SOTTERRANEI
Centro per lo studio delle disfunzioni neurologiche Hyperion. Roma. Uno dei più innovativi centri mondiali per lo studio e la cura di patologie attualmente incurabili, come la tetraplegia. Il suo direttore nonché fondatore, il professore Trumpi, aveva sempre difeso strenuamente la segretezza delle sue ricerche, selezionando personalmente il personale e non ammettendo intromissioni da parte della politica, nonostante i fondi e gli stanziamenti annui assolutamente generosi. La palazzina in stile anni umbertino, la cui privacy era assicurata da un alto muro di cinta in marmo bianco, era stata ristrutturata seguendo le indicazioni del professore, che impedì di ristrutturare i sotterranei, in omaggio al periodo dell’occupazione nazista, quando la struttura, all’epoca abitazione della famiglia Trumpi, fungeva da nascondiglio per gli ebrei, ed era proprio il padre di Trumpi ad occuparsi della loro sistemazione. Anche lui era stato un famoso ricercatore, misteriosamente scomparso negli anni 60, si disse in seguito ad un viaggio in Sud America, ed alla sua morte il figlio, appena laureato, era entrato in possesso di una cospicua eredità, palazzina inclusa. L’ingresso al Centro Hyperion, accuratamente sorvegliato da guardie armate, era consentito solamente a visitatori autorizzati, ed il personale, munito di tesserino di riconoscimento, doveva sottoporsi ad uno scanner della retina per accedere all’interno. Ogni sezione inoltre era accuratamente separata dalle altre, sempre per motivi legati alla riservatezza ed alla protezione dei dati. La dottoressa Milena Corsi, assunta in virtù dei suoi studi sulle cellule animali, era stata costantemente sorvegliata sin dal suo ingresso nello staff, dietro indicazione dello stesso Trumpi, che pretendeva un periodo di prova, per verificare la fedeltà dei suoi dipendenti. Dopo due mesi la dottoressa aveva iniziato i turni di notte, notando con disappunto l’impossibilità di potersi spostare in altre sezioni, confinata al proprio reparto. Anche il telefono cellulare personale doveva essere lasciato in custodia all’ingresso, ricevendo in cambio un telefono di servizio, con cui poter essere contattata dall’esterno, ma non in grado di inviare fotografie o video, ed ovviamente monitorato. Milena era stata informata di queste misure di sicurezza, e sapeva di non poter commettere errori nella sua missione. Il suo curriculum, opportunamente elaborato, aveva richiesto notevoli esborsi ai suoi committenti, ma d’altra parte Hyperion era divenuto un problema per le case farmaceutiche, in quanto i prodotti che venivano utilizzati nella struttura, coperti dalla sperimentazione, erano una minaccia per tutte le grandi major farmaceutiche planetarie. Si era riunito un apposito pool di imprenditori, decisi a tutto pur di arrivare a scoprire i segreti di quel centro, e si era convenuto che l’unica possibilità, stante le resistenze di Trumpi, era introdurre un elemento di fiducia, preparato ed abbastanza scaltro da poter arrivare al cuore dei laboratori. Era stata colta l’opportunità offerta da uno scandalo legato alla scomparsa di alcuni pazienti, affetti da sindromi particolari. Scomparse definite da Trumpi “fughe”, e che avevano comportato il licenziamento di alcuni ricercatori, curiosamente forniti di buonuscite in grado di garantire a tutti loro un radioso futuro. Era stato Trumpi stesso a diffondere quelle notizie, poiché voleva porre in risalto come la responsabilità ultima, comunque, fosse sua. Una mossa abile, che servì a fugare sospetti ai vari giornalisti e magistrati, ma che fece squillare un campanello di allarme in alcuni rivali. Il colloquio della dottoressa Corsi era stato portato avanti direttamente da Trumpi, notevolmente colpito dai risultati da Milena in campo medico. Durante la conversazione l’aveva osservata bene, non potendo restare indifferente alla avvenenza della donna, seppur nascosta da pesanti occhiali, un abbigliamento sobrio, niente trucco. Nonostante ciò quelle labbra carnose avevano suggerito visioni conturbanti, ed alzandosi dalla sedia, le gambe lunghe e tornite erano state carezzate mentalmente dal professore. D’altra parte non era la prima volta che il fascino dell’uomo, unitamente al suo ruolo, faceva presa su ricercatrici o infermiere del centro, ed essendo lui scapolo non c’era neanche il rischio di creare qualche scandalo. “dottoressa Corsi, prende un caffè?”Milena si voltò, ridestandosi dai suoi pensieri, e vide Marcello Morosi, un valido membro della cerchia di Trumpi, che le si avvicinò con in mano una tessera magnetica per i distributori automatici all’interno del centro“magari, grazie, non si può dire che la notte sia movimentata”“prima notte vero?”Milena sapeva benissimo che la domanda era retorica, in quanto Morosi probabilmente era stato inserito nel turno di notte proprio per sorvegliarla, e forse anche approcciarla. D’altronde l’arrivo di quella bella donna aveva risvegliato gli interessi di molti uomini dell’istituto“si, prima notte qui, ma dove stavo prima ne facevo molti di turni notturni, solo che..beh, come dire, c’era più attività”“di notte? attività in un centro studi?”Domanda tranello, e lei lo sapeva“in realtà l’attività era data dallo studio degli esperimenti diurni. Di notte verificavamo i dati, comparavamo le risultanze”“ah, io chissà che avevo capito”La mossa dell’uomo era stata astuta, in un colpo solo aveva carpito informazioni e lanciato un amo“Dottor Morosi, mi meraviglio di lei, siamo seri ricercatori, non studenti in preda a turbe emotive o tempeste ormonali”Il tono di rimprovero colse di sorpresa l’uomo, che tentò di giustificarsi“Ma no, non intendevo…però la notte…forse hai ragione, ricordi di studente”“già, ma non siamo più studenti”“vero, e dimmi, posso darti del tu vero? dicevo, a casa il tuo lavoro notturno viene compreso? La mia ex moglie non faceva che lamentarsi delle mie assenze”Altra trappola, sulla scheda personale Milena aveva dichiarato di vivere da sola e di essere single“a casa non si lamenta nessuno, forse i fantasmi, visto che vivo da sola in un appartamento a Prati”“ah, non sapevo…i fantasmi, curioso tu li abbia nominati”“perché?”“beh, qui si mormora di strani suoni, strane ombre”Le leggende sui fantasmi non avevano mai interessato la donna, che le reputava sciocchezze dette per far colpo su menti ingenue o su frustrati del reale“ah, allora spero che questi fantasmi non siano anche guardoni, non vorrei trovarmeli davanti mentre mi cambio”Quella frase innocente in realtà doveva stimolare la fantasia di Morosi, che abboccò in pieno“se ti serve una guardia del corpo contro i fantasmi chiamami”“così invece dei fantasmi guardoni avrò davanti un serio professore non interessato al mio corpo ma solamente alla mia salvaguardia, vero?”E concluse con una risata sottile, che fece sussultare Morosi, andando a colpire la sua eccitazione.Tempo tre mesi e Milena Corsi era diventata il sogno proibito di ogni uomo eterosessuale del centro, ed il suo rapporto confidenziale con Trumpi aveva scatenato illazioni, chiacchiere, dicerie.In realtà i due si limitavano ad una frequentazione professionale, e lei era sempre ben attenta a non andare sopra le righe, anche se, a volte, con assoluta nonchalance, si accorgeva di una calza smagliata, o si ravviva i capelli, sempre davanti a lui, ma senza provocarlo direttamente. Sapeva come comportarsi, come far si che un uomo perdesse la testa per lei, sapeva come provocare in modo assolutamente naturale. Ovviamente faceva in modo di tenere sulle spine anche Morosi, preferiva avere più frecce al proprio arco, ed usando la scusa dei fantasmi, gli aveva chiesto di fare i turni notturni insieme, per sentirsi più protetta senza apparire sciocca davanti agli altri. Nel corso di quelle notti, passate a guardare schemi ed elaborati, avevano iniziato a girare per l’istituto, approfittando del passi di Morosi, che era abilitato ad andare ovunque. Una sera, trovandosi davanti alla porta dei sotterranei, aveva espresso curiosità, ed avevano provato ad accedervi, ma, con sorpresa di Morosi, l’accesso era interdetto anche a lui“curioso, credevo di poter andare ovunque”“forse Trumpi non vuole si vada ad invadere un luogo carico di significati per lui”Una affermazione che, volutamente, voleva sembrare comprensiva per i sentimenti del loro superiore, ma che in realtà doveva servire a solleticare la curiosità dell’uomo“si, può darsi, su questo argomento Trumpi è sempre stato piuttosto schivo”“beh, se dicono che li sotto il padre nascondeva gli ebrei dai nazisti, forse ci saranno reliquie…hai visto mai che li sotto si cela l’Arca dell’Alleanza, come in quel film…come era?”“i predatori dell’Arca perduta? Si, come no, ed il tesoro di Salomone”Una risata di Milena sciolse la leggera tensione“però sai, si dice che gli ebrei avessero molto oro, che ne sai, magari Trumpi ha ristrutturato l’istituto con quei soldi”“dai Milena, che dici…certo però che è strano, davvero strano”“Non pensiamoci più, il tesoro dei templari è al sicuro li sotto”“che c’entrano i templari ora?”“ma dicevo così per dire, mica penserai davvero che le buonuscite milionarie per i licenziati siano state pagate con l’oro degli ebrei”“non penso nulla”“scusa, non volevo renderti nervoso”E la sua mano scivolò sulla spalla di Morosi, in maniera amichevole, anche se quel soffermarsi un attimo di più spinse l’uomo a voltarsi, avvicinando il suo volto a quello della collega“Milena…”“dai, non fare così…”Disse lei con voce leggera, allontanandolo leggermente premendo il palmo della mano sul suo torace, trasmettendo una vampata di calore che discese fino al punto vulnerabile dell’uomo“scusa, non…lo sai che mi fai morire”“anche tu non mi sei indifferente, ma siamo colleghi, in questo posto, se fossimo indipendenti, con un nostro istituto, potremmo anche sognare, sperare, ipotizzare…”La frase lasciata in sospeso stimolò i pensieri dell’altro“ma come potremmo mai…è vero che non possiamo lamentarci del nostro trattamento economico”Lei prese il braccio di lui, allontanandolo“appunto, non potremmo mai, non abbiamo il tesoro nascosto”Disse, ridendo, scrutando però l’espressione di Morosi, improvvisamente rabbuiatosiNel mese successivo Milena notò sempre più spesso una frequentazione dell’ufficio di Trumpi da parte di Morosi, ma non seppe come interpretarla, temeva che potesse essere collegata a ciò che lei aveva detto, e che lui riferisse eventuali sospetti. Decise che doveva affrontare la situazione, quindi attese il turno di notte, per cercare di far parlare il collega, anche perché i suoi committenti fremevano, e lei non aveva risposte da dare“sai Marcello, questo lavoro è davvero affascinante, i risultati dei test sono sbalorditivi”“vero? lo pensiamo tutti, Trumpi ha usato farmaci all’avanguardia, tra un anno il brevetto potrà essere richiesto”“mi sento davvero onorata di far parte dello staff, e questo luogo poi, mette pace, serenità”“nonostante i fantasmi?”“mah, nonostante il tuo avviso, non lo ho ancora né visti né sentiti”“forse sono negli scantinati”“ah, sorvegliano il tesoro”Una risata, per prendere tempo e vedere la reazione dell’altro“già, il tesoro”“che hai? Ti sei incupito?”“no no, che incupito, è solo che…”“solo che?”“solo che ho provato ad accennare a Trumpi il problema relativo al mio pass, che non mi fa accedere alle cantine, e lui si è mostrato risentito che io abbia provato a scendere”“ma forse ha ragione, se è un luogo a cui tiene, d’altronde la palazzina era della sua famiglia”“si, ma l’ho visto, percepito anzi, innervosito, come se nascondesse qualcosa”Lei gli strinse le mani tra le sue“dai, non pensarci, sarà stato solamente sorpreso”“del fatto che volessi scendere in cantina? Ha ragione infatti, perché con la sua mi ha incuriosito davvero”“non dire così, non fare sciocchezze”“non ti preoccupare, non farò nulla di avventato”Lei lo abbracciò da dietro, sfiorando i suoi capelli con la sua voce“quando fai Indiana Jones sei molto affascinante”Lui si voltò di scatto e le loro labbra si toccarono, un istante, poi Milena si tirò indietro“Non così affascinante mio caro seduttore, forza, al lavoro”lui la osservò per un attimo, tenendo sospesa una frase, incerto se parlare o meno, cosa che non sfuggì a Milena“non ti sarai offeso”“no, figurati, è che…mi chiedevo, non pensi davvero che li sotto ci sia il tesoro degli ebrei nascosti da Trumpi padre, vero?”“ma no certo, scherzavo, secondo me è solo un luogo a cui tiene particolarmente, ma non penso ci sia nulla di misterioso”“e invece, io credo che qualcosa ci sia”“e cosa?”Lui prese una cartellina rigida, al cui interna erano contenuti le risultanze delle sperimentazioni effettuate“guarda, osserva attentamente questi dati….cosa manca?”“non saprei, penso nulla, ormai li conosciamo bene, li abbiamo analizzati diverse volte”“si, ed ogni volta diamo per scontato un elemento, che invece manca”Milena sapeva bene di cosa stava parlando il suo collega, se ne era accorta subito, ma non poteva mostrare troppo interesse“non capisco”“certo, è ovvio che tu non capisca, perché come me guardi senza leggere, ma guarda questa sostanza, lo O.U.T.”“si, e allora? Non è quella per cui siete in attesa del brevetto?”“non esattamente, cioè, è quella, ma in realtà nessuno di noi ne conosce la composizione”“cioè? Non l’avete sviluppata qui?”lui si tolse gli occhiali, iniziando a lucidarli con un panno preso dalla tasca dei pantaloni, osservando Milena“non lo so dove è stata sviluppata”“quindi sei entrato nello staff successivamente al suo impiego iniziale?”“no, io sono qui dall’inizio, da quando Trumpi ha iniziato la sperimentazione”la donna si sedette su una sedia ergonomica, sventolandosi con dei fogli“mi stai facendo venire il mal di testa, lasciamo perdere”Morosi si inginocchiò davanti a lei, posando il braccio sulle sue ginocchia, lasciate scoperte dalla gonna leggermente salita“non è complicato…ti sto dicendo che Trumpi non ha rivelato a nessuno cosa sia questa sostanza…e che….”lasciò in sospeso la frase, mentre le sue dita sfioravano leggere la pelle delle gambe di Milena, che sembrava non accorgersi del movimento“…e che?”“…e che secondo me nelle cantine c’è un laboratorio”lei scoppiò a ridere, alzandosi e sottraendosi al tocco del collega“ma dai, Trumpi come il dottor Jeckyl? Nel laboratorio in cantina, di notte, assieme ai fantasmi….”“dai, non scherzare, ho cercato nell’ufficio di Trumpi, ho frugato ovunque nei giorni passati, e non c’è alcun riferimento alll’O.U.T.”finalmente era arrivato dove lei lo voleva portare fin dall’inizio. Anche secondo Milena la formula dell’O.U.T. , qualsiasi cosa fosse, era nascosta nelle cantine, ma non poteva essere lei a dirlo a Morosi, doveva arrivarci da solo“allora mistero risolto, ecco perchè sono interdetti a chiunque”“eh si, ma il modo di arrivarci c’蔓e come?”“basta abilitare la scheda di qualcun altro”“e come intendi fare? Non credo ci sia una applicazione scaricabile”stavolta fu lui a ridere“a volte sei davvero ingenua, è chiaro che il software, o il programma, o quel che è, deve essere nell’ufficio di Trumpi”la donna si poggiò con le braccia ad una scrivania, apparentemente leggendo alcuni fogli, ma in realtà assicurandosi che le sue forme fossero messe in evidenza dalla posizione. In pochi minuti la presenza dell’uomo, dietro di lei, le confermò che era riuscita nell’intento. Quando senti le mani dell’uomo sui suoi fianchi non si mosse, ma emise un leggero sospiro, e quando lui le bacio il collo, premendo il suo bacino contro il suo corpo, fece finta di perdere l’equilibrio, scivolando sulla scrivania.Si voltò, trovando le labbra dell’uomo vicino alle sue“no…per favore…aspettiamo…non qui”“dove…dimmi dove…ovunque tu voglia”“aspettiamo…non voglio che Trumpi ci possa scoprire e si ingelosisca”“ingelosisca…allora tu e lui”“no, assolutamente, ma a volte, da come mi guarda, da come mi chiama, ho il sospetto si aspetti altro”“già, e bravo Trumpi. Il serio professore che dall’alto della sua posizione si comporta da dominus sul personale dipendente”“è solo un sospetto, ma non voglio che possa risentirsi in qualche modo del nostro rapporto o….”“o?”“…oppure ostacolarlo”“hai ragione…”rispose lui con un sospiro“…ma voglio fare comunque in modo che non possa in alcun modo ostacolarci o tenerci in pugno”“e cosa vuoi fare?”“scoprirò cosa è l’O.U.T., e farò in modo di giocare ad armi pari””“non fare sciocchezze, lascia stare, tra poco sarà brevettato e potremo uscire allo scoperto”“credi davvero che lo brevetterà? Pensaci bene, un farmaco in grado di guarire dalla tetraplegia, l’unico al mondo, non esiste cifra che possa ripagare questo brevetto, è come se avesse scoperto la cura per il cancro, anzi, di più, pensa a quanti sportivi, personaggi celebri sono rimasti invalidi per colpa di un incidente”“ma sarebbe crudele, ingiusto”“appunto, ingiusto non renderci partecipi”lei lo baciò improvvisamente“consideralo un anticipo sui nostri sogni”ed uscì dalla stanza in cui si trovavano, senza voltarsi.Milena non vide Morosi per circa tre giorni, fatto alquanto strano, poiché si incontravano spesso durante il giorno. Non poteva chiamarlo, non voleva destare sospetti in caso si controllo dei telefoni aziendali, e sul suo telefono personale non aveva il numero. Avrebbe potuto scrivergli una mail per posta elettronica, ma preferì attendere, cercando di indagare in modo discreto. Se lo trovò davanti all’improvviso, mentre si recava nell’ufficio di Trumpi, che la aveva fatta chiamare“Marcello, eccoti, che fine avevi fatto?”il collega la guardò per un istante, e nei suoi occhi lei si accorse di qualcosa di strano, come fossero lucidi“che ti succede Marcello? Stai bene?”“si…io, ti devo parlare, dopo, quando uscirò dalla sua stanza”“devi parlare con lui? È per questo che mi ha fatto chiamare?”“no..no…non sa che sono qui”e la scansò di lato, per aprire la porta che introduceva nell’ufficio di Trumpi. Milena restò all’esterno, sedendosi su una sedia del corridoioDopo circa 30 minuti, Milena vide Morosi uscire dall’ufficio. Era in piedi, fissandola freddamente. Lei si alzò di scatto e lo raggiunse, pendendogli una mano“eccoti…allora? Cosa è successo?”lui non parlava, anche se cercava di farlo muovendo la bocca, ma sembrava facesse uno sforzo“che ti succede? Mi fai preoccupare”“i…io….s…sno…scso”“sei sceso? Non capisco…sceso dove…nelle cantine?”“ssi…si…”“ma tu stai male, vieni, siediti”“nno…no, ti…tieni…”e dalla sua mano fece scivolare la sua scheda magnetica per l’accesso nei reparti dentro la tasca del camice di Milena“ma cosa fai…perch蔓dvo…andare….ti ch…ch…chiamo…”“ma dove vai, da solo”“mmeglio….non ti preoccu….pre”la allontanò da sé con una spinta e si diresse, a passo incerto, verso l’uscita del centro. Milena non sapeva come comportarsi, cosa fare. Era ovvio che al suo collega era successo qualcosa, ma cosa? Era successo negli scantinati?Riprese il suo posto sulla sedia, cercando di capire, di riflettere, quando sentì delle grida provenire dai corridoi esterni.Si precipitò in direzione delle voci, e vide Morosi che cercava di sfondare a spallate la porta metallica delle cantine, ignorando le guardie di sicurezza che provavano a fermarlo.Gli si avvicinò provando a calmarlo“Marcello…dottor Morosi….si calmi”lui la guardò intensamente, poi le sue mani si intrufolarono nelle tasche del camice cella donna, alla ricerca della tessera magnetica, che lei però aveva già tolto e messo al sicuro“ma che fa dottore, si fermi…mi lasci”lei cadde all’indietro, ma prima che Morosi potesse gettarglisi sopra, una guardia lo colpì alla nuca con la pistola.Due occhi iniettati di sangue si volsero verso l’addetto alla sicurezza, e poi con uno scatto rabbioso le mani di Morosi si mossero, cercando il collo dell’uomo.Uno sparo, e colui che una volta era uno stimato professore del centro Hyperion cadde a terra.Un fiore rosso si aprì sul suo fianco, mentre Trumpi, in piedi e con la pistola in mano, osservava silenziosamente la scena. Poi si diresse verso Milena, aiutandola ad alzarsi“tutto bene dottoressa?”