso un taglio dei tassi e un rilancio della politica monetaria espansiva, con relativo acquisto di asset volto a scuotere l’economia dell’Eurozona. E tuttavia dalla riunione odierna del Consiglio Direttivo, alla quale seguirà la consueta conferenza stampa, si attendono ulteriori dichiarazioni in merito alla politica monetaria della BCE. Evento atteso e importante, come si è accennato, per il passaggio di consegne alla Presidenza: sulla scomoda poltrona della BCE arriva dunque Christine Lagarde, alla quale l’esperienza in ambito finanziario non manca di certo, dato che lascia la guida del Fondo Monetario Internazionale. Negli ultimi mesi le tensioni e divergenze nel Consiglio Direttivo della Bce sono state palpabili, l’impressione è che Draghi si lascerà dietro incognite e contrapposizioni sulla linea programmatica seguita dalla politica monetaria, che ha sempre incontrato forti opposizioni soprattutto dai rappresentanti dei Paesi del Nord, in particolare i tedeschi, da sempre in contrasto con le misure di accomodamento monetario. Ripartirà dunque fra tante polemiche il Qe, ad un ritmo di 20 miliardi di euro al mese, sembra che questi parametri siano ormai fissati, e oggi su tali direttive il presidente Draghi non dovrebbe comunicare nulla di nuovo. Secondo Reuters ci sarebbero 5 importanti quesiti utili ai mercati sugli sviluppi degli importanti eventi riguardanti la BCE. Il primo verte sulle eventuali iniziative o possibili novità che potrebbero essere rivelate nella riunione di oggi, al di là di ciò che è stato dichiarato, ma esperti ed economisti non prevedono cambiamenti di rilievo. Lo spazio del confronto sarà occupato dal cambio di guardia alla Banca Centrale. Non mancheranno valutazioni sulle aspettative concernenti il tasso d’inflazione, dal quale non sono attese variazioni rilevanti. Non mancherà, dato il clima che si è creato nel Consiglio Direttivo, chi farà notare lo scarso contributo in termini di crescita economica che apporterà il nuovo orientamento di stimolo adottato con la reintroduzione del Qe. Il secondo quesito mette proprio l’accento sulle divisioni interne alla Bce, ma ormai Draghi sta per ‘mollare gli ormeggi’, e sarà la nuova presidente Lagarde a cercare di ridurre lo spazio delle divergenze in questo spartiacque di vedute, che non hanno reso facile la presidenza Draghi. Gli esponenti politici e delle relative Banche centrali sono i più ostili alla politica di acquisto di obbligazioni. Non sarà facile neppure il mandato di Christine Lagarde, l’”italiano”, malgrado i contrasti interni, è andato avanti a ‘colpi’ di maggioranza, ora il nuovo assetto dipenderà dalla visione che la ‘new entry’ ha della politica monetaria, anche se, in tante circostanze, le convergenze con Mario Draghi sono state pubblicamente evidenti. La terza domanda utile ai mercati, secondo Reuters, riguarda i dettagli da mettere a punto sull’acquisto di asset. Per quel che riguarda la sottoscrizione di titoli governativi tedeschi, alla Bce resta circa un anno. I Paesi più ostili al Qe sono Francia e Germania, ma è noto che un terzo dei responsabili politici non concordano con la politica monetaria espansiva, che non avrebbe prodotto risultati positivi di riflesso in termini economici, e sarebbe anzi controproducente per la crescita e l’inflazione. Un altro interrogativo più che interessante riguarda gli istituti di credito e il tiering’. Per il tiering sui depositi, ossia sulle riserve eccedenti di liquidità, a settembre la Bce ha alzato la commissione a -0,5%, con l’intento di proteggere l’area euro dalla tendenza al rallentamento dell’economia globale, per la quale s’intravedono anzi ombre di recessione. La Bce ha inoltre concesso un’esenzione da questa commissione su ogni deposito che superi di sei volte le riserve obbligatorie di un istituto di credito, tramite il tasso differenziato sui depositi. Queste iniziative della Banca centrale, tuttavia, sono state interpretate come un indiretto ‘inasprimento monetario’, che potrebbe limitare le aspettative su ulteriori tagli dei tassi. E infine l’ultimo quesito riguarda le attese per il messaggio finale del presidente uscente, Mario Draghi. Anche se il suo discorso, per certi versi – considerato l’orientamento chiaro sulla politica monetaria rivelato negli ultimi mesi – potrebbe quasi apparire scontato. Nessuno si aspetta giustificazioni sul suo operato, del quale ovviamente è stato pienamente convinto, insieme alla maggioranza che ne ha sostenuto le scelte, ma ci sarà verosimilmente un resoconto che concluda in ‘leggerezza’ di toni e considerazioni il mandato, senza inutili ricorsi alle ragioni di chi ha cercato di ostacolarne le misure negli otto anni di permanenza alla Banca Centrale. Nulla di eclatante, o di retorico quindi ci dovrebbe essere nel discorso ‘di addio’ del Presidente uscente. Intanto i mercati in Europa sono ottimisti, aprono in positivo e proseguono in mattinata in rialzo, chiude in rialzo anche la Borsa a Tokyo, con l’indice Nikkei che ha chiuso gli scambi a +0,55%, a 22.750 punti. A Piazza Affari l’indice FTSE Mib continua la seduta in positivo, +0,67%. Le indicazioni già tratteggiate a settembre dalla Bce incoraggiano le contrattazioni, in forte rialzo il gruppo Saipem, in seguito alla diffusione dei risultati trimestrali; benissimo anche per STM (STMicroelectronics NV). Bilancio positivo dunque per le Piazze del Vecchio Continente, galvanizzate dall’annuncio sullo stop delle sanzioni Usa alla Turchia, coinvolta nella mattanza in Siria. Al momento i mercati hanno giudicato positivo anche il possibile rinvio della Brexit da parte dell’Unione europea. L’euro guadagna qualcosa sul biglietto verde: sale a quota 1,113. Stabile lo spread, che oscilla nelle ultime settimane tra i 130/138 punti base.
