QUANDO LA DISOCCUPAZIONE DIVIENE BUSINESS E IL BUSINESS UCCIDE
Solo un’ ultima inchiesta in ordine di tempo. La disoccupazione è remunerativa e finché ci sarà gente disperata, ci sarà anche chi speculerá sulla sua miseria. Operazione ” Ponzi” guidata dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, provincia di Cosenza. Emesse due giorni fa ordinanze di custodia cautelare nei confronti di sei persone risultate coinvolte a vario titolo in una truffa per finti corsi di Operatore Socio Sanitario. Il reato loro ascritto è associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al falso. Corsi indetti dalla Società Sud Europa con sede in Altomonte ( CS) e tenuti presso l’ ospedale Chidichimo di Trebisacce. Aule attrezzate per i corsi. Docenti. Materiale didattico. Parrebbe, secondo fonti investigative che i corsisti avrebbero fatto persino tirocinio nelle corsie del predetto ospedale, nei reparti di lungodegenza e riabilitazione. Un monte ore di lezione ridotto rispetto a quello normativamente prescritto (mille ore) ripartito fra lezioni e tirocinio e il tutto, secondo gli inquirenti, ammantato da una cappa di raggiri tesi a conferire ai corsi la parvenza della legittimità. Emergebbe dalle risultanze investigative il ruolo primario svolto nella vicenda da due dipendenti dell’ ospedale cosentino che avrebbero consentito proprio lo svolgimento dei corsi fasulli dentro le pareti del nosocomio. Circa trecento ad oggi, i titoli abilitanti all’ esercizio della professione di Operatore Socio Sanitario conseguiti con la frequenza dei corsi non conformi a legge per un giro d’ affari di parecchie centinaia di migliaia di euro. Corsi che sarebbero serviti per affrontare il concorso di abilitazione all’ esercizio della professione presso la Regione Campania. La mega truffa vedrebbe, infatti coinvolte società calabresi e società partenopee. La Procura della Repubblica starebbe valutando le singole posizioni dei corsisti e quelle dei responsabili delle società anche con riguardo all’ uso di attestazioni false. Quello che hanno rivelato le indagini appare in tutta la sua drammatica portata in una terra vilipesa e offesa dalla atavica condizione di mancanza di lavoro. Si sarebbe appurato che tra il 2015 ed il 2017 terminata l’ attività di formazione a Cosenza, gli studenti si recavano a Napoli. Poiché era necessaria, ai fini della validità dei corsi, l’ attestazione di frequenza degli stessi da parte di società campane, da due di esse veniva “convalidato” il percorso svolto.La legge regionale della Regione Campania non prevede, infatti, che all’ esame di abilitazione possano partecipare persone che non abbiano frequentato in regione i corsi di formazione . Per questo la Sa.Dra. e la Check Up, le due società campane coinvolte, avrebbero falsificato, secondo gli inquirenti, i propri registri. L’ alterazione consentiva di fare figurare i corsisti quali iscritti nei loro corsi e frequentanti il tirocinio presso due strutture sanitarie: la Casa di Cura Villa Angela di Napoli e la Ios Meluccio di Pomigliano d’Arco, entrambe risultate al momento estranee all’ impianto criminale. Le due società compiacenti erano entrambe accreditate presso la Regione Campania. Nelle attestazioni sarebbe stato certificato, infatti, che i soggetti avevano svolto 1000 ore di lezione e 450 di tirocinio in strutture accreditate. Dalle indagini sarebbe emerso che i corsisti della Sud Europa venivano individuati da due uomini , entrambi dipendenti Asp di Cosenza. I corsisti dovevano studiare a memoria dei quiz e dovevano fare qualche simulazione prima dell’esame. La Sud Europa avrebbe stipulato, emerge dai dati investigativi, persino degli accordi con alcune strutture sanitarie private di Cosenza e Crotone per fare espletare ai corsisti in loco esercitazioni e pratica. Un tirocinio che, come emerso, non poteva essere valido ai fini dello svolgimento dell’esame finale. La procura ha potuto verificare quest’ ultimo tassello probatorio , analizzando le posizioni Inail accese presso l’ Istituto a nome dei tirocinanti. Il luogo dove si svolgevano i corsi erano le sale dell’ ospedale palcoscenico e scenografia essenziali per dare una parvenza di ufficialità alla truffa. I disoccupati reclutati poi venivano portati a Napoli dove avrebbero sostenuto l’esame di abilitazione. L’esame finale si svolgeva regolarmente a Napoli e davanti alla commissione ufficiale di valutazione, che procedeva ignara del raggiro perpetrato ai danni del Concorso medesimo e degli stessi partecipanti. Cominciava a serpeggiare, tuttavia, qualche sospetto. La Federazione Nazionale Migep, che fra le professioni iscritte ha gli Operatori Socio Sanitari, aveva sollecitato un intervento da parte delle forze investigative, teso a fare effettuare verifichesulla regolarità dei corsi della Sud Europa. Secondo il sindacato la scuola non risultava iscritta in nessun registro delle imprese. Non risultava neanche accreditata presso la Regione Calabria. Anche Fials, Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità, rumoreggiava chiedendo chiarimenti direttamente al direttore generale dell’ Asp di Cosenza. La situazione