“si, si sto bene…ma lui…cosa gli ha preso”“lo ignoro, ma l’autopsia ci aiuterà a capire”“oddio che tragedia…era così buono, gentile”“si, ne convengo, ma cosa cercava nelle sue tasche?”un attimo di silenzio, necessario per elaborare una risposta“non ne sono sicura, ma mi sussurrava all’orecchio che voleva il suo telefono indietro”“il suo telefono? Lo ha lei?”“no assolutamente, ho il mio, come tutti”“che stranezza….spero di venirne a capo”“si, lo spero anche io professor Trumpi”“la prego, si riposi, parleremo piu’ tardi”mentre la donna si allontanava sentì che qualcuno stava chiamando la polizia, mentre Trumpi si chinava sul corpo di Morosi, che improvvisamente si sollevò tra lo stupore delle persone, e poi si scagliò contro la porta blindata degli scantinati, con la testa, cercando di sfondarla. Seguì un’esplosione di sangue e materia cerebrale, e grida di orrore, gente che scappava. Solo Trumpi restava in piedi, immobile, senza mostrare alcuna emozione.Il giorno seguente Milena si rigirava tra le mani la tessera magnetica, incerta sul da farsi. Cosa aveva scoperto Morosi? E cosa voleva dirle? Se era sceso li sotto e si era infettato, era rischioso anche per lei. Eppure il suo compito era chiaro. Doveva avvisare i suoi committenti e chiedere ausilio, non voleva andare da sola in un luogo potenzialmente pericoloso.Uscita dall’istituto si recò verso piazza Euclide, ed entrò nella grande Basilica del Cuore Immacolato di Maria, perdendosi nelle ombre della prima cappella a destra. Si inginocchiò ad un lato del confessionale“padre”“lasciamo stare queste idiozie, cosa e’ successo?”la donna raccontò gli avvenimenti del giorno prima, senza tralasciare alcun particolare“sei sicura che Trumpi non sospetti nulla?”“certo, e perche’ dovrebbe sospettare? Non ho mai mostrato interesse diretto alle cantine”“e come hai intenzione di agire?”“mi servono almeno due uomini, con tute NBC”“tute NBC? A cosa ti servono?”“se Morosi e’ stato infettato da qualcosa, non voglio correre rischi. Inoltre Trumpi ha chiesto di poter far eseguire l’autopsia dal suo staff, perche’ teme possa essere stato veicolato qualcosa. Se il timore lo ha lui, si figuri io”“bene, dopodomani notte. Abbiamo gia’ un nostro collaboratore pronto che farà entrare i due uomini dal cancello sul retro dell’istituto. Viincontrerete nei locali cucina”“bene. A presto”si alzò dalla scomoda posizione, e percorsi pochi passi si ritrovò di nuovo all’esterno. La piazza era illuminata dal sole, ma nonostante ciò lei sentì dei brividi di freddo, mentre tornava verso l’istituto.La sera dell’appuntamento Milena era nei locali cucina deserti, la tessera magnetica tra le mani, in attesa delle persone inviatele dai committenti. Quando la porta che dava all’esterno si aprì, fecero il loro ingresso due uomini. Entrambi con i capelli rasati, alti oltre un metro e ottanta, ben piazzati ed atletici. Vestiti interamente di nero, le uniche parti scoperte del corpo erano i volti, ed ognuno di loro aveva un borsone a tracolla.“dottoressa”“salve, avete tutto?”“certo, ecco, tenga”indossarono velocemente le tute NBC e si diressero verso le cantine. Una volta giunti davanti alla porta blindata Milena posizionò la tessera davanti allo scanner, e con un scatto metallico la serratura si aprì.Nessuno dei tre parlava, mentre scendevano le scale di metallo che portavano al piano inferiore.Le pareti erano rivestite di pannelli in plastica morbida, così come i corrimano delle scale.Terminate le scale si trovarono davanti un lungo corridoio, su cui si affacciavano delle porte metalliche, come fossero celle. I visori agli infrarossi rendevano perfettamente la scena, come fosse stato giorno. In fondo al corridoio si vedeva una porta a vetri, ed all’interno un laboratorio, illuminato. Era difficile respirare dentro le tute NBC, ma il rischio era troppo grande, troppo alto.Entrarono nel laboratorio, dove c’erano i consueti macchinari da analisi, contenitori stagni, refrigeratori, e poi una serie di schermi, che mostravano l’interno delle celle. Inoltre alcune teche di vetro con all’interno della terra. Ad una osservazione più attenta si resero conto che si trattava di terrari, 5 per la precisione, ed in tre di questi si vedevano delle formiche muoversi operose, mentre nelle restanti 2 l’attività sembrava sospesa, con gli insetti immobili, paralizzati.“ma che diav…?”Milena si avvicinò agli schermi, e vide che in una cella c’era un fagotto a terra, sembrava un cane di cera, ed in un’altra un manichino di un uomo, ricoperto anch’esso di cera fusa. E poi ancora una strana forma, forse di un gatto, ed un altro manichino a forma di uomo nelle ultime due celle. Ma chi poteva aver realizzato quelle strane sculture? E perche’ la cera era fusa?“dottoressa, che ne pensa?”chiese uno dei due uomini“non…non penso nulla”“che facciamo? Dove troviamo l’O.U.T.?”“cerchiamo nei cont….”una serie di scatti metallici fece sussultare il terzetto, e poi, dal corridoio, una serie di rumori“vai a controllare”disse Milena all’uomo alla sua destra“si, dottoressa….oh cazzo”dalla porta stavano entrando le figure che prima erano nelle celle, ma non erano manichini o statue“ma sono..vivi? Dottoressa, che facciamo?”“cerchiamo di uscire da qui senza farci toccare, non so cosa sia successo, ma non voglio rischiare”le figure si muovevano lentamente, così i tre riuscirono ad eluderli senza problemi, raggiungendo velocemente le scale, ma una volta saliti, la porta blindata non si aprì“dottoressa, si sbrighi”“non si apre, non si apre”“lasci fare a me”la tessera veniva posizionata sullo scanner, ma nulla, la porta era bloccata, e dietro di loro le due figure maschili li avevano gia’ raggiunti“dottoressa, dobbiamo sparare?”“provate ad allontanarli spingendoli”Nonostante le forti spinte date dai due, le figure continuavano ad avanzare, come se non sentissero i colpi ricevuti”“dottoressa, opzione proiettili”“si…temo sia l’unica opzione”gli uomini presero le pistole, misero i silenziatori e spararono alle figure, ma le pallottole non sortirono effetto, e vennero presto raggiunti, anche se le tute NBC li proteggevano dal contatto“non muoiono cazzo non muoiono”uno dei due collaboratori gridò dal dolore, quando ciò che sembrava un cane lo morse al polpaccio“bastardo….schifoso”due colpi sparati in rapida successione, ma l’animale non lasciava la presa“spara! sparagli alla testa!”anche il secondo collaboratore provo’ una fitta di dolore, alla spalle, quando una delle due strane figure gli ficcò i denti nella carne, attraverso la tuta“cristo, ma che sono! Che cazzo sono queste creature”i visori notturni rendevano verde anche il sangue, mentre Milena era piegata, in ginocchio, riparandosi come meglio poteva. Vide che le scale erano libere, e con uno scatto si precipitò giù, verso il corridoio, fino a raggiungere il laboratorio, inseguita dalle urla e dagli spari.Una volta entrata cercò il pulsante che sigillava la porta, e poi si accasciò per terra, piangendo.Il silenzio calò improvviso, niente piu’ urla, niente spari.Milena si alzò con cautela, e provò a sbirciare oltre la porta a vetri. Ciò che vide la atterrì e sobbalzò all’indietro, cadendo a terra.Oltre il vetro c’erano le figure che erano nelle celle, e dietro di loro i due uomini, immobili, come fossero morti. Eppure tutti guardavano verso di lei, compresi i due animali.Le venne da dar di stomaco, aprì la tuta e vomitò, piangendo, terrorizzata dalla situazione.“dottoressa Corsi, che succede? Dovrebbe essere felice, ha trovato cio’ che cercava”la donna alzò la testa, pulendosi con le mani“chi 蔓non riconosce la mia voce?”“professore? Professer Trumpi? La prego mi faccia uscire”“impossibile dottoressa, ormai si è aperta la tuta”“ma…ma non sono stata toccata da…da…cosa sono quelle cose?”“sono uomini, o meglio, erano uomini, un cane, ed un gatto”“ma..”“lei era curiosa di sapere cosa fosse l’U.O.T., giusto?”“no, io…era Morosi che voleva…”“Morosi, che ingenuo, ha rischiato senza neanche sapere a cosa andava incontro”“ma ha rischiato cosa? Cosaaa? Cosa gli e’ accaduto!!?”“O.U.T., questa sigla non le dice nulla, ma se le dicessi Ophiocordyceps unilateralis ?”“Ophiocordyceps unilateralis …è…un fungo…un fungo che attacca le formiche”“ottimo, sapevo che non mi avrebbe deluso: il fungo delle formiche zombie”“si, si ricordo, ma che c’entra?”“mio padre fu uno dei primi a studiare la possibilità di sfruttare le caratteristiche del fungo, ma purtroppo la malattia non gli ha consentito di continuare le sue ricerche”“ma quali caratteristiche? Di cosa parla?”“vede, quel fungo controlla i muscoli degli animali senza toccare il cervello”“si, ricordo, ecco perche’ formiche zombie”“esatto, e le spinge a cercare luoghi adatti per riprodursi, liberando le spore. Ebbene, mio padre studiò un derivato del fungo, che inoculato nelle persone affette da tetraplegia le faceva muovere, bypassando, per così dire, i controlli del cervello”“è…è geniale”“vero? Purtroppo il fungo, modificato, ha bisogno di ospiti umani per riprodursi. Colture viventi, per così dire, e quindi sono stato costretto a sacrificare due pazienti dell’istituto e, come vede, quei due sfortunati animali”“è mostruoso, orribile, lei è un pazzo”“lei crede? Eppure l’O.U.T., a proposito, la T sta per Trumpi, rivoluzionerà il campo medico, ovviamente senza brevetto”“allora..Morosi aveva ragione”“già, e quell’idiota aveva pure provato a ricattarmi, ma ormai era condannato”“e…come sapeva di me”“non ho trovato la scheda magnetica addosso a lui, ed avevo notato che le si era avvicinato nei suoi ultimi istanti”“mi lasci uscire, la posso aiutare”“mia cara dottoressa, non mi ha ascoltato? Il fungo diffonde le spore nell’aria, ormai lei è condannata”“la prego, ci deve essere una cura”“ahimè no, al momento attuale no, ma certo, lei resterà cosciente, quindi magari il suo cervello potrà elaborare qualcosa durante i periodi di stasi”“lei è un pazzo, pazzo”“lei è stata una pazza, avrebbe condiviso con me la gloria ed il successo, ed invece ora il suo futuro è definito da una spora”“la prego…la prego….anche Morosi era stato infettato ma si è aggirato per l’istituto, anche lui era condannato, perché di lui non ha avuto paura?”“Morosi non era stato infettato dalle spore come lei, bensì da un derivato dell’O.U.T. che gli ho inoculato io”“ma era sceso anche lui qui sotto senza tuta”“mia cara, bella Milena, non penserà che io lavori li sotto indossando una tuta NBC vero? Morosi si era fermato al laboratorio, senza aprire le celle, ed è da li che partono le spore, e quando anche lei sarà definitivamente…come dire…contagiata, gli aspiratori ed i depuratori renderanno l’aria nuovamente respirabile”Milena iniziò a piangere, mentre le luci del laboratorio si accendevano, e la porta a vetri si apriva, comandata a distanza da Trumpi.Le figure oltre la porta la osservarono, e poi tornarono alle proprie celle, lasciandola seduta a terra“ma..perch蔓perchè ormai anche lei è infetta, non riveste alcun interesse per loro….a proposito, la sua cella è l’ultima in fondo, prima delle scale. Buon sonno dottoressa Corsi”. Milena si voltò, ridestandosi dai suoi pensieri, e vide Marcello Morosi, un valido membro della cerchia di Trumpi, che le si avvicinò con in mano una tessera magnetica per i distributori automatici all’interno del centro “magari, grazie, non si può dire che la notte sia movimentata” Milena sapeva benissimo che la domanda era retorica, in quanto Morosi probabilmente era stato inserito nel turno di notte proprio per sorvegliarla, e forse anche approcciarla. D’altronde l’arrivo di quella bella donna aveva risvegliato gli interessi di molti uomini dell’istituto “si, prima notte qui, ma dove stavo prima ne facevo molti di turni notturni, solo che..beh, come dire, c’era più attività” “di notte? attività in un centro studi?” Domanda tranello, e lei lo sapeva “in realtà l’attività era data dallo studio degli esperimenti diurni. Di notte verificavamo i dati, comparavamo le risultanze” “ah, io chissà che avevo capito” La mossa dell’uomo era stata astuta, in un colpo solo aveva carpito informazioni e lanciato un amo “Dottor Morosi, mi meraviglio di lei, siamo seri ricercatori, non studenti in preda a turbe emotive o tempeste ormonali” Il tono di rimprovero colse di sorpresa l’uomo, che tentò di giustificarsi “Ma no, non intendevo…però la notte…forse hai ragione, ricordi di studente” “già, ma non siamo più studenti” “vero, e dimmi, posso darti del tu vero? dicevo, a casa il tuo lavoro notturno viene compreso? La mia ex moglie non faceva che lamentarsi delle mie assenze” Altra trappola, sulla scheda personale Milena aveva dichiarato di vivere da sola e di essere single “a casa non si lamenta nessuno, forse i fantasmi, visto che vivo da sola in un appartamento a Prati” “ah, non sapevo…i fantasmi, curioso tu li abbia nominati” “beh, qui si mormora di strani suoni, strane ombre” Le leggende sui fantasmi non avevano mai interessato la donna, che le reputava sciocchezze dette per far colpo su menti ingenue o su frustrati del reale “ah, allora spero che questi fantasmi non siano anche guardoni, non vorrei trovarmeli davanti mentre mi cambio” Quella frase innocente in realtà doveva stimolare la fantasia di Morosi, che abboccò in pieno “se ti serve una guardia del corpo contro i fantasmi chiamami” “così invece dei fantasmi guardoni avrò davanti un serio professore non interessato al mio corpo ma solamente alla mia salvaguardia, vero?” E concluse con una risata sottile, che fece sussultare Morosi, andando a colpire la sua eccitazione. Tempo tre mesi e Milena Corsi era diventata il sogno proibito di ogni uomo eterosessuale del centro, ed il suo rapporto confidenziale con Trumpi aveva scatenato illazioni, chiacchiere, dicerie.In realtà i due si limitavano ad una frequentazione professionale, e lei era sempre ben attenta a non andare sopra le righe, anche se, a volte, con assoluta nonchalance, si accorgeva di una calza smagliata, o si ravviva i capelli, sempre davanti a lui, ma senza provocarlo direttamente. Sapeva come comportarsi, come far si che un uomo perdesse la testa per lei, sapeva come provocare in modo assolutamente naturale. Ovviamente faceva in modo di tenere sulle spine anche Morosi, preferiva avere più frecce al proprio arco, ed usando la scusa dei fantasmi, gli aveva chiesto di fare i turni notturni insieme, per sentirsi più protetta senza apparire sciocca davanti agli altri. Nel corso di quelle notti, passate a guardare schemi ed elaborati, avevano iniziato a girare per l’istituto, approfittando del passi di Morosi, che era abilitato ad andare ovunque. Una sera, trovandosi davanti alla porta dei sotterranei, aveva espresso curiosità, ed avevano provato ad accedervi, ma, con sorpresa di Morosi, l’accesso era interdetto anche a lui“curioso, credevo di poter andare ovunque”“forse Trumpi non vuole si vada ad invadere un luogo carico di significati per lui”Una affermazione che, volutamente, voleva sembrare comprensiva per i sentimenti del loro superiore, ma che in realtà doveva servire a solleticare la curiosità dell’uomo“si, può darsi, su questo argomento Trumpi è sempre stato piuttosto schivo”“beh, se dicono che li sotto il padre nascondeva gli ebrei dai nazisti, forse ci saranno reliquie…hai visto mai che li sotto si cela l’Arca dell’Alleanza, come in quel film…come era?”“i predatori dell’Arca perduta? Si, come no, ed il tesoro di Salomone”Una risata di Milena sciolse la leggera tensione“però sai, si dice che gli ebrei avessero molto oro, che ne sai, magari Trumpi ha ristrutturato l’istituto con quei soldi”“dai Milena, che dici…certo però che è strano, davvero strano”“Non pensiamoci più, il tesoro dei templari è al sicuro li sotto”“che c’entrano i templari ora?”“ma dicevo così per dire, mica penserai davvero che le buonuscite milionarie per i licenziati siano state pagate con l’oro degli ebrei”“non penso nulla”“scusa, non volevo renderti nervoso”E la sua mano scivolò sulla spalla di Morosi, in maniera amichevole, anche se quel soffermarsi un attimo di più spinse l’uomo a voltarsi, avvicinando il suo volto a quello della collega“Milena…”“dai, non fare così…”Disse lei con voce leggera, allontanandolo leggermente premendo il palmo della mano sul suo torace, trasmettendo una vampata di calore che discese fino al punto vulnerabile dell’uomo“scusa, non…lo sai che mi fai morire”“anche tu non mi sei indifferente, ma siamo colleghi, in questo posto, se fossimo indipendenti, con un nostro istituto, potremmo anche sognare, sperare, ipotizzare…”La frase lasciata in sospeso stimolò i pensieri dell’altro“ma come potremmo mai…è vero che non possiamo lamentarci del nostro trattamento economico”Lei prese il braccio di lui, allontanandolo“appunto, non potremmo mai, non abbiamo il tesoro nascosto”Disse, ridendo, scrutando però l’espressione di Morosi, improvvisamente rabbuiatosiNel mese successivo Milena notò sempre più spesso una frequentazione dell’ufficio di Trumpi da parte di Morosi, ma non seppe come interpretarla, temeva che potesse essere collegata a ciò che lei aveva detto, e che lui riferisse eventuali sospetti. Decise che doveva affrontare la situazione, quindi attese il turno di notte, per cercare di far parlare il collega, anche perché i suoi committenti fremevano, e lei non aveva risposte da dare“sai Marcello, questo lavoro è davvero affascinante, i risultati dei test sono sbalorditivi”“vero? lo pensiamo tutti, Trumpi ha usato farmaci all’avanguardia, tra un anno il brevetto potrà essere richiesto”“mi sento davvero onorata di far parte dello staff, e questo luogo poi, mette pace, serenità”“nonostante i fantasmi?”“mah, nonostante il tuo avviso, non lo ho ancora né visti né sentiti”“forse sono negli scantinati”“ah, sorvegliano il tesoro”Una risata, per prendere tempo e vedere la reazione dell’altro“già, il tesoro”“che hai? Ti sei incupito?”“no no, che incupito, è solo che…”“solo che?”“solo che ho provato ad accennare a Trumpi il problema relativo al mio pass, che non mi fa accedere alle cantine, e lui si è mostrato risentito che io abbia provato a scendere”“ma forse ha ragione, se è un luogo a cui tiene, d’altronde la palazzina era della sua famiglia”“si, ma l’ho visto, percepito anzi, innervosito, come se nascondesse qualcosa”Lei gli strinse le mani tra le sue“dai, non pensarci, sarà stato solamente sorpreso”“del fatto che volessi scendere in cantina? Ha ragione infatti, perché con la sua mi ha incuriosito davvero”“non dire così, non fare sciocchezze”“non ti preoccupare, non farò nulla di avventato”Lei lo abbracciò da dietro, sfiorando i suoi capelli con la sua voce“quando fai Indiana Jones sei molto affascinante”Lui si voltò di scatto e le loro labbra si toccarono, un istante, poi Milena si tirò indietro“Non così affascinante mio caro seduttore, forza, al lavoro”lui la osservò per un attimo, tenendo sospesa una frase, incerto se parlare o meno, cosa che non sfuggì a Milena“non ti sarai offeso”“no, figurati, è che…mi chiedevo, non pensi davvero che li sotto ci sia il tesoro degli ebrei nascosti da Trumpi padre, vero?”“ma no certo, scherzavo, secondo me è solo un luogo a cui tiene particolarmente, ma non penso ci sia nulla di misterioso”“e invece, io credo che qualcosa ci sia”“e cosa?”Lui prese una cartellina rigida, al cui interna erano contenuti le risultanze delle sperimentazioni effettuate“guarda, osserva attentamente questi dati….cosa manca?”“non saprei, penso nulla, ormai li conosciamo bene, li abbiamo analizzati diverse volte”“si, ed ogni volta diamo per scontato un elemento, che invece manca”Milena sapeva bene di cosa stava parlando il suo collega, se ne era accorta subito, ma non poteva mostrare troppo interesse“non capisco”“certo, è ovvio che tu non capisca, perché come me guardi senza leggere, ma guarda questa sostanza, lo O.U.T.”“si, e allora? Non è quella per cui siete in attesa del brevetto?”“non esattamente, cioè, è quella, ma in realtà nessuno di noi ne conosce la composizione”“cioè? Non l’avete sviluppata qui?”lui si tolse gli occhiali, iniziando a lucidarli con un panno preso dalla tasca dei pantaloni, osservando Milena“non lo so dove è stata sviluppata”“quindi sei entrato nello staff successivamente al suo impiego iniziale?”“no, io sono qui dall’inizio, da quando Trumpi ha iniziato la sperimentazione”la donna si sedette su una sedia ergonomica, sventolandosi con dei fogli“mi stai facendo venire il mal di testa, lasciamo perdere”Morosi si inginocchiò davanti a lei, posando il braccio sulle sue ginocchia, lasciate scoperte dalla gonna leggermente salita“non è complicato…ti sto dicendo che Trumpi non ha rivelato a nessuno cosa sia questa sostanza…e che….”lasciò in sospeso la frase, mentre le sue dita sfioravano leggere la pelle delle gambe di Milena, che sembrava non accorgersi del movimento“…e che?”“…e che secondo me nelle cantine c’è un laboratorio”lei scoppiò a ridere, alzandosi e sottraendosi al tocco del collega“ma dai, Trumpi come il dottor Jeckyl? Nel laboratorio in cantina, di notte, assieme ai fantasmi….”“dai, non scherzare, ho cercato nell’ufficio di Trumpi, ho frugato ovunque nei giorni passati, e non c’è alcun riferimento alll’O.U.T.”finalmente era arrivato dove lei lo voleva portare fin dall’inizio. Anche secondo Milena la formula dell’O.U.T. , qualsiasi cosa fosse, era nascosta nelle cantine, ma non poteva essere lei a dirlo a Morosi, doveva arrivarci da solo“allora mistero risolto, ecco perchè sono interdetti a chiunque”“eh si, ma il modo di arrivarci c’蔓e come?”“basta abilitare la scheda di qualcun altro”“e come intendi fare? Non credo ci sia una applicazione scaricabile”stavolta fu lui a ridere“a volte sei davvero ingenua, è chiaro che il software, o il programma, o quel che è, deve essere nell’ufficio di Trumpi”la donna si poggiò con le braccia ad una scrivania, apparentemente leggendo alcuni fogli, ma in realtà assicurandosi che le sue forme fossero messe in evidenza dalla posizione. In pochi minuti la presenza dell’uomo, dietro di lei, le confermò che era riuscita nell’intento. Quando senti le mani dell’uomo sui suoi fianchi non si mosse, ma emise un leggero sospiro, e quando lui le bacio il collo, premendo il suo bacino contro il suo corpo, fece finta di perdere l’equilibrio, scivolando sulla scrivania.Si voltò, trovando le labbra dell’uomo vicino alle sue“no…per favore…aspettiamo…non qui”“dove…dimmi dove…ovunque tu voglia”“aspettiamo…non voglio che Trumpi ci possa scoprire e si ingelosisca”“ingelosisca…allora tu e lui”“no, assolutamente, ma a volte, da come mi guarda, da come mi chiama, ho il sospetto si aspetti altro”“già, e bravo Trumpi. Il serio professore che dall’alto della sua posizione si comporta da dominus sul personale dipendente”“è solo un sospetto, ma non voglio che possa risentirsi in qualche modo del nostro rapporto o….”“o?”“…oppure ostacolarlo”“hai ragione…”rispose lui con un sospiro“…ma voglio fare comunque in modo che non possa in alcun modo ostacolarci o tenerci in pugno”“e cosa vuoi fare?”“scoprirò cosa è l’O.U.T., e farò in modo di giocare ad armi pari””“non fare sciocchezze, lascia stare, tra poco sarà brevettato e potremo uscire allo scoperto”“credi davvero che lo brevetterà? Pensaci bene, un farmaco in grado di guarire dalla tetraplegia, l’unico al mondo, non esiste cifra che possa ripagare questo brevetto, è come se avesse scoperto la cura per il cancro, anzi, di più, pensa a quanti sportivi, personaggi celebri sono rimasti invalidi per colpa di un incidente”“ma sarebbe crudele, ingiusto”“appunto, ingiusto non renderci partecipi”lei lo baciò improvvisamente“consideralo un anticipo sui nostri sogni”ed uscì dalla stanza in cui si trovavano, senza voltarsi.Milena non vide Morosi per circa tre giorni, fatto alquanto strano, poiché si incontravano spesso durante il giorno. Non poteva chiamarlo, non voleva destare sospetti in caso si controllo dei telefoni aziendali, e sul suo telefono personale non aveva il numero. Avrebbe potuto scrivergli una mail per posta elettronica, ma preferì attendere, cercando di indagare in modo discreto. Se lo trovò davanti all’improvviso, mentre si recava nell’ufficio di Trumpi, che la aveva fatta chiamare“Marcello, eccoti, che fine avevi fatto?”il collega la guardò per un istante, e nei suoi occhi lei si accorse di qualcosa di strano, come fossero lucidi“che ti succede Marcello? Stai bene?”“si…io, ti devo parlare, dopo, quando uscirò dalla sua stanza”“devi parlare con lui? È per questo che mi ha fatto chiamare?”“no..no…non sa che sono qui”e la scansò di lato, per aprire la porta che introduceva nell’ufficio di Trumpi. Milena restò all’esterno, sedendosi su una sedia del corridoioDopo circa 30 minuti, Milena vide Morosi uscire dall’ufficio. Era in piedi, fissandola freddamente. Lei si alzò di scatto e lo raggiunse, pendendogli una mano“eccoti…allora? Cosa è successo?”lui non parlava, anche se cercava di farlo muovendo la bocca, ma sembrava facesse uno sforzo“che ti succede? Mi fai preoccupare”“i…io….s…sno…scso”“sei sceso? Non capisco…sceso dove…nelle cantine?”“ssi…si…”“ma tu stai male, vieni, siediti”“nno…no, ti…tieni…”e dalla sua mano fece scivolare la sua scheda magnetica per l’accesso nei reparti dentro la tasca del camice di Milena“ma cosa fai…perch蔓dvo…andare….ti ch…ch…chiamo…”“ma dove vai, da solo”“mmeglio….non ti preoccu….pre”la allontanò da sé con una spinta e si diresse, a passo incerto, verso l’uscita del centro. Milena non sapeva come comportarsi, cosa fare. Era ovvio che al suo collega era successo qualcosa, ma cosa? Era successo negli scantinati?Riprese il suo posto sulla sedia, cercando di capire, di riflettere, quando sentì delle grida provenire dai corridoi esterni.Si precipitò in direzione delle voci, e vide Morosi che cercava di sfondare a spallate la porta metallica delle cantine, ignorando le guardie di sicurezza che provavano a fermarlo.Gli si avvicinò provando a calmarlo“Marcello…dottor Morosi….si calmi”lui la guardò intensamente, poi le sue mani si intrufolarono nelle tasche del camice cella donna, alla ricerca della tessera magnetica, che lei però aveva già tolto e messo al sicuro“ma che fa dottore, si fermi…mi lasci”lei cadde all’indietro, ma prima che Morosi potesse gettarglisi sopra, una guardia lo colpì alla nuca con la pistola.Due occhi iniettati di sangue si volsero verso l’addetto alla sicurezza, e poi con uno scatto rabbioso le mani di Morosi si mossero, cercando il collo dell’uomo.Uno sparo, e colui che una volta era uno stimato professore del centro Hyperion cadde a terra.Un fiore rosso si aprì sul suo fianco, mentre Trumpi, in piedi e con la pistola in mano, osservava silenziosamente la scena. Poi si diresse verso Milena, aiutandola ad alzarsi“tutto bene dottoressa?”“si, si sto bene…ma lui…cosa gli ha preso”“lo ignoro, ma l’autopsia ci aiuterà a capire”“oddio che tragedia…era così buono, gentile”“si, ne convengo, ma cosa cercava nelle sue tasche?”un attimo di silenzio, necessario per elaborare una risposta“non ne sono sicura, ma mi sussurrava all’orecchio che voleva il suo telefono indietro”“il suo telefono? Lo ha lei?”“no assolutamente, ho il mio, come tutti”“che stranezza….spero di venirne a capo”“si, lo spero anche io professor Trumpi”“la prego, si riposi, parleremo piu’ tardi”mentre la donna si allontanava sentì che qualcuno stava chiamando la polizia, mentre Trumpi si chinava sul corpo di Morosi, che improvvisamente si sollevò tra lo stupore delle persone, e poi si scagliò contro la porta blindata degli scantinati, con la testa, cercando di sfondarla. Seguì un’esplosione di sangue e materia cerebrale, e grida di orrore, gente che scappava. Solo Trumpi restava in piedi, immobile, senza mostrare alcuna emozione.Il giorno seguente Milena si rigirava tra le mani la tessera magnetica, incerta sul da farsi. Cosa aveva scoperto Morosi? E cosa voleva dirle? Se era sceso li sotto e si era infettato, era rischioso anche per lei. Eppure il suo compito era chiaro. Doveva avvisare i suoi committenti e chiedere ausilio, non voleva andare da sola in un luogo potenzialmente pericoloso.Uscita dall’istituto si recò verso piazza Euclide, ed entrò nella grande Basilica del Cuore Immacolato di Maria, perdendosi nelle ombre della prima cappella a destra. Si inginocchiò ad un lato del confessionale“padre”“lasciamo stare queste idiozie, cosa e’ successo?”la donna raccontò gli avvenimenti del giorno prima, senza tralasciare alcun particolare“sei sicura che Trumpi non sospetti nulla?”“certo, e perche’ dovrebbe sospettare? Non ho mai mostrato interesse diretto alle cantine”“e come hai intenzione di agire?”“mi servono almeno due uomini, con tute NBC”“tute NBC? A cosa ti servono?”“se Morosi e’ stato infettato da qualcosa, non voglio correre rischi. Inoltre Trumpi ha chiesto di poter far eseguire l’autopsia dal suo staff, perche’ teme possa essere stato veicolato qualcosa. Se il timore lo ha lui, si figuri io”“bene, dopodomani notte. Abbiamo gia’ un nostro collaboratore pronto che farà entrare i due uomini dal cancello sul retro dell’istituto. Viincontrerete nei locali cucina”“bene. A presto”si alzò dalla scomoda posizione, e percorsi pochi passi si ritrovò di nuovo all’esterno. La piazza era illuminata dal sole, ma nonostante ciò lei sentì dei brividi di freddo, mentre tornava verso l’istituto.La sera dell’appuntamento Milena era nei locali cucina deserti, la tessera magnetica tra le mani, in attesa delle persone inviatele dai committenti. Quando la porta che dava all’esterno si aprì, fecero il loro ingresso due uomini. Entrambi con i capelli rasati, alti oltre un metro e ottanta, ben piazzati ed atletici. Vestiti interamente di nero, le uniche parti scoperte del corpo erano i volti, ed ognuno di loro aveva un borsone a tracolla.“dottoressa”“salve, avete tutto?”“certo, ecco, tenga”indossarono velocemente le tute NBC e si diressero verso le cantine. Una volta giunti davanti alla porta blindata Milena posizionò la tessera davanti allo scanner, e con un scatto metallico la serratura si aprì.Nessuno dei tre parlava, mentre scendevano le scale di metallo che portavano al piano inferiore.Le pareti erano rivestite di pannelli in plastica morbida, così come i corrimano delle scale.Terminate le scale si trovarono davanti un lungo corridoio, su cui si affacciavano delle porte metalliche, come fossero celle. I visori agli infrarossi rendevano perfettamente la scena, come fosse stato giorno. In fondo al corridoio si vedeva una porta a vetri, ed all’interno un laboratorio, illuminato. Era difficile respirare dentro le tute NBC, ma il rischio era troppo grande, troppo alto.Entrarono nel laboratorio, dove c’erano i consueti macchinari da analisi, contenitori stagni, refrigeratori, e poi una serie di schermi, che mostravano l’interno delle celle. Inoltre alcune teche di vetro con all’interno della terra. Ad una osservazione più attenta si resero conto che si trattava di terrari, 5 per la precisione, ed in tre di questi si vedevano delle formiche muoversi operose, mentre nelle restanti 2 l’attività sembrava sospesa, con gli insetti immobili, paralizzati.“ma che diav…?”Milena si avvicinò agli schermi, e vide che in una cella c’era un fagotto a terra, sembrava un cane di cera, ed in un’altra un manichino di un uomo, ricoperto anch’esso di cera fusa. E poi ancora una strana forma, forse di un gatto, ed un altro manichino a forma di uomo nelle ultime due celle. Ma chi poteva aver realizzato quelle strane sculture? E perche’ la cera era fusa?“dottoressa, che ne pensa?”chiese uno dei due uomini“non…non penso nulla”“che facciamo? Dove troviamo l’O.U.T.?”“cerchiamo nei cont….”una serie di scatti metallici fece sussultare il terzetto, e poi, dal corridoio, una serie di rumori“vai a controllare”disse Milena all’uomo alla sua destra“si, dottoressa….oh cazzo”dalla porta stavano entrando le figure che prima erano nelle celle, ma non erano manichini o statue“ma sono..vivi? Dottoressa, che facciamo?”“cerchiamo di uscire da qui senza farci toccare, non so cosa sia successo, ma non voglio rischiare”le figure si muovevano lentamente, così i tre riuscirono ad eluderli senza problemi, raggiungendo velocemente le scale, ma una volta saliti, la porta blindata non si aprì“dottoressa, si sbrighi”“non si apre, non si apre”“lasci fare a me”la tessera veniva posizionata sullo scanner, ma nulla, la porta era bloccata, e dietro di loro le due figure maschili li avevano gia’ raggiunti“dottoressa, dobbiamo sparare?”“provate ad allontanarli spingendoli”Nonostante le forti spinte date dai due, le figure continuavano ad avanzare, come se non sentissero i colpi ricevuti”“dottoressa, opzione proiettili”“si…temo sia l’unica opzione”gli uomini presero le pistole, misero i silenziatori e spararono alle figure, ma le pallottole non sortirono effetto, e vennero presto raggiunti, anche se le tute NBC li proteggevano dal contatto“non muoiono cazzo non muoiono”uno dei due collaboratori gridò dal dolore, quando ciò che sembrava un cane lo morse al polpaccio“bastardo….schifoso”due colpi sparati in rapida successione, ma l’animale non lasciava la presa“spara! sparagli alla testa!”anche il secondo collaboratore provo’ una fitta di dolore, alla spalle, quando una delle due strane figure gli ficcò i denti nella carne, attraverso la tuta“cristo, ma che sono! Che cazzo sono queste creature”i visori notturni rendevano verde anche il sangue, mentre Milena era piegata, in ginocchio, riparandosi come meglio poteva. Vide che le scale erano libere, e con uno scatto si precipitò giù, verso il corridoio, fino a raggiungere il laboratorio, inseguita dalle urla e dagli spari.Una volta entrata cercò il pulsante che sigillava la porta, e poi si accasciò per terra, piangendo.Il silenzio calò improvviso, niente piu’ urla, niente spari.Milena si alzò con cautela, e provò a sbirciare oltre la porta a vetri. Ciò che vide la atterrì e sobbalzò all’indietro, cadendo a terra.Oltre il vetro c’erano le figure che erano nelle celle, e dietro di loro i due uomini, immobili, come fossero morti. Eppure tutti guardavano verso di lei, compresi i due animali.Le venne da dar di stomaco, aprì la tuta e vomitò, piangendo, terrorizzata dalla situazione.“dottoressa Corsi, che succede? Dovrebbe essere felice, ha trovato cio’ che cercava”la donna alzò la testa, pulendosi con le mani“chi 蔓non riconosce la mia voce?”“professore? Professer Trumpi? La prego mi faccia uscire”“impossibile dottoressa, ormai si è aperta la tuta”“ma…ma non sono stata toccata da…da…cosa sono quelle cose?”“sono uomini, o meglio, erano uomini, un cane, ed un gatto”“ma..”“lei era curiosa di sapere cosa fosse l’U.O.T., giusto?”“no, io…era Morosi che voleva…”“Morosi, che ingenuo, ha rischiato senza neanche sapere a cosa andava incontro”“ma ha rischiato cosa? Cosaaa? Cosa gli e’ accaduto!!?”“O.U.T., questa sigla non le dice nulla, ma se le dicessi Ophiocordyceps unilateralis ?”“Ophiocordyceps unilateralis …è…un fungo…un fungo che attacca le formiche”“ottimo, sapevo che non mi avrebbe deluso: il fungo delle formiche zombie”“si, si ricordo, ma che c’entra?”“mio padre fu uno dei primi a studiare la possibilità di sfruttare le caratteristiche del fungo, ma purtroppo la malattia non gli ha consentito di continuare le sue ricerche”“ma quali caratteristiche? Di cosa parla?”“vede, quel fungo controlla i muscoli degli animali senza toccare il cervello”“si, ricordo, ecco perche’ formiche zombie”“esatto, e le spinge a cercare luoghi adatti per riprodursi, liberando le spore. Ebbene, mio padre studiò un derivato del fungo, che inoculato nelle persone affette da tetraplegia le faceva muovere, bypassando, per così dire, i controlli del cervello”“è…è geniale”“vero? Purtroppo il fungo, modificato, ha bisogno di ospiti umani per riprodursi. Colture viventi, per così dire, e quindi sono stato costretto a sacrificare due pazienti dell’istituto e, come vede, quei due sfortunati animali”“è mostruoso, orribile, lei è un pazzo”“lei crede? Eppure l’O.U.T., a proposito, la T sta per Trumpi, rivoluzionerà il campo medico, ovviamente senza brevetto”“allora..Morosi aveva ragione”“già, e quell’idiota aveva pure provato a ricattarmi, ma ormai era condannato”“e…come sapeva di me”“non ho trovato la scheda magnetica addosso a lui, ed avevo notato che le si era avvicinato nei suoi ultimi istanti”“mi lasci uscire, la posso aiutare”“mia cara dottoressa, non mi ha ascoltato? Il fungo diffonde le spore nell’aria, ormai lei è condannata”“la prego, ci deve essere una cura”“ahimè no, al momento attuale no, ma certo, lei resterà cosciente, quindi magari il suo cervello potrà elaborare qualcosa durante i periodi di stasi”“lei è un pazzo, pazzo”“lei è stata una pazza, avrebbe condiviso con me la gloria ed il successo, ed invece ora il suo futuro è definito da una spora”“la prego…la prego….anche Morosi era stato infettato ma si è aggirato per l’istituto, anche lui era condannato, perché di lui non ha avuto paura?”