pareva improvvisamente risvegliarsi da un lungo letargo. L’ ASP diramava, infatti, un comunicato con cui stigmatizzava l’ assenza di autorizzazione a tenere i corsi nell’ ospedale Chidichimo di Trebisacce in capo alla scuola di formazione. Da questo momento la situazione faceva scattare un vero e proprio allarme soprattutto nei corsisti. Questi ultimi avrebbero cominciato a chiedere notizie e rassicurazioni. Ognuno di loro sosteneva un esborso di euro 2.500,00 per frequentare il corso. Anche un uomo cominciava a nutrire sospetti. Per rispetto alla richiesta della famiglia saranno riportate solo le iniziali F.T.Era disoccupato da tanto tempo. Troppo tempo. Cullava, a 47 anni, il sogno di crearsi una famiglia assieme alla donna che amava. Con lei aveva deciso di risparmiare, di chiedere un prestito ad amici e parenti e di partecipare ai corsi con la speranza di potere affrontare l’ esame che lo avrebbe abilitato alll’ esercizio di una professione. Ci credeva. Con lei avevano frequentato questi corsi che avrebbero consentito loro di coronare i sogni. Ma le vicende che rivelavano il torbido li hanno investiti in pieno. Erano stati traditi. I sogni spezzati. Quarantasette anni, il raggiro, il debito contratto, la disillusione sono stati una miscela che ha fatto esplodere la rabbia dell’ uomo. Rabbia che non ha riversato sugli altri e su un mondo che mercifica persino la vita umana. Ha riversato su se stesso uccidendosi. Era il 20 febbraio 2016. Quando ha compreso che quel foglio di carta conseguito con fatica e sacrifici non gli sarebbe servito a trovare alcun lavoro , il fallimento è divenuto una cappa oscura da cui non è riuscito ad emergere rimanendone schiacciato. All’epoca del fatto apparve come il suicidio di un disperato, uno dei tanti che non reggono al peso annichilente della disoccupazione che spoglia della dignità del vivere. La sua fidanzata avrebbe denunciato il fatto alle autoritá aggiungendo la sua querela a quella di tanti altri giovani,raccontando che il suo fidanzato, appreso della probabile illegittimità del corso, era caduto in un profondo stato depressivo. Oggi, il nesso causale con i falsi corsi, sta facendo riflettere gli inquirenti e probabilmente sarà aperto anche un fascicolo rubricato ” istigazione al suicidio” . Dalla data del suicidio, emerge dai dati investigativi, peraltro, gli ideatori del piano criminale, spostarono i luoghi dei corsi nella sala dell’ Hotel Miramare, non più, quindi, dentro l’ ospedale. Quasi che il suicidio fosse stato come un vaso di Pandora, da quel momento cominciarono a fioccare le querele da parte di corsisti che si ritenevano truffati. “La morte del ragazzo è precedente all’avvio delle indagini. Ma stiamo comunque approfondendo e verificando tutto” spiega il procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla. “Il giovane – aggiunge il colonnello Vincenzo Maresca, comandante dei Nas di Napoli – era disoccupato da anni ed è stato sopraffatto dalla disperazione”. Una inchiesta destinata ad avere tanti risvolti e tanti rami di indagine. Dei circa 300 corsisti che hanno infine ottenuto l’agognato titolo, superando le prove d’esame a Napoli, la Procura sta valutando le singole posizioni. Alcuni grazie a quel titolo è al superamento dell’ esame di abilitazione , oggi hanno un posto di lavoro . Un lavoro che necessita di specifiche competenze, che devono essere reali e non fittizie trovandosi in contatto quotidiano con pazienti ricoverati nelle strutture sanitarie. Una vicenda che avrà sicuramente altri sviluppi, in cui anche coloro che, consapevolmente o inconsapevolmente hanno tratto beneficio dai titoli conseguiti fraudolentamente dovranno chiarire la loro posizione e in cui la magistratura avrà un difficile compito di contemperamento fra il legittimo affidamento degli ignari truffati che hanno superato il concorso e l’ esigenza della trasparenza concorsuale e della par condicio dei partecipanti. Molte ombre in questa storia di ordinaria illegalità, in cui volenti o nolenti non si potrà prescindere dalla desolante disperazione di un uomo che ha posto fine alla sua vita. Domande sorgono spontanee: Sono ravvisabili complicità e responsabilità all’interno degli uffici della Regione Calabria?È possibile che ancora una volta nessuno ne sapesse niente? La verità che emerge dalle indagini e da storie analoghe sparse in regione è che esiste un business della disoccupazione. Un business in cui la formazione, per fatti ormai acclarati, ha portato molte migliaia di euro nelle casse delle scuole stesse di formazione. Scuole che spesso, sono rimbalzate agli onori della cronaca per essere state artatamente create con lo scopo precipuo di intercettare finanziamenti pubblici. Ci sono, ovviamente, eccezioni che confermano la regola. Ma è difficile scorgere il limpido fra clientele, corsi fasulli, false docenze, nomine illegittime. Il malaffare ha intaccato anche il mondo della formazione e si gioca. Non più coi numeri della finanza. Ma con un valore economicamente non quantificabile: la vita umana. Quando il mercato diviene la disperazione non basta la magistratura a fare pulizia. Occorre pulizia Etica.