“Morosi non era stato infettato dalle spore come lei, bensì da un derivato dell’O.U.T. che gli ho inoculato io”“ma era sceso anche lui qui sotto senza tuta”“mia cara, bella Milena, non penserà che io lavori li sotto indossando una tuta NBC vero? Morosi si era fermato al laboratorio, senza aprire le celle, ed è da li che partono le spore, e quando anche lei sarà definitivamente…come dire…contagiata, gli aspiratori ed i depuratori renderanno l’aria nuovamente respirabile”Milena iniziò a piangere, mentre le luci del laboratorio si accendevano, e la porta a vetri si apriva, comandata a distanza da Trumpi.Le figure oltre la porta la osservarono, e poi tornarono alle proprie celle, lasciandola seduta a terra“ma..perch蔓perchè ormai anche lei è infetta, non riveste alcun interesse per loro….a proposito, la sua cella è l’ultima in fondo, prima delle scale. Buon sonno dottoressa Corsi”. Tempo tre mesi e Milena Corsi era diventata il sogno proibito di ogni uomo eterosessuale del centro, ed il suo rapporto confidenziale con Trumpi aveva scatenato illazioni, chiacchiere, dicerie. In realtà i due si limitavano ad una frequentazione professionale, e lei era sempre ben attenta a non andare sopra le righe, anche se, a volte, con assoluta nonchalance, si accorgeva di una calza smagliata, o si ravviva i capelli, sempre davanti a lui, ma senza provocarlo direttamente. Sapeva come comportarsi, come far si che un uomo perdesse la testa per lei, sapeva come provocare in modo assolutamente naturale. Ovviamente faceva in modo di tenere sulle spine anche Morosi, preferiva avere più frecce al proprio arco, ed usando la scusa dei fantasmi, gli aveva chiesto di fare i turni notturni insieme, per sentirsi più protetta senza apparire sciocca davanti agli altri. Nel corso di quelle notti, passate a guardare schemi ed elaborati, avevano iniziato a girare per l’istituto, approfittando del passi di Morosi, che era abilitato ad andare ovunque. Una sera, trovandosi davanti alla porta dei sotterranei, aveva espresso curiosità, ed avevano provato ad accedervi, ma, con sorpresa di Morosi, l’accesso era interdetto anche a lui “curioso, credevo di poter andare ovunque” “forse Trumpi non vuole si vada ad invadere un luogo carico di significati per lui” Una affermazione che, volutamente, voleva sembrare comprensiva per i sentimenti del loro superiore, ma che in realtà doveva servire a solleticare la curiosità dell’uomo “si, può darsi, su questo argomento Trumpi è sempre stato piuttosto schivo” “beh, se dicono che li sotto il padre nascondeva gli ebrei dai nazisti, forse ci saranno reliquie…hai visto mai che li sotto si cela l’Arca dell’Alleanza, come in quel film…come era?” “i predatori dell’Arca perduta? Si, come no, ed il tesoro di Salomone” Una risata di Milena sciolse la leggera tensione “però sai, si dice che gli ebrei avessero molto oro, che ne sai, magari Trumpi ha ristrutturato l’istituto con quei soldi” “dai Milena, che dici…certo però che è strano, davvero strano” “Non pensiamoci più, il tesoro dei templari è al sicuro li sotto” “ma dicevo così per dire, mica penserai davvero che le buonuscite milionarie per i licenziati siano state pagate con l’oro degli ebrei” E la sua mano scivolò sulla spalla di Morosi, in maniera amichevole, anche se quel soffermarsi un attimo di più spinse l’uomo a voltarsi, avvicinando il suo volto a quello della collega Disse lei con voce leggera, allontanandolo leggermente premendo il palmo della mano sul suo torace, trasmettendo una vampata di calore che discese fino al punto vulnerabile dell’uomo “scusa, non…lo sai che mi fai morire” “anche tu non mi sei indifferente, ma siamo colleghi, in questo posto, se fossimo indipendenti, con un nostro istituto, potremmo anche sognare, sperare, ipotizzare…” La frase lasciata in sospeso stimolò i pensieri dell’altro “ma come potremmo mai…è vero che non possiamo lamentarci del nostro trattamento economico” Lei prese il braccio di lui, allontanandolo “appunto, non potremmo mai, non abbiamo il tesoro nascosto” Disse, ridendo, scrutando però l’espressione di Morosi, improvvisamente rabbuiatosi Nel mese successivo Milena notò sempre più spesso una frequentazione dell’ufficio di Trumpi da parte di Morosi, ma non seppe come interpretarla, temeva che potesse essere collegata a ciò che lei aveva detto, e che lui riferisse eventuali sospetti. Decise che doveva affrontare la situazione, quindi attese il turno di notte, per cercare di far parlare il collega, anche perché i suoi committenti fremevano, e lei non aveva risposte da dare“sai Marcello, questo lavoro è davvero affascinante, i risultati dei test sono sbalorditivi”“vero? lo pensiamo tutti, Trumpi ha usato farmaci all’avanguardia, tra un anno il brevetto potrà essere richiesto”“mi sento davvero onorata di far parte dello staff, e questo luogo poi, mette pace, serenità”“nonostante i fantasmi?”“mah, nonostante il tuo avviso, non lo ho ancora né visti né sentiti”“forse sono negli scantinati”“ah, sorvegliano il tesoro”Una risata, per prendere tempo e vedere la reazione dell’altro“già, il tesoro”“che hai? Ti sei incupito?”“no no, che incupito, è solo che…”“solo che?”“solo che ho provato ad accennare a Trumpi il problema relativo al mio pass, che non mi fa accedere alle cantine, e lui si è mostrato risentito che io abbia provato a scendere”“ma forse ha ragione, se è un luogo a cui tiene, d’altronde la palazzina era della sua famiglia”“si, ma l’ho visto, percepito anzi, innervosito, come se nascondesse qualcosa”Lei gli strinse le mani tra le sue“dai, non pensarci, sarà stato solamente sorpreso”“del fatto che volessi scendere in cantina? Ha ragione infatti, perché con la sua mi ha incuriosito davvero”“non dire così, non fare sciocchezze”“non ti preoccupare, non farò nulla di avventato”Lei lo abbracciò da dietro, sfiorando i suoi capelli con la sua voce“quando fai Indiana Jones sei molto affascinante”Lui si voltò di scatto e le loro labbra si toccarono, un istante, poi Milena si tirò indietro“Non così affascinante mio caro seduttore, forza, al lavoro”lui la osservò per un attimo, tenendo sospesa una frase, incerto se parlare o meno, cosa che non sfuggì a Milena“non ti sarai offeso”“no, figurati, è che…mi chiedevo, non pensi davvero che li sotto ci sia il tesoro degli ebrei nascosti da Trumpi padre, vero?”“ma no certo, scherzavo, secondo me è solo un luogo a cui tiene particolarmente, ma non penso ci sia nulla di misterioso”“e invece, io credo che qualcosa ci sia”“e cosa?”Lui prese una cartellina rigida, al cui interna erano contenuti le risultanze delle sperimentazioni effettuate“guarda, osserva attentamente questi dati….cosa manca?”“non saprei, penso nulla, ormai li conosciamo bene, li abbiamo analizzati diverse volte”“si, ed ogni volta diamo per scontato un elemento, che invece manca”Milena sapeva bene di cosa stava parlando il suo collega, se ne era accorta subito, ma non poteva mostrare troppo interesse“non capisco”“certo, è ovvio che tu non capisca, perché come me guardi senza leggere, ma guarda questa sostanza, lo O.U.T.”“si, e allora? Non è quella per cui siete in attesa del brevetto?”“non esattamente, cioè, è quella, ma in realtà nessuno di noi ne conosce la composizione”“cioè? Non l’avete sviluppata qui?”lui si tolse gli occhiali, iniziando a lucidarli con un panno preso dalla tasca dei pantaloni, osservando Milena“non lo so dove è stata sviluppata”“quindi sei entrato nello staff successivamente al suo impiego iniziale?”“no, io sono qui dall’inizio, da quando Trumpi ha iniziato la sperimentazione”la donna si sedette su una sedia ergonomica, sventolandosi con dei fogli“mi stai facendo venire il mal di testa, lasciamo perdere”Morosi si inginocchiò davanti a lei, posando il braccio sulle sue ginocchia, lasciate scoperte dalla gonna leggermente salita“non è complicato…ti sto dicendo che Trumpi non ha rivelato a nessuno cosa sia questa sostanza…e che….”lasciò in sospeso la frase, mentre le sue dita sfioravano leggere la pelle delle gambe di Milena, che sembrava non accorgersi del movimento“…e che?”“…e che secondo me nelle cantine c’è un laboratorio”lei scoppiò a ridere, alzandosi e sottraendosi al tocco del collega“ma dai, Trumpi come il dottor Jeckyl? Nel laboratorio in cantina, di notte, assieme ai fantasmi….”“dai, non scherzare, ho cercato nell’ufficio di Trumpi, ho frugato ovunque nei giorni passati, e non c’è alcun riferimento alll’O.U.T.”finalmente era arrivato dove lei lo voleva portare fin dall’inizio. Anche secondo Milena la formula dell’O.U.T. , qualsiasi cosa fosse, era nascosta nelle cantine, ma non poteva essere lei a dirlo a Morosi, doveva arrivarci da solo“allora mistero risolto, ecco perchè sono interdetti a chiunque”“eh si, ma il modo di arrivarci c’蔓e come?”“basta abilitare la scheda di qualcun altro”“e come intendi fare? Non credo ci sia una applicazione scaricabile”stavolta fu lui a ridere“a volte sei davvero ingenua, è chiaro che il software, o il programma, o quel che è, deve essere nell’ufficio di Trumpi”la donna si poggiò con le braccia ad una scrivania, apparentemente leggendo alcuni fogli, ma in realtà assicurandosi che le sue forme fossero messe in evidenza dalla posizione. In pochi minuti la presenza dell’uomo, dietro di lei, le confermò che era riuscita nell’intento. Quando senti le mani dell’uomo sui suoi fianchi non si mosse, ma emise un leggero sospiro, e quando lui le bacio il collo, premendo il suo bacino contro il suo corpo, fece finta di perdere l’equilibrio, scivolando sulla scrivania.Si voltò, trovando le labbra dell’uomo vicino alle sue“no…per favore…aspettiamo…non qui”“dove…dimmi dove…ovunque tu voglia”“aspettiamo…non voglio che Trumpi ci possa scoprire e si ingelosisca”“ingelosisca…allora tu e lui”“no, assolutamente, ma a volte, da come mi guarda, da come mi chiama, ho il sospetto si aspetti altro”“già, e bravo Trumpi. Il serio professore che dall’alto della sua posizione si comporta da dominus sul personale dipendente”“è solo un sospetto, ma non voglio che possa risentirsi in qualche modo del nostro rapporto o….”“o?”“…oppure ostacolarlo”“hai ragione…”rispose lui con un sospiro“…ma voglio fare comunque in modo che non possa in alcun modo ostacolarci o tenerci in pugno”“e cosa vuoi fare?”“scoprirò cosa è l’O.U.T., e farò in modo di giocare ad armi pari””“non fare sciocchezze, lascia stare, tra poco sarà brevettato e potremo uscire allo scoperto”“credi davvero che lo brevetterà? Pensaci bene, un farmaco in grado di guarire dalla tetraplegia, l’unico al mondo, non esiste cifra che possa ripagare questo brevetto, è come se avesse scoperto la cura per il cancro, anzi, di più, pensa a quanti sportivi, personaggi celebri sono rimasti invalidi per colpa di un incidente”“ma sarebbe crudele, ingiusto”“appunto, ingiusto non renderci partecipi”lei lo baciò improvvisamente“consideralo un anticipo sui nostri sogni”ed uscì dalla stanza in cui si trovavano, senza voltarsi.Milena non vide Morosi per circa tre giorni, fatto alquanto strano, poiché si incontravano spesso durante il giorno. Non poteva chiamarlo, non voleva destare sospetti in caso si controllo dei telefoni aziendali, e sul suo telefono personale non aveva il numero. Avrebbe potuto scrivergli una mail per posta elettronica, ma preferì attendere, cercando di indagare in modo discreto. Se lo trovò davanti all’improvviso, mentre si recava nell’ufficio di Trumpi, che la aveva fatta chiamare“Marcello, eccoti, che fine avevi fatto?”il collega la guardò per un istante, e nei suoi occhi lei si accorse di qualcosa di strano, come fossero lucidi“che ti succede Marcello? Stai bene?”“si…io, ti devo parlare, dopo, quando uscirò dalla sua stanza”“devi parlare con lui? È per questo che mi ha fatto chiamare?”“no..no…non sa che sono qui”e la scansò di lato, per aprire la porta che introduceva nell’ufficio di Trumpi. Milena restò all’esterno, sedendosi su una sedia del corridoioDopo circa 30 minuti, Milena vide Morosi uscire dall’ufficio. Era in piedi, fissandola freddamente. Lei si alzò di scatto e lo raggiunse, pendendogli una mano“eccoti…allora? Cosa è successo?”lui non parlava, anche se cercava di farlo muovendo la bocca, ma sembrava facesse uno sforzo“che ti succede? Mi fai preoccupare”“i…io….s…sno…scso”“sei sceso? Non capisco…sceso dove…nelle cantine?”“ssi…si…”“ma tu stai male, vieni, siediti”“nno…no, ti…tieni…”e dalla sua mano fece scivolare la sua scheda magnetica per l’accesso nei reparti dentro la tasca del camice di Milena“ma cosa fai…perch蔓dvo…andare….ti ch…ch…chiamo…”“ma dove vai, da solo”“mmeglio….non ti preoccu….pre”la allontanò da sé con una spinta e si diresse, a passo incerto, verso l’uscita del centro. Milena non sapeva come comportarsi, cosa fare. Era ovvio che al suo collega era successo qualcosa, ma cosa? Era successo negli scantinati?Riprese il suo posto sulla sedia, cercando di capire, di riflettere, quando sentì delle grida provenire dai corridoi esterni.Si precipitò in direzione delle voci, e vide Morosi che cercava di sfondare a spallate la porta metallica delle cantine, ignorando le guardie di sicurezza che provavano a fermarlo.Gli si avvicinò provando a calmarlo“Marcello…dottor Morosi….si calmi”lui la guardò intensamente, poi le sue mani si intrufolarono nelle tasche del camice cella donna, alla ricerca della tessera magnetica, che lei però aveva già tolto e messo al sicuro“ma che fa dottore, si fermi…mi lasci”lei cadde all’indietro, ma prima che Morosi potesse gettarglisi sopra, una guardia lo colpì alla nuca con la pistola.Due occhi iniettati di sangue si volsero verso l’addetto alla sicurezza, e poi con uno scatto rabbioso le mani di Morosi si mossero, cercando il collo dell’uomo.Uno sparo, e colui che una volta era uno stimato professore del centro Hyperion cadde a terra.Un fiore rosso si aprì sul suo fianco, mentre Trumpi, in piedi e con la pistola in mano, osservava silenziosamente la scena. Poi si diresse verso Milena, aiutandola ad alzarsi“tutto bene dottoressa?”“si, si sto bene…ma lui…cosa gli ha preso”“lo ignoro, ma l’autopsia ci aiuterà a capire”“oddio che tragedia…era così buono, gentile”“si, ne convengo, ma cosa cercava nelle sue tasche?”un attimo di silenzio, necessario per elaborare una risposta“non ne sono sicura, ma mi sussurrava all’orecchio che voleva il suo telefono indietro”“il suo telefono? Lo ha lei?”“no assolutamente, ho il mio, come tutti”“che stranezza….spero di venirne a capo”“si, lo spero anche io professor Trumpi”“la prego, si riposi, parleremo piu’ tardi”mentre la donna si allontanava sentì che qualcuno stava chiamando la polizia, mentre Trumpi si chinava sul corpo di Morosi, che improvvisamente si sollevò tra lo stupore delle persone, e poi si scagliò contro la porta blindata degli scantinati, con la testa, cercando di sfondarla. Seguì un’esplosione di sangue e materia cerebrale, e grida di orrore, gente che scappava. Solo Trumpi restava in piedi, immobile, senza mostrare alcuna emozione.Il giorno seguente Milena si rigirava tra le mani la tessera magnetica, incerta sul da farsi. Cosa aveva scoperto Morosi? E cosa voleva dirle? Se era sceso li sotto e si era infettato, era rischioso anche per lei. Eppure il suo compito era chiaro. Doveva avvisare i suoi committenti e chiedere ausilio, non voleva andare da sola in un luogo potenzialmente pericoloso.Uscita dall’istituto si recò verso piazza Euclide, ed entrò nella grande Basilica del Cuore Immacolato di Maria, perdendosi nelle ombre della prima cappella a destra. Si inginocchiò ad un lato del confessionale“padre”“lasciamo stare queste idiozie, cosa e’ successo?”la donna raccontò gli avvenimenti del giorno prima, senza tralasciare alcun particolare“sei sicura che Trumpi non sospetti nulla?”“certo, e perche’ dovrebbe sospettare? Non ho mai mostrato interesse diretto alle cantine”“e come hai intenzione di agire?”“mi servono almeno due uomini, con tute NBC”“tute NBC? A cosa ti servono?”“se Morosi e’ stato infettato da qualcosa, non voglio correre rischi. Inoltre Trumpi ha chiesto di poter far eseguire l’autopsia dal suo staff, perche’ teme possa essere stato veicolato qualcosa. Se il timore lo ha lui, si figuri io”“bene, dopodomani notte. Abbiamo gia’ un nostro collaboratore pronto che farà entrare i due uomini dal cancello sul retro dell’istituto. Viincontrerete nei locali cucina”“bene. A presto”si alzò dalla scomoda posizione, e percorsi pochi passi si ritrovò di nuovo all’esterno. La piazza era illuminata dal sole, ma nonostante ciò lei sentì dei brividi di freddo, mentre tornava verso l’istituto.La sera dell’appuntamento Milena era nei locali cucina deserti, la tessera magnetica tra le mani, in attesa delle persone inviatele dai committenti. Quando la porta che dava all’esterno si aprì, fecero il loro ingresso due uomini. Entrambi con i capelli rasati, alti oltre un metro e ottanta, ben piazzati ed atletici. Vestiti interamente di nero, le uniche parti scoperte del corpo erano i volti, ed ognuno di loro aveva un borsone a tracolla.“dottoressa”“salve, avete tutto?”“certo, ecco, tenga”indossarono velocemente le tute NBC e si diressero verso le cantine. Una volta giunti davanti alla porta blindata Milena posizionò la tessera davanti allo scanner, e con un scatto metallico la serratura si aprì.Nessuno dei tre parlava, mentre scendevano le scale di metallo che portavano al piano inferiore.Le pareti erano rivestite di pannelli in plastica morbida, così come i corrimano delle scale.Terminate le scale si trovarono davanti un lungo corridoio, su cui si affacciavano delle porte metalliche, come fossero celle. I visori agli infrarossi rendevano perfettamente la scena, come fosse stato giorno. In fondo al corridoio si vedeva una porta a vetri, ed all’interno un laboratorio, illuminato. Era difficile respirare dentro le tute NBC, ma il rischio era troppo grande, troppo alto.Entrarono nel laboratorio, dove c’erano i consueti macchinari da analisi, contenitori stagni, refrigeratori, e poi una serie di schermi, che mostravano l’interno delle celle. Inoltre alcune teche di vetro con all’interno della terra. Ad una osservazione più attenta si resero conto che si trattava di terrari, 5 per la precisione, ed in tre di questi si vedevano delle formiche muoversi operose, mentre nelle restanti 2 l’attività sembrava sospesa, con gli insetti immobili, paralizzati.“ma che diav…?”Milena si avvicinò agli schermi, e vide che in una cella c’era un fagotto a terra, sembrava un cane di cera, ed in un’altra un manichino di un uomo, ricoperto anch’esso di cera fusa. E poi ancora una strana forma, forse di un gatto, ed un altro manichino a forma di uomo nelle ultime due celle. Ma chi poteva aver realizzato quelle strane sculture? E perche’ la cera era fusa?“dottoressa, che ne pensa?”chiese uno dei due uomini“non…non penso nulla”“che facciamo? Dove troviamo l’O.U.T.?”“cerchiamo nei cont….”una serie di scatti metallici fece sussultare il terzetto, e poi, dal corridoio, una serie di rumori“vai a controllare”disse Milena all’uomo alla sua destra“si, dottoressa….oh cazzo”dalla porta stavano entrando le figure che prima erano nelle celle, ma non erano manichini o statue“ma sono..vivi? Dottoressa, che facciamo?”“cerchiamo di uscire da qui senza farci toccare, non so cosa sia successo, ma non voglio rischiare”le figure si muovevano lentamente, così i tre riuscirono ad eluderli senza problemi, raggiungendo velocemente le scale, ma una volta saliti, la porta blindata non si aprì“dottoressa, si sbrighi”“non si apre, non si apre”“lasci fare a me”la tessera veniva posizionata sullo scanner, ma nulla, la porta era bloccata, e dietro di loro le due figure maschili li avevano gia’ raggiunti“dottoressa, dobbiamo sparare?”“provate ad allontanarli spingendoli”Nonostante le forti spinte date dai due, le figure continuavano ad avanzare, come se non sentissero i colpi ricevuti”“dottoressa, opzione proiettili”“si…temo sia l’unica opzione”gli uomini presero le pistole, misero i silenziatori e spararono alle figure, ma le pallottole non sortirono effetto, e vennero presto raggiunti, anche se le tute NBC li proteggevano dal contatto“non muoiono cazzo non muoiono”uno dei due collaboratori gridò dal dolore, quando ciò che sembrava un cane lo morse al polpaccio“bastardo….schifoso”due colpi sparati in rapida successione, ma l’animale non lasciava la presa“spara! sparagli alla testa!”anche il secondo collaboratore provo’ una fitta di dolore, alla spalle, quando una delle due strane figure gli ficcò i denti nella carne, attraverso la tuta“cristo, ma che sono! Che cazzo sono queste creature”i visori notturni rendevano verde anche il sangue, mentre Milena era piegata, in ginocchio, riparandosi come meglio poteva. Vide che le scale erano libere, e con uno scatto si precipitò giù, verso il corridoio, fino a raggiungere il laboratorio, inseguita dalle urla e dagli spari.Una volta entrata cercò il pulsante che sigillava la porta, e poi si accasciò per terra, piangendo.Il silenzio calò improvviso, niente piu’ urla, niente spari.Milena si alzò con cautela, e provò a sbirciare oltre la porta a vetri. Ciò che vide la atterrì e sobbalzò all’indietro, cadendo a terra.Oltre il vetro c’erano le figure che erano nelle celle, e dietro di loro i due uomini, immobili, come fossero morti. Eppure tutti guardavano verso di lei, compresi i due animali.Le venne da dar di stomaco, aprì la tuta e vomitò, piangendo, terrorizzata dalla situazione.“dottoressa Corsi, che succede? Dovrebbe essere felice, ha trovato cio’ che cercava”la donna alzò la testa, pulendosi con le mani“chi 蔓non riconosce la mia voce?”“professore? Professer Trumpi? La prego mi faccia uscire”“impossibile dottoressa, ormai si è aperta la tuta”“ma…ma non sono stata toccata da…da…cosa sono quelle cose?”“sono uomini, o meglio, erano uomini, un cane, ed un gatto”“ma..”“lei era curiosa di sapere cosa fosse l’U.O.T., giusto?”“no, io…era Morosi che voleva…”“Morosi, che ingenuo, ha rischiato senza neanche sapere a cosa andava incontro”“ma ha rischiato cosa? Cosaaa? Cosa gli e’ accaduto!!?”“O.U.T., questa sigla non le dice nulla, ma se le dicessi Ophiocordyceps unilateralis ?”“Ophiocordyceps unilateralis …è…un fungo…un fungo che attacca le formiche”“ottimo, sapevo che non mi avrebbe deluso: il fungo delle formiche zombie”“si, si ricordo, ma che c’entra?”“mio padre fu uno dei primi a studiare la possibilità di sfruttare le caratteristiche del fungo, ma purtroppo la malattia non gli ha consentito di continuare le sue ricerche”“ma quali caratteristiche? Di cosa parla?”“vede, quel fungo controlla i muscoli degli animali senza toccare il cervello”“si, ricordo, ecco perche’ formiche zombie”“esatto, e le spinge a cercare luoghi adatti per riprodursi, liberando le spore. Ebbene, mio padre studiò un derivato del fungo, che inoculato nelle persone affette da tetraplegia le faceva muovere, bypassando, per così dire, i controlli del cervello”“è…è geniale”“vero? Purtroppo il fungo, modificato, ha bisogno di ospiti umani per riprodursi. Colture viventi, per così dire, e quindi sono stato costretto a sacrificare due pazienti dell’istituto e, come vede, quei due sfortunati animali”“è mostruoso, orribile, lei è un pazzo”“lei crede? Eppure l’O.U.T., a proposito, la T sta per Trumpi, rivoluzionerà il campo medico, ovviamente senza brevetto”“allora..Morosi aveva ragione”“già, e quell’idiota aveva pure provato a ricattarmi, ma ormai era condannato”“e…come sapeva di me”“non ho trovato la scheda magnetica addosso a lui, ed avevo notato che le si era avvicinato nei suoi ultimi istanti”“mi lasci uscire, la posso aiutare”“mia cara dottoressa, non mi ha ascoltato? Il fungo diffonde le spore nell’aria, ormai lei è condannata”“la prego, ci deve essere una cura”“ahimè no, al momento attuale no, ma certo, lei resterà cosciente, quindi magari il suo cervello potrà elaborare qualcosa durante i periodi di stasi”“lei è un pazzo, pazzo”“lei è stata una pazza, avrebbe condiviso con me la gloria ed il successo, ed invece ora il suo futuro è definito da una spora”“la prego…la prego….anche Morosi era stato infettato ma si è aggirato per l’istituto, anche lui era condannato, perché di lui non ha avuto paura?”“Morosi non era stato infettato dalle spore come lei, bensì da un derivato dell’O.U.T. che gli ho inoculato io”“ma era sceso anche lui qui sotto senza tuta”“mia cara, bella Milena, non penserà che io lavori li sotto indossando una tuta NBC vero? Morosi si era fermato al laboratorio, senza aprire le celle, ed è da li che partono le spore, e quando anche lei sarà definitivamente…come dire…contagiata, gli aspiratori ed i depuratori renderanno l’aria nuovamente respirabile”Milena iniziò a piangere, mentre le luci del laboratorio si accendevano, e la porta a vetri si apriva, comandata a distanza da Trumpi.Le figure oltre la porta la osservarono, e poi tornarono alle proprie celle, lasciandola seduta a terra“ma..perch蔓perchè ormai anche lei è infetta, non riveste alcun interesse per loro….a proposito, la sua cella è l’ultima in fondo, prima delle scale. Buon sonno dottoressa Corsi”. Nel mese successivo Milena notò sempre più spesso una frequentazione dell’ufficio di Trumpi da parte di Morosi, ma non seppe come interpretarla, temeva che potesse essere collegata a ciò che lei aveva detto, e che lui riferisse eventuali sospetti. Decise che doveva affrontare la situazione, quindi attese il turno di notte, per cercare di far parlare il collega, anche perché i suoi committenti fremevano, e lei non aveva risposte da dare “sai Marcello, questo lavoro è davvero affascinante, i risultati dei test sono sbalorditivi” “vero? lo pensiamo tutti, Trumpi ha usato farmaci all’avanguardia, tra un anno il brevetto potrà essere richiesto” “mi sento davvero onorata di far parte dello staff, e questo luogo poi, mette pace, serenità” “mah, nonostante il tuo avviso, non lo ho ancora né visti né sentiti” Una risata, per prendere tempo e vedere la reazione dell’altro “no no, che incupito, è solo che…” “solo che ho provato ad accennare a Trumpi il problema relativo al mio pass, che non mi fa accedere alle cantine, e lui si è mostrato risentito che io abbia provato a scendere” “ma forse ha ragione, se è un luogo a cui tiene, d’altronde la palazzina era della sua famiglia” “si, ma l’ho visto, percepito anzi, innervosito, come se nascondesse qualcosa” Lei gli strinse le mani tra le sue “dai, non pensarci, sarà stato solamente sorpreso” “del fatto che volessi scendere in cantina? Ha ragione infatti, perché con la sua mi ha incuriosito davvero” “non dire così, non fare sciocchezze” “non ti preoccupare, non farò nulla di avventato” Lei lo abbracciò da dietro, sfiorando i suoi capelli con la sua voce “quando fai Indiana Jones sei molto affascinante” Lui si voltò di scatto e le loro labbra si toccarono, un istante, poi Milena si tirò indietro “Non così affascinante mio caro seduttore, forza, al lavoro” lui la osservò per un attimo, tenendo sospesa una frase, incerto se parlare o meno, cosa che non sfuggì a Milena“non ti sarai offeso”“no, figurati, è che…mi chiedevo, non pensi davvero che li sotto ci sia il tesoro degli ebrei nascosti da Trumpi padre, vero?”“ma no certo, scherzavo, secondo me è solo un luogo a cui tiene particolarmente, ma non penso ci sia nulla di misterioso”“e invece, io credo che qualcosa ci sia”“e cosa?”Lui prese una cartellina rigida, al cui interna erano contenuti le risultanze delle sperimentazioni effettuate“guarda, osserva attentamente questi dati….cosa manca?”“non saprei, penso nulla, ormai li conosciamo bene, li abbiamo analizzati diverse volte”“si, ed ogni volta diamo per scontato un elemento, che invece manca”Milena sapeva bene di cosa stava parlando il suo collega, se ne era accorta subito, ma non poteva mostrare troppo interesse“non capisco”“certo, è ovvio che tu non capisca, perché come me guardi senza leggere, ma guarda questa sostanza, lo O.U.T.”“si, e allora? Non è quella per cui siete in attesa del brevetto?”“non esattamente, cioè, è quella, ma in realtà nessuno di noi ne conosce la composizione”“cioè? Non l’avete sviluppata qui?”lui si tolse gli occhiali, iniziando a lucidarli con un panno preso dalla tasca dei pantaloni, osservando Milena“non lo so dove è stata sviluppata”“quindi sei entrato nello staff successivamente al suo impiego iniziale?”“no, io sono qui dall’inizio, da quando Trumpi ha iniziato la sperimentazione”la donna si sedette su una sedia ergonomica, sventolandosi con dei fogli“mi stai facendo venire il mal di testa, lasciamo perdere”Morosi si inginocchiò davanti a lei, posando il braccio sulle sue ginocchia, lasciate scoperte dalla gonna leggermente salita“non è complicato…ti sto dicendo che Trumpi non ha rivelato a nessuno cosa sia questa sostanza…e che….”lasciò in sospeso la frase, mentre le sue dita sfioravano leggere la pelle delle gambe di Milena, che sembrava non accorgersi del movimento“…e che?”“…e che secondo me nelle cantine c’è un laboratorio”lei scoppiò a ridere, alzandosi e sottraendosi al tocco del collega“ma dai, Trumpi come il dottor Jeckyl? Nel laboratorio in cantina, di notte, assieme ai fantasmi….”“dai, non scherzare, ho cercato nell’ufficio di Trumpi, ho frugato ovunque nei giorni passati, e non c’è alcun riferimento alll’O.U.T.”finalmente era arrivato dove lei lo voleva portare fin dall’inizio. Anche secondo Milena la formula dell’O.U.T. , qualsiasi cosa fosse, era nascosta nelle cantine, ma non poteva essere lei a dirlo a Morosi, doveva arrivarci da solo“allora mistero risolto, ecco perchè sono interdetti a chiunque”“eh si, ma il modo di arrivarci c’蔓e come?”“basta abilitare la scheda di qualcun altro”“e come intendi fare? Non credo ci sia una applicazione scaricabile”stavolta fu lui a ridere“a volte sei davvero ingenua, è chiaro che il software, o il programma, o quel che è, deve essere nell’ufficio di Trumpi”la donna si poggiò con le braccia ad una scrivania, apparentemente leggendo alcuni fogli, ma in realtà assicurandosi che le sue forme fossero messe in evidenza dalla posizione. In pochi minuti la presenza dell’uomo, dietro di lei, le confermò che era riuscita nell’intento. Quando senti le mani dell’uomo sui suoi fianchi non si mosse, ma emise un leggero sospiro, e quando lui le bacio il collo, premendo il suo bacino contro il suo corpo, fece finta di perdere l’equilibrio, scivolando sulla scrivania.Si voltò, trovando le labbra dell’uomo vicino alle sue“no…per favore…aspettiamo…non qui”“dove…dimmi dove…ovunque tu voglia”“aspettiamo…non voglio che Trumpi ci possa scoprire e si ingelosisca”“ingelosisca…allora tu e lui”“no, assolutamente, ma a volte, da come mi guarda, da come mi chiama, ho il sospetto si aspetti altro”“già, e bravo Trumpi. Il serio professore che dall’alto della sua posizione si comporta da dominus sul personale dipendente”“è solo un sospetto, ma non voglio che possa risentirsi in qualche modo del nostro rapporto o….”“o?”“…oppure ostacolarlo”“hai ragione…”rispose lui con un sospiro“…ma voglio fare comunque in modo che non possa in alcun modo ostacolarci o tenerci in pugno”“e cosa vuoi fare?”“scoprirò cosa è l’O.U.T., e farò in modo di giocare ad armi pari””“non fare sciocchezze, lascia stare, tra poco sarà brevettato e potremo uscire allo scoperto”“credi davvero che lo brevetterà? Pensaci bene, un farmaco in grado di guarire dalla tetraplegia, l’unico al mondo, non esiste cifra che possa ripagare questo brevetto, è come se avesse scoperto la cura per il cancro, anzi, di più, pensa a quanti sportivi, personaggi celebri sono rimasti invalidi per colpa di un incidente”“ma sarebbe crudele, ingiusto”“appunto, ingiusto non renderci partecipi”lei lo baciò improvvisamente“consideralo un anticipo sui nostri sogni”ed uscì dalla stanza in cui si trovavano, senza voltarsi.Milena non vide Morosi per circa tre giorni, fatto alquanto strano, poiché si incontravano spesso durante il giorno. Non poteva chiamarlo, non voleva destare sospetti in caso si controllo dei telefoni aziendali, e sul suo telefono personale non aveva il numero. Avrebbe potuto scrivergli una mail per posta elettronica, ma preferì attendere, cercando di indagare in modo discreto. Se lo trovò davanti all’improvviso, mentre si recava nell’ufficio di Trumpi, che la aveva fatta chiamare“Marcello, eccoti, che fine avevi fatto?”il collega la guardò per un istante, e nei suoi occhi lei si accorse di qualcosa di strano, come fossero lucidi“che ti succede Marcello? Stai bene?”“si…io, ti devo parlare, dopo, quando uscirò dalla sua stanza”“devi parlare con lui? È per questo che mi ha fatto chiamare?”“no..no…non sa che sono qui”e la scansò di lato, per aprire la porta che introduceva nell’ufficio di Trumpi. Milena restò all’esterno, sedendosi su una sedia del corridoioDopo circa 30 minuti, Milena vide Morosi uscire dall’ufficio. Era in piedi, fissandola freddamente. Lei si alzò di scatto e lo raggiunse, pendendogli una mano“eccoti…allora? Cosa è successo?”lui non parlava, anche se cercava di farlo muovendo la bocca, ma sembrava facesse uno sforzo“che ti succede? Mi fai preoccupare”“i…io….s…sno…scso”“sei sceso? Non capisco…sceso dove…nelle cantine?”“ssi…si…”“ma tu stai male, vieni, siediti”“nno…no, ti…tieni…”e dalla sua mano fece scivolare la sua scheda magnetica per l’accesso nei reparti dentro la tasca del camice di Milena“ma cosa fai…perch蔓dvo…andare….ti ch…ch…chiamo…”“ma dove vai, da solo”“mmeglio….non ti preoccu….pre”la allontanò da sé con una spinta e si diresse, a passo incerto, verso l’uscita del centro. Milena non sapeva come comportarsi, cosa fare. Era ovvio che al suo collega era successo qualcosa, ma cosa? Era successo negli scantinati?Riprese il suo posto sulla sedia, cercando di capire, di riflettere, quando sentì delle grida provenire dai corridoi esterni.Si precipitò in direzione delle voci, e vide Morosi che cercava di sfondare a spallate la porta metallica delle cantine, ignorando le guardie di sicurezza che provavano a fermarlo.Gli si avvicinò provando a calmarlo“Marcello…dottor Morosi….si calmi”lui la guardò intensamente, poi le sue mani si intrufolarono nelle tasche del camice cella donna, alla ricerca della tessera magnetica, che lei però aveva già tolto e messo al sicuro“ma che fa dottore, si fermi…mi lasci”lei cadde all’indietro, ma prima che Morosi potesse gettarglisi sopra, una guardia lo colpì alla nuca con la pistola.Due occhi iniettati di sangue si volsero verso l’addetto alla sicurezza, e poi con uno scatto rabbioso le mani di Morosi si mossero, cercando il collo dell’uomo.Uno sparo, e colui che una volta era uno stimato professore del centro Hyperion cadde a terra.Un fiore rosso si aprì sul suo fianco, mentre Trumpi, in piedi e con la pistola in mano, osservava silenziosamente la scena. Poi si diresse verso Milena, aiutandola ad alzarsi“tutto bene dottoressa?”“si, si sto bene…ma lui…cosa gli ha preso”“lo ignoro, ma l’autopsia ci aiuterà a capire”“oddio che tragedia…era così buono, gentile”“si, ne convengo, ma cosa cercava nelle sue tasche?”un attimo di silenzio, necessario per elaborare una risposta“non ne sono sicura, ma mi sussurrava all’orecchio che voleva il suo telefono indietro”“il suo telefono? Lo ha lei?”“no assolutamente, ho il mio, come tutti”“che stranezza….spero di venirne a capo”“si, lo spero anche io professor Trumpi”“la prego, si riposi, parleremo piu’ tardi”mentre la donna si allontanava sentì che qualcuno stava chiamando la polizia, mentre Trumpi si chinava sul corpo di Morosi, che improvvisamente si sollevò tra lo stupore delle persone, e poi si scagliò contro la porta blindata degli scantinati, con la testa, cercando di sfondarla. Seguì un’esplosione di sangue e materia cerebrale, e grida di orrore, gente che scappava. Solo Trumpi restava in piedi, immobile, senza mostrare alcuna emozione.Il giorno seguente Milena si rigirava tra le mani la tessera magnetica, incerta sul da farsi. Cosa aveva scoperto Morosi? E cosa voleva dirle? Se era sceso li sotto e si era infettato, era rischioso anche per lei. Eppure il suo compito era chiaro. Doveva avvisare i suoi committenti e chiedere ausilio, non voleva andare da sola in un luogo potenzialmente pericoloso.Uscita dall’istituto si recò verso piazza Euclide, ed entrò nella grande Basilica del Cuore Immacolato di Maria, perdendosi nelle ombre della prima cappella a destra. Si inginocchiò ad un lato del confessionale“padre”“lasciamo stare queste idiozie, cosa e’ successo?”la donna raccontò gli avvenimenti del giorno prima, senza tralasciare alcun particolare“sei sicura che Trumpi non sospetti nulla?”“certo, e perche’ dovrebbe sospettare? Non ho mai mostrato interesse diretto alle cantine”“e come hai intenzione di agire?”“mi servono almeno due uomini, con tute NBC”“tute NBC? A cosa ti servono?”“se Morosi e’ stato infettato da qualcosa, non voglio correre rischi. Inoltre Trumpi ha chiesto di poter far eseguire l’autopsia dal suo staff, perche’ teme possa essere stato veicolato qualcosa. Se il timore lo ha lui, si figuri io”“bene, dopodomani notte. Abbiamo gia’ un nostro collaboratore pronto che farà entrare i due uomini dal cancello sul retro dell’istituto. Viincontrerete nei locali cucina”“bene. A presto”si alzò dalla scomoda posizione, e percorsi pochi passi si ritrovò di nuovo all’esterno. La piazza era illuminata dal sole, ma nonostante ciò lei sentì dei brividi di freddo, mentre tornava verso l’istituto.La sera dell’appuntamento Milena era nei locali cucina deserti, la tessera magnetica tra le mani, in attesa delle persone inviatele dai committenti. Quando la porta che dava all’esterno si aprì, fecero il loro ingresso due uomini. Entrambi con i capelli rasati, alti oltre un metro e ottanta, ben piazzati ed atletici. Vestiti interamente di nero, le uniche parti scoperte del corpo erano i volti, ed ognuno di loro aveva un borsone a tracolla.“dottoressa”“salve, avete tutto?”“certo, ecco, tenga”indossarono velocemente le tute NBC e si diressero verso le cantine. Una volta giunti davanti alla porta blindata Milena posizionò la tessera davanti allo scanner, e con un scatto metallico la serratura si aprì.Nessuno dei tre parlava, mentre scendevano le scale di metallo che portavano al piano inferiore.Le pareti erano rivestite di pannelli in plastica morbida, così come i corrimano delle scale.Terminate le scale si trovarono davanti un lungo corridoio, su cui si affacciavano delle porte metalliche, come fossero celle. I visori agli infrarossi rendevano perfettamente la scena, come fosse stato giorno. In fondo al corridoio si vedeva una porta a vetri, ed all’interno un laboratorio, illuminato. Era difficile respirare dentro le tute NBC, ma il rischio era troppo grande, troppo alto.Entrarono nel laboratorio, dove c’erano i consueti macchinari da analisi, contenitori stagni, refrigeratori, e poi una serie di schermi, che mostravano l’interno delle celle. Inoltre alcune teche di vetro con all’interno della terra. Ad una osservazione più attenta si resero conto che si trattava di terrari, 5 per la precisione, ed in tre di questi si vedevano delle formiche muoversi operose, mentre nelle restanti 2 l’attività sembrava sospesa, con gli insetti immobili, paralizzati.“ma che diav…?”Milena si avvicinò agli schermi, e vide che in una cella c’era un fagotto a terra, sembrava un cane di cera, ed in un’altra un manichino di un uomo, ricoperto anch’esso di cera fusa. E poi ancora una strana forma, forse di un gatto, ed un altro manichino a forma di uomo nelle ultime due celle. Ma chi poteva aver realizzato quelle strane sculture? E perche’ la cera era fusa?“dottoressa, che ne pensa?”chiese uno dei due uomini“non…non penso nulla”“che facciamo? Dove troviamo l’O.U.T.?”“cerchiamo nei cont….”una serie di scatti metallici fece sussultare il terzetto, e poi, dal corridoio, una serie di rumori“vai a controllare”disse Milena all’uomo alla sua destra“si, dottoressa….oh cazzo”dalla porta stavano entrando le figure che prima erano nelle celle, ma non erano manichini o statue“ma sono..vivi? Dottoressa, che facciamo?”“cerchiamo di uscire da qui senza farci toccare, non so cosa sia successo, ma non voglio rischiare”le figure si muovevano lentamente, così i tre riuscirono ad eluderli senza problemi, raggiungendo velocemente le scale, ma una volta saliti, la porta blindata non si aprì“dottoressa, si sbrighi”“non si apre, non si apre”“lasci fare a me”la tessera veniva posizionata sullo scanner, ma nulla, la porta era bloccata, e dietro di loro le due figure maschili li avevano gia’ raggiunti“dottoressa, dobbiamo sparare?”“provate ad allontanarli spingendoli”Nonostante le forti spinte date dai due, le figure continuavano ad avanzare, come se non sentissero i colpi ricevuti”“dottoressa, opzione proiettili”“si…temo sia l’unica opzione”gli uomini presero le pistole, misero i silenziatori e spararono alle figure, ma le pallottole non sortirono effetto, e vennero presto raggiunti, anche se le tute NBC li proteggevano dal contatto“non muoiono cazzo non muoiono”uno dei due collaboratori gridò dal dolore, quando ciò che sembrava un cane lo morse al polpaccio“bastardo….schifoso”due colpi sparati in rapida successione, ma l’animale non lasciava la presa“spara! sparagli alla testa!”anche il secondo collaboratore provo’ una fitta di dolore, alla spalle, quando una delle due strane figure gli ficcò i denti nella carne, attraverso la tuta“cristo, ma che sono! Che cazzo sono queste creature”i visori notturni rendevano verde anche il sangue, mentre Milena era piegata, in ginocchio, riparandosi come meglio poteva. Vide che le scale erano libere, e con uno scatto si precipitò giù, verso il corridoio, fino a raggiungere il laboratorio, inseguita dalle urla e dagli spari.Una volta entrata cercò il pulsante che sigillava la porta, e poi si accasciò per terra, piangendo.Il silenzio calò improvviso, niente piu’ urla, niente spari.Milena si alzò con cautela, e provò a sbirciare oltre la porta a vetri. Ciò che vide la atterrì e sobbalzò all’indietro, cadendo a terra.Oltre il vetro c’erano le figure che erano nelle celle, e dietro di loro i due uomini, immobili, come fossero morti. Eppure tutti guardavano verso di lei, compresi i due animali.Le venne da dar di stomaco, aprì la tuta e vomitò, piangendo, terrorizzata dalla situazione.“dottoressa Corsi, che succede? Dovrebbe essere felice, ha trovato cio’ che cercava”la donna alzò la testa, pulendosi con le mani“chi 蔓non riconosce la mia voce?”“professore? Professer Trumpi? La prego mi faccia uscire”“impossibile dottoressa, ormai si è aperta la tuta”“ma…ma non sono stata toccata da…da…cosa sono quelle cose?”“sono uomini, o meglio, erano uomini, un cane, ed un gatto”“ma..”“lei era curiosa di sapere cosa fosse l’U.O.T., giusto?”“no, io…era Morosi che voleva…”“Morosi, che ingenuo, ha rischiato senza neanche sapere a cosa andava incontro”“ma ha rischiato cosa? Cosaaa? Cosa gli e’ accaduto!!?”“O.U.T., questa sigla non le dice nulla, ma se le dicessi Ophiocordyceps unilateralis ?”“Ophiocordyceps unilateralis …è…un fungo…un fungo che attacca le formiche”“ottimo, sapevo che non mi avrebbe deluso: il fungo delle formiche zombie”“si, si ricordo, ma che c’entra?”“mio padre fu uno dei primi a studiare la possibilità di sfruttare le caratteristiche del fungo, ma purtroppo la malattia non gli ha consentito di continuare le sue ricerche”“ma quali caratteristiche? Di cosa parla?”“vede, quel fungo controlla i muscoli degli animali senza toccare il cervello”“si, ricordo, ecco perche’ formiche zombie”“esatto, e le spinge a cercare luoghi adatti per riprodursi, liberando le spore. Ebbene, mio padre studiò un derivato del fungo, che inoculato nelle persone affette da tetraplegia le faceva muovere, bypassando, per così dire, i controlli del cervello”“è…è geniale”“vero? Purtroppo il fungo, modificato, ha bisogno di ospiti umani per riprodursi. Colture viventi, per così dire, e quindi sono stato costretto a sacrificare due pazienti dell’istituto e, come vede, quei due sfortunati animali”“è mostruoso, orribile, lei è un pazzo”“lei crede? Eppure l’O.U.T., a proposito, la T sta per Trumpi, rivoluzionerà il campo medico, ovviamente senza brevetto”“allora..Morosi aveva ragione”“già, e quell’idiota aveva pure provato a ricattarmi, ma ormai era condannato”“e…come sapeva di me”“non ho trovato la scheda magnetica addosso a lui, ed avevo notato che le si era avvicinato nei suoi ultimi istanti”“mi lasci uscire, la posso aiutare”“mia cara dottoressa, non mi ha ascoltato? Il fungo diffonde le spore nell’aria, ormai lei è condannata”“la prego, ci deve essere una cura”“ahimè no, al momento attuale no, ma certo, lei resterà cosciente, quindi magari il suo cervello potrà elaborare qualcosa durante i periodi di stasi”“lei è un pazzo, pazzo”“lei è stata una pazza, avrebbe condiviso con me la gloria ed il successo, ed invece ora il suo futuro è definito da una spora”“la prego…la prego….anche Morosi era stato infettato ma si è aggirato per l’istituto, anche lui era condannato, perché di lui non ha avuto paura?”“Morosi non era stato infettato dalle spore come lei, bensì da un derivato dell’O.U.T. che gli ho inoculato io”“ma era sceso anche lui qui sotto senza tuta”“mia cara, bella Milena, non penserà che io lavori li sotto indossando una tuta NBC vero? Morosi si era fermato al laboratorio, senza aprire le celle, ed è da li che partono le spore, e quando anche lei sarà definitivamente…come dire…contagiata, gli aspiratori ed i depuratori renderanno l’aria nuovamente respirabile”Milena iniziò a piangere, mentre le luci del laboratorio si accendevano, e la porta a vetri si apriva, comandata a distanza da Trumpi.Le figure oltre la porta la osservarono, e poi tornarono alle proprie celle, lasciandola seduta a terra“ma..perch蔓perchè ormai anche lei è infetta, non riveste alcun interesse per loro….a proposito, la sua cella è l’ultima in fondo, prima delle scale. Buon sonno dottoressa Corsi”. lui la osservò per un attimo, tenendo sospesa una frase, incerto se parlare o meno, cosa che non sfuggì a Milena “no, figurati, è che…mi chiedevo, non pensi davvero che li sotto ci sia il tesoro degli ebrei nascosti da Trumpi padre, vero?” “ma no certo, scherzavo, secondo me è solo un luogo a cui tiene particolarmente, ma non penso ci sia nulla di misterioso” “e invece, io credo che qualcosa ci sia” Lui prese una cartellina rigida, al cui interna erano contenuti le risultanze delle sperimentazioni effettuate “guarda, osserva attentamente questi dati….cosa manca?” “non saprei, penso nulla, ormai li conosciamo bene, li abbiamo analizzati diverse volte” “si, ed ogni volta diamo per scontato un elemento, che invece manca” Milena sapeva bene di cosa stava parlando il suo collega, se ne era accorta subito, ma non poteva mostrare troppo interesse “certo, è ovvio che tu non capisca, perché come me guardi senza leggere, ma guarda questa sostanza, lo O.U.T.” “si, e allora? Non è quella per cui siete in attesa del brevetto?” “non esattamente, cioè, è quella, ma in realtà nessuno di noi ne conosce la composizione” lui si tolse gli occhiali, iniziando a lucidarli con un panno preso dalla tasca dei pantaloni, osservando Milena “non lo so dove è stata sviluppata” “quindi sei entrato nello staff successivamente al suo impiego iniziale?” “no, io sono qui dall’inizio, da quando Trumpi ha iniziato la sperimentazione” la donna si sedette su una sedia ergonomica, sventolandosi con dei fogli “mi stai facendo venire il mal di testa, lasciamo perdere” Morosi si inginocchiò davanti a lei, posando il braccio sulle sue ginocchia, lasciate scoperte dalla gonna leggermente salita “non è complicato…ti sto dicendo che Trumpi non ha rivelato a nessuno cosa sia questa sostanza…e che….” lasciò in sospeso la frase, mentre le sue dita sfioravano leggere la pelle delle gambe di Milena, che sembrava non accorgersi del movimento “…e che secondo me nelle cantine c’è un laboratorio” lei scoppiò a ridere, alzandosi e sottraendosi al tocco del collega “ma dai, Trumpi come il dottor Jeckyl? Nel laboratorio in cantina, di notte, assieme ai fantasmi….” “dai, non scherzare, ho cercato nell’ufficio di Trumpi, ho frugato ovunque nei giorni passati, e non c’è alcun riferimento alll’O.U.T.” finalmente era arrivato dove lei lo voleva portare fin dall’inizio. Anche secondo Milena la formula dell’O.U.T. , qualsiasi cosa fosse, era nascosta nelle cantine, ma non poteva essere lei a dirlo a Morosi, doveva arrivarci da solo “allora mistero risolto, ecco perchè sono interdetti a chiunque” “eh si, ma il modo di arrivarci c’è” “basta abilitare la scheda di qualcun altro” “e come intendi fare? Non credo ci sia una applicazione scaricabile” “a volte sei davvero ingenua, è chiaro che il software, o il programma, o quel che è, deve essere nell’ufficio di Trumpi” la donna si poggiò con le braccia ad una scrivania, apparentemente leggendo alcuni fogli, ma in realtà assicurandosi che le sue forme fossero messe in evidenza dalla posizione. In pochi minuti la presenza dell’uomo, dietro di lei, le confermò che era riuscita nell’intento. Quando senti le mani dell’uomo sui suoi fianchi non si mosse, ma emise un leggero sospiro, e quando lui le bacio il collo, premendo il suo bacino contro il suo corpo, fece finta di perdere l’equilibrio, scivolando sulla scrivania. Si voltò, trovando le labbra dell’uomo vicino alle sue “aspettiamo…non voglio che Trumpi ci possa scoprire e si ingelosisca” “no, assolutamente, ma a volte, da come mi guarda, da come mi chiama, ho il sospetto si aspetti altro” “già, e bravo Trumpi. Il serio professore che dall’alto della sua posizione si comporta da dominus sul personale dipendente” “è solo un sospetto, ma non voglio che possa risentirsi in qualche modo del nostro rapporto o….” “…ma voglio fare comunque in modo che non possa in alcun modo ostacolarci o tenerci in pugno” “scoprirò cosa è l’O.U.T., e farò in modo di giocare ad armi pari”” “non fare sciocchezze, lascia stare, tra poco sarà brevettato e potremo uscire allo scoperto” “credi davvero che lo brevetterà? Pensaci bene, un farmaco in grado di guarire dalla tetraplegia, l’unico al mondo, non esiste cifra che possa ripagare questo brevetto, è come se avesse scoperto la cura per il cancro, anzi, di più, pensa a quanti sportivi, personaggi celebri sono rimasti invalidi per colpa di un incidente” “consideralo un anticipo sui nostri sogni” ed uscì dalla stanza in cui si trovavano, senza voltarsi. Milena non vide Morosi per circa tre giorni, fatto alquanto strano, poiché si incontravano spesso durante il giorno. Non poteva chiamarlo, non voleva destare sospetti in caso si controllo dei telefoni aziendali, e sul suo telefono personale non aveva il numero. Avrebbe potuto scrivergli una mail per posta elettronica, ma preferì attendere, cercando di indagare in modo discreto. Se lo trovò davanti all’improvviso, mentre si recava nell’ufficio di Trumpi, che la aveva fatta chiamare“Marcello, eccoti, che fine avevi fatto?”il collega la guardò per un istante, e nei suoi occhi lei si accorse di qualcosa di strano, come fossero lucidi“che ti succede Marcello? Stai bene?”“si…io, ti devo parlare, dopo, quando uscirò dalla sua stanza”“devi parlare con lui? È per questo che mi ha fatto chiamare?”“no..no…non sa che sono qui”e la scansò di lato, per aprire la porta che introduceva nell’ufficio di Trumpi. Milena restò all’esterno, sedendosi su una sedia del corridoioDopo circa 30 minuti, Milena vide Morosi uscire dall’ufficio. Era in piedi, fissandola freddamente. Lei si alzò di scatto e lo raggiunse, pendendogli una mano“eccoti…allora? Cosa è successo?”lui non parlava, anche se cercava di farlo muovendo la bocca, ma sembrava facesse uno sforzo“che ti succede? Mi fai preoccupare”“i…io….s…sno…scso”“sei sceso? Non capisco…sceso dove…nelle cantine?”“ssi…si…”“ma tu stai male, vieni, siediti”“nno…no, ti…tieni…”e dalla sua mano fece scivolare la sua scheda magnetica per l’accesso nei reparti dentro la tasca del camice di Milena“ma cosa fai…perch蔓dvo…andare….ti ch…ch…chiamo…”“ma dove vai, da solo”“mmeglio….non ti preoccu….pre”la allontanò da sé con una spinta e si diresse, a passo incerto, verso l’uscita del centro. Milena non sapeva come comportarsi, cosa fare. Era ovvio che al suo collega era successo qualcosa, ma cosa? Era successo negli scantinati?Riprese il suo posto sulla sedia, cercando di capire, di riflettere, quando sentì delle grida provenire dai corridoi esterni.Si precipitò in direzione delle voci, e vide Morosi che cercava di sfondare a spallate la porta metallica delle cantine, ignorando le guardie di sicurezza che provavano a fermarlo.Gli si avvicinò provando a calmarlo“Marcello…dottor Morosi….si calmi”lui la guardò intensamente, poi le sue mani si intrufolarono nelle tasche del camice cella donna, alla ricerca della tessera magnetica, che lei però aveva già tolto e messo al sicuro“ma che fa dottore, si fermi…mi lasci”lei cadde all’indietro, ma prima che Morosi potesse gettarglisi sopra, una guardia lo colpì alla nuca con la pistola.Due occhi iniettati di sangue si volsero verso l’addetto alla sicurezza, e poi con uno scatto rabbioso le mani di Morosi si mossero, cercando il collo dell’uomo.Uno sparo, e colui che una volta era uno stimato professore del centro Hyperion cadde a terra.Un fiore rosso si aprì sul suo fianco, mentre Trumpi, in piedi e con la pistola in mano, osservava silenziosamente la scena. Poi si diresse verso Milena, aiutandola ad alzarsi“tutto bene dottoressa?”“si, si sto bene…ma lui…cosa gli ha preso”“lo ignoro, ma l’autopsia ci aiuterà a capire”“oddio che tragedia…era così buono, gentile”“si, ne convengo, ma cosa cercava nelle sue tasche?”un attimo di silenzio, necessario per elaborare una risposta“non ne sono sicura, ma mi sussurrava all’orecchio che voleva il suo telefono indietro”“il suo telefono? Lo ha lei?”“no assolutamente, ho il mio, come tutti”“che stranezza….spero di venirne a capo”“si, lo spero anche io professor Trumpi”“la prego, si riposi, parleremo piu’ tardi”mentre la donna si allontanava sentì che qualcuno stava chiamando la polizia, mentre Trumpi si chinava sul corpo di Morosi, che improvvisamente si sollevò tra lo stupore delle persone, e poi si scagliò contro la porta blindata degli scantinati, con la testa, cercando di sfondarla. Seguì un’esplosione di sangue e materia cerebrale, e grida di orrore, gente che scappava. Solo Trumpi restava in piedi, immobile, senza mostrare alcuna emozione.Il giorno seguente Milena si rigirava tra le mani la tessera magnetica, incerta sul da farsi. Cosa aveva scoperto Morosi? E cosa voleva dirle? Se era sceso li sotto e si era infettato, era rischioso anche per lei. Eppure il suo compito era chiaro. Doveva avvisare i suoi committenti e chiedere ausilio, non voleva andare da sola in un luogo potenzialmente pericoloso.Uscita dall’istituto si recò verso piazza Euclide, ed entrò nella grande Basilica del Cuore Immacolato di Maria, perdendosi nelle ombre della prima cappella a destra. Si inginocchiò ad un lato del confessionale“padre”“lasciamo stare queste idiozie, cosa e’ successo?”la donna raccontò gli avvenimenti del giorno prima, senza tralasciare alcun particolare“sei sicura che Trumpi non sospetti nulla?”“certo, e perche’ dovrebbe sospettare? Non ho mai mostrato interesse diretto alle cantine”“e come hai intenzione di agire?”“mi servono almeno due uomini, con tute NBC”“tute NBC? A cosa ti servono?”“se Morosi e’ stato infettato da qualcosa, non voglio correre rischi. Inoltre Trumpi ha chiesto di poter far eseguire l’autopsia dal suo staff, perche’ teme possa essere stato veicolato qualcosa. Se il timore lo ha lui, si figuri io”“bene, dopodomani notte. Abbiamo gia’ un nostro collaboratore pronto che farà entrare i due uomini dal cancello sul retro dell’istituto. Viincontrerete nei locali cucina”“bene. A presto”si alzò dalla scomoda posizione, e percorsi pochi passi si ritrovò di nuovo all’esterno. La piazza era illuminata dal sole, ma nonostante ciò lei sentì dei brividi di freddo, mentre tornava verso l’istituto.La sera dell’appuntamento Milena era nei locali cucina deserti, la tessera magnetica tra le mani, in attesa delle persone inviatele dai committenti. Quando la porta che dava all’esterno si aprì, fecero il loro ingresso due uomini. Entrambi con i capelli rasati, alti oltre un metro e ottanta, ben piazzati ed atletici. Vestiti interamente di nero, le uniche parti scoperte del corpo erano i volti, ed ognuno di loro aveva un borsone a tracolla.“dottoressa”“salve, avete tutto?”“certo, ecco, tenga”indossarono velocemente le tute NBC e si diressero verso le cantine. Una volta giunti davanti alla porta blindata Milena posizionò la tessera davanti allo scanner, e con un scatto metallico la serratura si aprì.Nessuno dei tre parlava, mentre scendevano le scale di metallo che portavano al piano inferiore.Le pareti erano rivestite di pannelli in plastica morbida, così come i corrimano delle scale.Terminate le scale si trovarono davanti un lungo corridoio, su cui si affacciavano delle porte metalliche, come fossero celle. I visori agli infrarossi rendevano perfettamente la scena, come fosse stato giorno. In fondo al corridoio si vedeva una porta a vetri, ed all’interno un laboratorio, illuminato. Era difficile respirare dentro le tute NBC, ma il rischio era troppo grande, troppo alto.Entrarono nel laboratorio, dove c’erano i consueti macchinari da analisi, contenitori stagni, refrigeratori, e poi una serie di schermi, che mostravano l’interno delle celle. Inoltre alcune teche di vetro con all’interno della terra. Ad una osservazione più attenta si resero conto che si trattava di terrari, 5 per la precisione, ed in tre di questi si vedevano delle formiche muoversi operose, mentre nelle restanti 2 l’attività sembrava sospesa, con gli insetti immobili, paralizzati.“ma che diav…?”Milena si avvicinò agli schermi, e vide che in una cella c’era un fagotto a terra, sembrava un cane di cera, ed in un’altra un manichino di un uomo, ricoperto anch’esso di cera fusa. E poi ancora una strana forma, forse di un gatto, ed un altro manichino a forma di uomo nelle ultime due celle. Ma chi poteva aver realizzato quelle strane sculture? E perche’ la cera era fusa?“dottoressa, che ne pensa?”chiese uno dei due uomini“non…non penso nulla”“che facciamo? Dove troviamo l’O.U.T.?”“cerchiamo nei cont….”una serie di scatti metallici fece sussultare il terzetto, e poi, dal corridoio, una serie di rumori“vai a controllare”disse Milena all’uomo alla sua destra“si, dottoressa….oh cazzo”dalla porta stavano entrando le figure che prima erano nelle celle, ma non erano manichini o statue“ma sono..vivi? Dottoressa, che facciamo?”“cerchiamo di uscire da qui senza farci toccare, non so cosa sia successo, ma non voglio rischiare”le figure si muovevano lentamente, così i tre riuscirono ad eluderli senza problemi, raggiungendo velocemente le scale, ma una volta saliti, la porta blindata non si aprì“dottoressa, si sbrighi”“non si apre, non si apre”“lasci fare a me”la tessera veniva posizionata sullo scanner, ma nulla, la porta era bloccata, e dietro di loro le due figure maschili li avevano gia’ raggiunti“dottoressa, dobbiamo sparare?”“provate ad allontanarli spingendoli”Nonostante le forti spinte date dai due, le figure continuavano ad avanzare, come se non sentissero i colpi ricevuti”“dottoressa, opzione proiettili”“si…temo sia l’unica opzione”gli uomini presero le pistole, misero i silenziatori e spararono alle figure, ma le pallottole non sortirono effetto, e vennero presto raggiunti, anche se le tute NBC li proteggevano dal contatto“non muoiono cazzo non muoiono”uno dei due collaboratori gridò dal dolore, quando ciò che sembrava un cane lo morse al polpaccio“bastardo….schifoso”due colpi sparati in rapida successione, ma l’animale non lasciava la presa“spara! sparagli alla testa!”anche il secondo collaboratore provo’ una fitta di dolore, alla spalle, quando una delle due strane figure gli ficcò i denti nella carne, attraverso la tuta“cristo, ma che sono! Che cazzo sono queste creature”i visori notturni rendevano verde anche il sangue, mentre Milena era piegata, in ginocchio, riparandosi come meglio poteva. Vide che le scale erano libere, e con uno scatto si precipitò giù, verso il corridoio, fino a raggiungere il laboratorio, inseguita dalle urla e dagli spari.Una volta entrata cercò il pulsante che sigillava la porta, e poi si accasciò per terra, piangendo.Il silenzio calò improvviso, niente piu’ urla, niente spari.Milena si alzò con cautela, e provò a sbirciare oltre la porta a vetri. Ciò che vide la atterrì e sobbalzò all’indietro, cadendo a terra.Oltre il vetro c’erano le figure che erano nelle celle, e dietro di loro i due uomini, immobili, come fossero morti. Eppure tutti guardavano verso di lei, compresi i due animali.Le venne da dar di stomaco, aprì la tuta e vomitò, piangendo, terrorizzata dalla situazione.“dottoressa Corsi, che succede? Dovrebbe essere felice, ha trovato cio’ che cercava”la donna alzò la testa, pulendosi con le mani“chi 蔓non riconosce la mia voce?”“professore? Professer Trumpi? La prego mi faccia uscire”“impossibile dottoressa, ormai si è aperta la tuta”“ma…ma non sono stata toccata da…da…cosa sono quelle cose?”“sono uomini, o meglio, erano uomini, un cane, ed un gatto”“ma..”“lei era curiosa di sapere cosa fosse l’U.O.T., giusto?”“no, io…era Morosi che voleva…”“Morosi, che ingenuo, ha rischiato senza neanche sapere a cosa andava incontro”“ma ha rischiato cosa? Cosaaa? Cosa gli e’ accaduto!!?”“O.U.T., questa sigla non le dice nulla, ma se le dicessi Ophiocordyceps unilateralis ?”“Ophiocordyceps unilateralis …è…un fungo…un fungo che attacca le formiche”“ottimo, sapevo che non mi avrebbe deluso: il fungo delle formiche zombie”“si, si ricordo, ma che c’entra?”“mio padre fu uno dei primi a studiare la possibilità di sfruttare le caratteristiche del fungo, ma purtroppo la malattia non gli ha consentito di continuare le sue ricerche”“ma quali caratteristiche? Di cosa parla?”“vede, quel fungo controlla i muscoli degli animali senza toccare il cervello”“si, ricordo, ecco perche’ formiche zombie”“esatto, e le spinge a cercare luoghi adatti per riprodursi, liberando le spore. Ebbene, mio padre studiò un derivato del fungo, che inoculato nelle persone affette da tetraplegia le faceva muovere, bypassando, per così dire, i controlli del cervello”“è…è geniale”“vero? Purtroppo il fungo, modificato, ha bisogno di ospiti umani per riprodursi. Colture viventi, per così dire, e quindi sono stato costretto a sacrificare due pazienti dell’istituto e, come vede, quei due sfortunati animali”“è mostruoso, orribile, lei è un pazzo”“lei crede? Eppure l’O.U.T., a proposito, la T sta per Trumpi, rivoluzionerà il campo medico, ovviamente senza brevetto”“allora..Morosi aveva ragione”“già, e quell’idiota aveva pure provato a ricattarmi, ma ormai era condannato”“e…come sapeva di me”“non ho trovato la scheda magnetica addosso a lui, ed avevo notato che le si era avvicinato nei suoi ultimi istanti”“mi lasci uscire, la posso aiutare”“mia cara dottoressa, non mi ha ascoltato? Il fungo diffonde le spore nell’aria, ormai lei è condannata”“la prego, ci deve essere una cura”“ahimè no, al momento attuale no, ma certo, lei resterà cosciente, quindi magari il suo cervello potrà elaborare qualcosa durante i periodi di stasi”“lei è un pazzo, pazzo”“lei è stata una pazza, avrebbe condiviso con me la gloria ed il successo, ed invece ora il suo futuro è definito da una spora”“la prego…la prego….anche Morosi era stato infettato ma si è aggirato per l’istituto, anche lui era condannato, perché di lui non ha avuto paura?”“Morosi non era stato infettato dalle spore come lei, bensì da un derivato dell’O.U.T. che gli ho inoculato io”“ma era sceso anche lui qui sotto senza tuta”“mia cara, bella Milena, non penserà che io lavori li sotto indossando una tuta NBC vero? Morosi si era fermato al laboratorio, senza aprire le celle, ed è da li che partono le spore, e quando anche lei sarà definitivamente…come dire…contagiata, gli aspiratori ed i depuratori renderanno l’aria nuovamente respirabile”Milena iniziò a piangere, mentre le luci del laboratorio si accendevano, e la porta a vetri si apriva, comandata a distanza da Trumpi.Le figure oltre la porta la osservarono, e poi tornarono alle proprie celle, lasciandola seduta a terra“ma..perch蔓perchè ormai anche lei è infetta, non riveste alcun interesse per loro….a proposito, la sua cella è l’ultima in fondo, prima delle scale. Buon sonno dottoressa Corsi”. Milena non vide Morosi per circa tre giorni, fatto alquanto strano, poiché si incontravano spesso durante il giorno. Non poteva chiamarlo, non voleva destare sospetti in caso si controllo dei telefoni aziendali, e sul suo telefono personale non aveva il numero. Avrebbe potuto scrivergli una mail per posta elettronica, ma preferì attendere, cercando di indagare in modo discreto. Se lo trovò davanti all’improvviso, mentre si recava nell’ufficio di Trumpi, che la aveva fatta chiamare“Marcello, eccoti, che fine avevi fatto?”il collega la guardò per un istante, e nei suoi occhi lei si accorse di qualcosa di strano, come fossero lucidi“che ti succede Marcello? Stai bene?”“si…io, ti devo parlare, dopo, quando uscirò dalla sua stanza”“devi parlare con lui? È per questo che mi ha fatto chiamare?”“no..no…non sa che sono qui”e la scansò di lato, per aprire la porta che introduceva nell’ufficio di Trumpi. Milena restò all’esterno, sedendosi su una sedia del corridoioDopo circa 30 minuti, Milena vide Morosi uscire dall’ufficio. Era in piedi, fissandola freddamente. Lei si alzò di scatto e lo raggiunse, pendendogli una mano“eccoti…allora? Cosa è successo?”lui non parlava, anche se cercava di farlo muovendo la bocca, ma sembrava facesse uno sforzo“che ti succede? Mi fai preoccupare”“i…io….s…sno…scso”“sei sceso? Non capisco…sceso dove…nelle cantine?”“ssi…si…”“ma tu stai male, vieni, siediti”“nno…no, ti…tieni…”e dalla sua mano fece scivolare la sua scheda magnetica per l’accesso nei reparti dentro la tasca del camice di Milena“ma cosa fai…perch蔓dvo…andare….ti ch…ch…chiamo…”“ma dove vai, da solo”“mmeglio….non ti preoccu….pre”la allontanò da sé con una spinta e si diresse, a passo incerto, verso l’uscita del centro. Milena non sapeva come comportarsi, cosa fare. Era ovvio che al suo collega era successo qualcosa, ma cosa? Era successo negli scantinati?Riprese il suo posto sulla sedia, cercando di capire, di riflettere, quando sentì delle grida provenire dai corridoi esterni.Si precipitò in direzione delle voci, e vide Morosi che cercava di sfondare a spallate la porta metallica delle cantine, ignorando le guardie di sicurezza che provavano a fermarlo.Gli si avvicinò provando a calmarlo“Marcello…dottor Morosi….si calmi”lui la guardò intensamente, poi le sue mani si intrufolarono nelle tasche del camice cella donna, alla ricerca della tessera magnetica, che lei però aveva già tolto e messo al sicuro“ma che fa dottore, si fermi…mi lasci”lei cadde all’indietro, ma prima che Morosi potesse gettarglisi sopra, una guardia lo colpì alla nuca con la pistola.Due occhi iniettati di sangue si volsero verso l’addetto alla sicurezza, e poi con uno scatto rabbioso le mani di Morosi si mossero, cercando il collo dell’uomo.Uno sparo, e colui che una volta era uno stimato professore del centro Hyperion cadde a terra.Un fiore rosso si aprì sul suo fianco, mentre Trumpi, in piedi e con la pistola in mano, osservava silenziosamente la scena. Poi si diresse verso Milena, aiutandola ad alzarsi“tutto bene dottoressa?”“si, si sto bene…ma lui…cosa gli ha preso”“lo ignoro, ma l’autopsia ci aiuterà a capire”“oddio che tragedia…era così buono, gentile”“si, ne convengo, ma cosa cercava nelle sue tasche?”un attimo di silenzio, necessario per elaborare una risposta“non ne sono sicura, ma mi sussurrava all’orecchio che voleva il suo telefono indietro”“il suo telefono? Lo ha lei?”“no assolutamente, ho il mio, come tutti”“che stranezza….spero di venirne a capo”“si, lo spero anche io professor Trumpi”“la prego, si riposi, parleremo piu’ tardi”mentre la donna si allontanava sentì che qualcuno stava chiamando la polizia, mentre Trumpi si chinava sul corpo di Morosi, che improvvisamente si sollevò tra lo stupore delle persone, e poi si scagliò contro la porta blindata degli scantinati, con la testa, cercando di sfondarla. Seguì un’esplosione di sangue e materia cerebrale, e grida di orrore, gente che scappava. Solo Trumpi restava in piedi, immobile, senza mostrare alcuna emozione.Il giorno seguente Milena si rigirava tra le mani la tessera magnetica, incerta sul da farsi. Cosa aveva scoperto Morosi? E cosa voleva dirle? Se era sceso li sotto e si era infettato, era rischioso anche per lei. Eppure il suo compito era chiaro. Doveva avvisare i suoi committenti e chiedere ausilio, non voleva andare da sola in un luogo potenzialmente pericoloso.Uscita dall’istituto si recò verso piazza Euclide, ed entrò nella grande Basilica del Cuore Immacolato di Maria, perdendosi nelle ombre della prima cappella a destra. Si inginocchiò ad un lato del confessionale“padre”“lasciamo stare queste idiozie, cosa e’ successo?”la donna raccontò gli avvenimenti del giorno prima, senza tralasciare alcun particolare“sei sicura che Trumpi non sospetti nulla?”“certo, e perche’ dovrebbe sospettare? Non ho mai mostrato interesse diretto alle cantine”“e come hai intenzione di agire?”“mi servono almeno due uomini, con tute NBC”“tute NBC? A cosa ti servono?”“se Morosi e’ stato infettato da qualcosa, non voglio correre rischi. Inoltre Trumpi ha chiesto di poter far eseguire l’autopsia dal suo staff, perche’ teme possa essere stato veicolato qualcosa. Se il timore lo ha lui, si figuri io”“bene, dopodomani notte. Abbiamo gia’ un nostro collaboratore pronto che farà entrare i due uomini dal cancello sul retro dell’istituto. Viincontrerete nei locali cucina”“bene. A presto”si alzò dalla scomoda posizione, e percorsi pochi passi si ritrovò di nuovo all’esterno. La piazza era illuminata dal sole, ma nonostante ciò lei sentì dei brividi di freddo, mentre tornava verso l’istituto.La sera dell’appuntamento Milena era nei locali cucina deserti, la tessera magnetica tra le mani, in attesa delle persone inviatele dai committenti. Quando la porta che dava all’esterno si aprì, fecero il loro ingresso due uomini. Entrambi con i capelli rasati, alti oltre un metro e ottanta, ben piazzati ed atletici. Vestiti interamente di nero, le uniche parti scoperte del corpo erano i volti, ed ognuno di loro aveva un borsone a tracolla.“dottoressa”“salve, avete tutto?”“certo, ecco, tenga”indossarono velocemente le tute NBC e si diressero verso le cantine. Una volta giunti davanti alla porta blindata Milena posizionò la tessera davanti allo scanner, e con un scatto metallico la serratura si aprì.Nessuno dei tre parlava, mentre scendevano le scale di metallo che portavano al piano inferiore.Le pareti erano rivestite di pannelli in plastica morbida, così come i corrimano delle scale.Terminate le scale si trovarono davanti un lungo corridoio, su cui si affacciavano delle porte metalliche, come fossero celle. I visori agli infrarossi rendevano perfettamente la scena, come fosse stato giorno. In fondo al corridoio si vedeva una porta a vetri, ed all’interno un laboratorio, illuminato. Era difficile respirare dentro le tute NBC, ma il rischio era troppo grande, troppo alto.Entrarono nel laboratorio, dove c’erano i consueti macchinari da analisi, contenitori stagni, refrigeratori, e poi una serie di schermi, che mostravano l’interno delle celle. Inoltre alcune teche di vetro con all’interno della terra. Ad una osservazione più attenta si resero conto che si trattava di terrari, 5 per la precisione, ed in tre di questi si vedevano delle formiche muoversi operose, mentre nelle restanti 2 l’attività sembrava sospesa, con gli insetti immobili, paralizzati.“ma che diav…?”Milena si avvicinò agli schermi, e vide che in una cella c’era un fagotto a terra, sembrava un cane di cera, ed in un’altra un manichino di un uomo, ricoperto anch’esso di cera fusa. E poi ancora una strana forma, forse di un gatto, ed un altro manichino a forma di uomo nelle ultime due celle. Ma chi poteva aver realizzato quelle strane sculture? E perche’ la cera era fusa?“dottoressa, che ne pensa?”chiese uno dei due uomini“non…non penso nulla”“che facciamo? Dove troviamo l’O.U.T.?”“cerchiamo nei cont….”una serie di scatti metallici fece sussultare il terzetto, e poi, dal corridoio, una serie di rumori“vai a controllare”disse Milena all’uomo alla sua destra“si, dottoressa….oh cazzo”dalla porta stavano entrando le figure che prima erano nelle celle, ma non erano manichini o statue“ma sono..vivi? Dottoressa, che facciamo?”“cerchiamo di uscire da qui senza farci toccare, non so cosa sia successo, ma non voglio rischiare”le figure si muovevano lentamente, così i tre riuscirono ad eluderli senza problemi, raggiungendo velocemente le scale, ma una volta saliti, la porta blindata non si aprì“dottoressa, si sbrighi”“non si apre, non si apre”“lasci fare a me”la tessera veniva posizionata sullo scanner, ma nulla, la porta era bloccata, e dietro di loro le due figure maschili li avevano gia’ raggiunti“dottoressa, dobbiamo sparare?”“provate ad allontanarli spingendoli”Nonostante le forti spinte date dai due, le figure continuavano ad avanzare, come se non sentissero i colpi ricevuti”“dottoressa, opzione proiettili”“si…temo sia l’unica opzione”gli uomini presero le pistole, misero i silenziatori e spararono alle figure, ma le pallottole non sortirono effetto, e vennero presto raggiunti, anche se le tute NBC li proteggevano dal contatto“non muoiono cazzo non muoiono”uno dei due collaboratori gridò dal dolore, quando ciò che sembrava un cane lo morse al polpaccio“bastardo….schifoso”due colpi sparati in rapida successione, ma l’animale non lasciava la presa“spara! sparagli alla testa!”anche il secondo collaboratore provo’ una fitta di dolore, alla spalle, quando una delle due strane figure gli ficcò i denti nella carne, attraverso la tuta“cristo, ma che sono! Che cazzo sono queste creature”i visori notturni rendevano verde anche il sangue, mentre Milena era piegata, in ginocchio, riparandosi come meglio poteva. Vide che le scale erano libere, e con uno scatto si precipitò giù, verso il corridoio, fino a raggiungere il laboratorio, inseguita dalle urla e dagli spari.Una volta entrata cercò il pulsante che sigillava la porta, e poi si accasciò per terra, piangendo.Il silenzio calò improvviso, niente piu’ urla, niente spari.Milena si alzò con cautela, e provò a sbirciare oltre la porta a vetri. Ciò che vide la atterrì e sobbalzò all’indietro, cadendo a terra.Oltre il vetro c’erano le figure che erano nelle celle, e dietro di loro i due uomini, immobili, come fossero morti. Eppure tutti guardavano verso di lei, compresi i due animali.Le venne da dar di stomaco, aprì la tuta e vomitò, piangendo, terrorizzata dalla situazione.“dottoressa Corsi, che succede? Dovrebbe essere felice, ha trovato cio’ che cercava”la donna alzò la testa, pulendosi con le mani“chi 蔓non riconosce la mia voce?”“professore? Professer Trumpi? La prego mi faccia uscire”“impossibile dottoressa, ormai si è aperta la tuta”“ma…ma non sono stata toccata da…da…cosa sono quelle cose?”“sono uomini, o meglio, erano uomini, un cane, ed un gatto”“ma..”“lei era curiosa di sapere cosa fosse l’U.O.T., giusto?”“no, io…era Morosi che voleva…”“Morosi, che ingenuo, ha rischiato senza neanche sapere a cosa andava incontro”“ma ha rischiato cosa? Cosaaa? Cosa gli e’ accaduto!!?”“O.U.T., questa sigla non le dice nulla, ma se le dicessi Ophiocordyceps unilateralis ?”“Ophiocordyceps unilateralis …è…un fungo…un fungo che attacca le formiche”“ottimo, sapevo che non mi avrebbe deluso: il fungo delle formiche zombie”“si, si ricordo, ma che c’entra?”“mio padre fu uno dei primi a studiare la possibilità di sfruttare le caratteristiche del fungo, ma purtroppo la malattia non gli ha consentito di continuare le sue ricerche”“ma quali caratteristiche? Di cosa parla?”“vede, quel fungo controlla i muscoli degli animali senza toccare il cervello”“si, ricordo, ecco perche’ formiche zombie”“esatto, e le spinge a cercare luoghi adatti per riprodursi, liberando le spore. Ebbene, mio padre studiò un derivato del fungo, che inoculato nelle persone affette da tetraplegia le faceva muovere, bypassando, per così dire, i controlli del cervello”“è…è geniale”“vero? Purtroppo il fungo, modificato, ha bisogno di ospiti umani per riprodursi. Colture viventi, per così dire, e quindi sono stato costretto a sacrificare due pazienti dell’istituto e, come vede, quei due sfortunati animali”“è mostruoso, orribile, lei è un pazzo”“lei crede? Eppure l’O.U.T., a proposito, la T sta per Trumpi, rivoluzionerà il campo medico, ovviamente senza brevetto”“allora..Morosi aveva ragione”“già, e quell’idiota aveva pure provato a ricattarmi, ma ormai era condannato”“e…come sapeva di me”“non ho trovato la scheda magnetica addosso a lui, ed avevo notato che le si era avvicinato nei suoi ultimi istanti”“mi lasci uscire, la posso aiutare”“mia cara dottoressa, non mi ha ascoltato? Il fungo diffonde le spore nell’aria, ormai lei è condannata”“la prego, ci deve essere una cura”“ahimè no, al momento attuale no, ma certo, lei resterà cosciente, quindi magari il suo cervello potrà elaborare qualcosa durante i periodi di stasi”“lei è un pazzo, pazzo”“lei è stata una pazza, avrebbe condiviso con me la gloria ed il successo, ed invece ora il suo futuro è definito da una spora”“la prego…la prego….anche Morosi era stato infettato ma si è aggirato per l’istituto, anche lui era condannato, perché di lui non ha avuto paura?”“Morosi non era stato infettato dalle spore come lei, bensì da un derivato dell’O.U.T. che gli ho inoculato io”“ma era sceso anche lui qui sotto senza tuta”“mia cara, bella Milena, non penserà che io lavori li sotto indossando una tuta NBC vero? Morosi si era fermato al laboratorio, senza aprire le celle, ed è da li che partono le spore, e quando anche lei sarà definitivamente…come dire…contagiata, gli aspiratori ed i depuratori renderanno l’aria nuovamente respirabile”Milena iniziò a piangere, mentre le luci del laboratorio si accendevano, e la porta a vetri si apriva, comandata a distanza da Trumpi.Le figure oltre la porta la osservarono, e poi tornarono alle proprie celle, lasciandola seduta a terra“ma..perch蔓perchè ormai anche lei è infetta, non riveste alcun interesse per loro….a proposito, la sua cella è l’ultima in fondo, prima delle scale. Buon sonno dottoressa Corsi”. Milena non vide Morosi per circa tre giorni, fatto alquanto strano, poiché si incontravano spesso durante il giorno. Non poteva chiamarlo, non voleva destare sospetti in caso si controllo dei telefoni aziendali, e sul suo telefono personale non aveva il numero. Avrebbe potuto scrivergli una mail per posta elettronica, ma preferì attendere, cercando di indagare in modo discreto. Se lo trovò davanti all’improvviso, mentre si recava nell’ufficio di Trumpi, che la aveva fatta chiamare “Marcello, eccoti, che fine avevi fatto?” il collega la guardò per un istante, e nei suoi occhi lei si accorse di qualcosa di strano, come fossero lucidi “che ti succede Marcello? Stai bene?” “si…io, ti devo parlare, dopo, quando uscirò dalla sua stanza” “devi parlare con lui? È per questo che mi ha fatto chiamare?” e la scansò di lato, per aprire la porta che introduceva nell’ufficio di Trumpi. Milena restò all’esterno, sedendosi su una sedia del corridoio Dopo circa 30 minuti, Milena vide Morosi uscire dall’ufficio. Era in piedi, fissandola freddamente. Lei si alzò di scatto e lo raggiunse, pendendogli una mano lui non parlava, anche se cercava di farlo muovendo la bocca, ma sembrava facesse uno sforzo “che ti succede? Mi fai preoccupare” “i…io….s…sno…scso”“sei sceso? Non capisco…sceso dove…nelle cantine?” “ma tu stai male, vieni, siediti” e dalla sua mano fece scivolare la sua scheda magnetica per l’accesso nei reparti dentro la tasca del camice di Milena la allontanò da sé con una spinta e si diresse, a passo incerto, verso l’uscita del centro. Milena non sapeva come comportarsi, cosa fare. Era ovvio che al suo collega era successo qualcosa, ma cosa? Era successo negli scantinati? Riprese il suo posto sulla sedia, cercando di capire, di riflettere, quando sentì delle grida provenire dai corridoi esterni. Si precipitò in direzione delle voci, e vide Morosi che cercava di sfondare a spallate la porta metallica delle cantine, ignorando le guardie di sicurezza che provavano a fermarlo. Gli si avvicinò provando a calmarlo lui la guardò intensamente, poi le sue mani si intrufolarono nelle tasche del camice cella donna, alla ricerca della tessera magnetica, che lei però aveva già tolto e messo al sicuro “ma che fa dottore, si fermi…mi lasci” lei cadde all’indietro, ma prima che Morosi potesse gettarglisi sopra, una guardia lo colpì alla nuca con la pistola. Due occhi iniettati di sangue si volsero verso l’addetto alla sicurezza, e poi con uno scatto rabbioso le mani di Morosi si mossero, cercando il collo dell’uomo. Uno sparo, e colui che una volta era uno stimato professore del centro Hyperion cadde a terra. Un fiore rosso si aprì sul suo fianco, mentre Trumpi, in piedi e con la pistola in mano, osservava silenziosamente la scena. Poi si diresse verso Milena, aiutandola ad alzarsi “si, si sto bene…ma lui…cosa gli ha preso” “lo ignoro, ma l’autopsia ci aiuterà a capire” “oddio che tragedia…era così buono, gentile” “si, ne convengo, ma cosa cercava nelle sue tasche?” un attimo di silenzio, necessario per elaborare una risposta “non ne sono sicura, ma mi sussurrava all’orecchio che voleva il suo telefono indietro” “il suo telefono? Lo ha lei?” “no assolutamente, ho il mio, come tutti” “che stranezza….spero di venirne a capo” “si, lo spero anche io professor Trumpi” “la prego, si riposi, parleremo piu’ tardi” mentre la donna si allontanava sentì che qualcuno stava chiamando la polizia, mentre Trumpi si chinava sul corpo di Morosi, che improvvisamente si sollevò tra lo stupore delle persone, e poi si scagliò contro la porta blindata degli scantinati, con la testa, cercando di sfondarla. Seguì un’esplosione di sangue e materia cerebrale, e grida di orrore, gente che scappava. Solo Trumpi restava in piedi, immobile, senza mostrare alcuna emozione. Il giorno seguente Milena si rigirava tra le mani la tessera magnetica, incerta sul da farsi. Cosa aveva scoperto Morosi? E cosa voleva dirle? Se era sceso li sotto e si era infettato, era rischioso anche per lei. Eppure il suo compito era chiaro. Doveva avvisare i suoi committenti e chiedere ausilio, non voleva andare da sola in un luogo potenzialmente pericoloso.Uscita dall’istituto si recò verso piazza Euclide, ed entrò nella grande Basilica del Cuore Immacolato di Maria, perdendosi nelle ombre della prima cappella a destra. Si inginocchiò ad un lato del confessionale“padre”“lasciamo stare queste idiozie, cosa e’ successo?”la donna raccontò gli avvenimenti del giorno prima, senza tralasciare alcun particolare“sei sicura che Trumpi non sospetti nulla?”“certo, e perche’ dovrebbe sospettare? Non ho mai mostrato interesse diretto alle cantine”“e come hai intenzione di agire?”“mi servono almeno due uomini, con tute NBC”“tute NBC? A cosa ti servono?”“se Morosi e’ stato infettato da qualcosa, non voglio correre rischi. Inoltre Trumpi ha chiesto di poter far eseguire l’autopsia dal suo staff, perche’ teme possa essere stato veicolato qualcosa. Se il timore lo ha lui, si figuri io”“bene, dopodomani notte. Abbiamo gia’ un nostro collaboratore pronto che farà entrare i due uomini dal cancello sul retro dell’istituto. Viincontrerete nei locali cucina”“bene. A presto”si alzò dalla scomoda posizione, e percorsi pochi passi si ritrovò di nuovo all’esterno. La piazza era illuminata dal sole, ma nonostante ciò lei sentì dei brividi di freddo, mentre tornava verso l’istituto.La sera dell’appuntamento Milena era nei locali cucina deserti, la tessera magnetica tra le mani, in attesa delle persone inviatele dai committenti. Quando la porta che dava all’esterno si aprì, fecero il loro ingresso due uomini. Entrambi con i capelli rasati, alti oltre un metro e ottanta, ben piazzati ed atletici. Vestiti interamente di nero, le uniche parti scoperte del corpo erano i volti, ed ognuno di loro aveva un borsone a tracolla.“dottoressa”“salve, avete tutto?”“certo, ecco, tenga”indossarono velocemente le tute NBC e si diressero verso le cantine. Una volta giunti davanti alla porta blindata Milena posizionò la tessera davanti allo scanner, e con un scatto metallico la serratura si aprì.Nessuno dei tre parlava, mentre scendevano le scale di metallo che portavano al piano inferiore.Le pareti erano rivestite di pannelli in plastica morbida, così come i corrimano delle scale.Terminate le scale si trovarono davanti un lungo corridoio, su cui si affacciavano delle porte metalliche, come fossero celle. I visori agli infrarossi rendevano perfettamente la scena, come fosse stato giorno. In fondo al corridoio si vedeva una porta a vetri, ed all’interno un laboratorio, illuminato. Era difficile respirare dentro le tute NBC, ma il rischio era troppo grande, troppo alto.Entrarono nel laboratorio, dove c’erano i consueti macchinari da analisi, contenitori stagni, refrigeratori, e poi una serie di schermi, che mostravano l’interno delle celle. Inoltre alcune teche di vetro con all’interno della terra. Ad una osservazione più attenta si resero conto che si trattava di terrari, 5 per la precisione, ed in tre di questi si vedevano delle formiche muoversi operose, mentre nelle restanti 2 l’attività sembrava sospesa, con gli insetti immobili, paralizzati.“ma che diav…?”Milena si avvicinò agli schermi, e vide che in una cella c’era un fagotto a terra, sembrava un cane di cera, ed in un’altra un manichino di un uomo, ricoperto anch’esso di cera fusa. E poi ancora una strana forma, forse di un gatto, ed un altro manichino a forma di uomo nelle ultime due celle. Ma chi poteva aver realizzato quelle strane sculture? E perche’ la cera era fusa?“dottoressa, che ne pensa?”chiese uno dei due uomini“non…non penso nulla”“che facciamo? Dove troviamo l’O.U.T.?”“cerchiamo nei cont….”una serie di scatti metallici fece sussultare il terzetto, e poi, dal corridoio, una serie di rumori“vai a controllare”disse Milena all’uomo alla sua destra“si, dottoressa….oh cazzo”dalla porta stavano entrando le figure che prima erano nelle celle, ma non erano manichini o statue“ma sono..vivi? Dottoressa, che facciamo?”“cerchiamo di uscire da qui senza farci toccare, non so cosa sia successo, ma non voglio rischiare”le figure si muovevano lentamente, così i tre riuscirono ad eluderli senza problemi, raggiungendo velocemente le scale, ma una volta saliti, la porta blindata non si aprì“dottoressa, si sbrighi”“non si apre, non si apre”“lasci fare a me”la tessera veniva posizionata sullo scanner, ma nulla, la porta era bloccata, e dietro di loro le due figure maschili li avevano gia’ raggiunti“dottoressa, dobbiamo sparare?”“provate ad allontanarli spingendoli”Nonostante le forti spinte date dai due, le figure continuavano ad avanzare, come se non sentissero i colpi ricevuti”“dottoressa, opzione proiettili”“si…temo sia l’unica opzione”gli uomini presero le pistole, misero i silenziatori e spararono alle figure, ma le pallottole non sortirono effetto, e vennero presto raggiunti, anche se le tute NBC li proteggevano dal contatto“non muoiono cazzo non muoiono”uno dei due collaboratori gridò dal dolore, quando ciò che sembrava un cane lo morse al polpaccio“bastardo….schifoso”due colpi sparati in rapida successione, ma l’animale non lasciava la presa“spara! sparagli alla testa!”anche il secondo collaboratore provo’ una fitta di dolore, alla spalle, quando una delle due strane figure gli ficcò i denti nella carne, attraverso la tuta“cristo, ma che sono! Che cazzo sono queste creature”i visori notturni rendevano verde anche il sangue, mentre Milena era piegata, in ginocchio, riparandosi come meglio poteva. Vide che le scale erano libere, e con uno scatto si precipitò giù, verso il corridoio, fino a raggiungere il laboratorio, inseguita dalle urla e dagli spari.Una volta entrata cercò il pulsante che sigillava la porta, e poi si accasciò per terra, piangendo.Il silenzio calò improvviso, niente piu’ urla, niente spari.Milena si alzò con cautela, e provò a sbirciare oltre la porta a vetri. Ciò che vide la atterrì e sobbalzò all’indietro, cadendo a terra.Oltre il vetro c’erano le figure che erano nelle celle, e dietro di loro i due uomini, immobili, come fossero morti. Eppure tutti guardavano verso di lei, compresi i due animali.Le venne da dar di stomaco, aprì la tuta e vomitò, piangendo, terrorizzata dalla situazione.“dottoressa Corsi, che succede? Dovrebbe essere felice, ha trovato cio’ che cercava”la donna alzò la testa, pulendosi con le mani“chi 蔓non riconosce la mia voce?”“professore? Professer Trumpi? La prego mi faccia uscire”“impossibile dottoressa, ormai si è aperta la tuta”“ma…ma non sono stata toccata da…da…cosa sono quelle cose?”“sono uomini, o meglio, erano uomini, un cane, ed un gatto”“ma..”“lei era curiosa di sapere cosa fosse l’U.O.T., giusto?”“no, io…era Morosi che voleva…”“Morosi, che ingenuo, ha rischiato senza neanche sapere a cosa andava incontro”“ma ha rischiato cosa? Cosaaa? Cosa gli e’ accaduto!!?”“O.U.T., questa sigla non le dice nulla, ma se le dicessi Ophiocordyceps unilateralis ?”“Ophiocordyceps unilateralis …è…un fungo…un fungo che attacca le formiche”“ottimo, sapevo che non mi avrebbe deluso: il fungo delle formiche zombie”“si, si ricordo, ma che c’entra?”“mio padre fu uno dei primi a studiare la possibilità di sfruttare le caratteristiche del fungo, ma purtroppo la malattia non gli ha consentito di continuare le sue ricerche”“ma quali caratteristiche? Di cosa parla?”“vede, quel fungo controlla i muscoli degli animali senza toccare il cervello”“si, ricordo, ecco perche’ formiche zombie”“esatto, e le spinge a cercare luoghi adatti per riprodursi, liberando le spore. Ebbene, mio padre studiò un derivato del fungo, che inoculato nelle persone affette da tetraplegia le faceva muovere, bypassando, per così dire, i controlli del cervello”“è…è geniale”“vero? Purtroppo il fungo, modificato, ha bisogno di ospiti umani per riprodursi. Colture viventi, per così dire, e quindi sono stato costretto a sacrificare due pazienti dell’istituto e, come vede, quei due sfortunati animali”“è mostruoso, orribile, lei è un pazzo”“lei crede? Eppure l’O.U.T., a proposito, la T sta per Trumpi, rivoluzionerà il campo medico, ovviamente senza brevetto”“allora..Morosi aveva ragione”“già, e quell’idiota aveva pure provato a ricattarmi, ma ormai era condannato”“e…come sapeva di me”“non ho trovato la scheda magnetica addosso a lui, ed avevo notato che le si era avvicinato nei suoi ultimi istanti”“mi lasci uscire, la posso aiutare”“mia cara dottoressa, non mi ha ascoltato? Il fungo diffonde le spore nell’aria, ormai lei è condannata”“la prego, ci deve essere una cura”“ahimè no, al momento attuale no, ma certo, lei resterà cosciente, quindi magari il suo cervello potrà elaborare qualcosa durante i periodi di stasi”“lei è un pazzo, pazzo”“lei è stata una pazza, avrebbe condiviso con me la gloria ed il successo, ed invece ora il suo futuro è definito da una spora”“la prego…la prego….anche Morosi era stato infettato ma si è aggirato per l’istituto, anche lui era condannato, perché di lui non ha avuto paura?”“Morosi non era stato infettato dalle spore come lei, bensì da un derivato dell’O.U.T. che gli ho inoculato io”“ma era sceso anche lui qui sotto senza tuta”“mia cara, bella Milena, non penserà che io lavori li sotto indossando una tuta NBC vero? Morosi si era fermato al laboratorio, senza aprire le celle, ed è da li che partono le spore, e quando anche lei sarà definitivamente…come dire…contagiata, gli aspiratori ed i depuratori renderanno l’aria nuovamente respirabile”Milena iniziò a piangere, mentre le luci del laboratorio si accendevano, e la porta a vetri si apriva, comandata a distanza da Trumpi.Le figure oltre la porta la osservarono, e poi tornarono alle proprie celle, lasciandola seduta a terra“ma..perch蔓perchè ormai anche lei è infetta, non riveste alcun interesse per loro….a proposito, la sua cella è l’ultima in fondo, prima delle scale. Buon sonno dottoressa Corsi”. Il giorno seguente Milena si rigirava tra le mani la tessera magnetica, incerta sul da farsi. Cosa aveva scoperto Morosi? E cosa voleva dirle? Se era sceso li sotto e si era infettato, era rischioso anche per lei. Eppure il suo compito era chiaro. Doveva avvisare i suoi committenti e chiedere ausilio, non voleva andare da sola in un luogo potenzialmente pericoloso.Uscita dall’istituto si recò verso piazza Euclide, ed entrò nella grande Basilica del Cuore Immacolato di Maria, perdendosi nelle ombre della prima cappella a destra. Si inginocchiò ad un lato del confessionale“padre”“lasciamo stare queste idiozie, cosa e’ successo?”la donna raccontò gli avvenimenti del giorno prima, senza tralasciare alcun particolare“sei sicura che Trumpi non sospetti nulla?”“certo, e perche’ dovrebbe sospettare? Non ho mai mostrato interesse diretto alle cantine”“e come hai intenzione di agire?”“mi servono almeno due uomini, con tute NBC”“tute NBC? A cosa ti servono?”“se Morosi e’ stato infettato da qualcosa, non voglio correre rischi. Inoltre Trumpi ha chiesto di poter far eseguire l’autopsia dal suo staff, perche’ teme possa essere stato veicolato qualcosa. Se il timore lo ha lui, si figuri io”“bene, dopodomani notte. Abbiamo gia’ un nostro collaboratore pronto che farà entrare i due uomini dal cancello sul retro dell’istituto. Viincontrerete nei locali cucina”“bene. A presto”si alzò dalla scomoda posizione, e percorsi pochi passi si ritrovò di nuovo all’esterno. La piazza era illuminata dal sole, ma nonostante ciò lei sentì dei brividi di freddo, mentre tornava verso l’istituto.La sera dell’appuntamento Milena era nei locali cucina deserti, la tessera magnetica tra le mani, in attesa delle persone inviatele dai committenti. Quando la porta che dava all’esterno si aprì, fecero il loro ingresso due uomini. Entrambi con i capelli rasati, alti oltre un metro e ottanta, ben piazzati ed atletici. Vestiti interamente di nero, le uniche parti scoperte del corpo erano i volti, ed ognuno di loro aveva un borsone a tracolla.“dottoressa”“salve, avete tutto?”“certo, ecco, tenga”indossarono velocemente le tute NBC e si diressero verso le cantine. Una volta giunti davanti alla porta blindata Milena posizionò la tessera davanti allo scanner, e con un scatto metallico la serratura si aprì.Nessuno dei tre parlava, mentre scendevano le scale di metallo che portavano al piano inferiore.Le pareti erano rivestite di pannelli in plastica morbida, così come i corrimano delle scale.Terminate le scale si trovarono davanti un lungo corridoio, su cui si affacciavano delle porte metalliche, come fossero celle. I visori agli infrarossi rendevano perfettamente la scena, come fosse stato giorno. In fondo al corridoio si vedeva una porta a vetri, ed all’interno un laboratorio, illuminato. Era difficile respirare dentro le tute NBC, ma il rischio era troppo grande, troppo alto.Entrarono nel laboratorio, dove c’erano i consueti macchinari da analisi, contenitori stagni, refrigeratori, e poi una serie di schermi, che mostravano l’interno delle celle. Inoltre alcune teche di vetro con all’interno della terra. Ad una osservazione più attenta si resero conto che si trattava di terrari, 5 per la precisione, ed in tre di questi si vedevano delle formiche muoversi operose, mentre nelle restanti 2 l’attività sembrava sospesa, con gli insetti immobili, paralizzati.“ma che diav…?”Milena si avvicinò agli schermi, e vide che in una cella c’era un fagotto a terra, sembrava un cane di cera, ed in un’altra un manichino di un uomo, ricoperto anch’esso di cera fusa. E poi ancora una strana forma, forse di un gatto, ed un altro manichino a forma di uomo nelle ultime due celle. Ma chi poteva aver realizzato quelle strane sculture? E perche’ la cera era fusa?“dottoressa, che ne pensa?”chiese uno dei due uomini“non…non penso nulla”“che facciamo? Dove troviamo l’O.U.T.?”“cerchiamo nei cont….”una serie di scatti metallici fece sussultare il terzetto, e poi, dal corridoio, una serie di rumori“vai a controllare”disse Milena all’uomo alla sua destra“si, dottoressa….oh cazzo”dalla porta stavano entrando le figure che prima erano nelle celle, ma non erano manichini o statue“ma sono..vivi? Dottoressa, che facciamo?”“cerchiamo di uscire da qui senza farci toccare, non so cosa sia successo, ma non voglio rischiare”le figure si muovevano lentamente, così i tre riuscirono ad eluderli senza problemi, raggiungendo velocemente le scale, ma una volta saliti, la porta blindata non si aprì“dottoressa, si sbrighi”“non si apre, non si apre”“lasci fare a me”la tessera veniva posizionata sullo scanner, ma nulla, la porta era bloccata, e dietro di loro le due figure maschili li avevano gia’ raggiunti“dottoressa, dobbiamo sparare?”“provate ad allontanarli spingendoli”Nonostante le forti spinte date dai due, le figure continuavano ad avanzare, come se non sentissero i colpi ricevuti”“dottoressa, opzione proiettili”“si…temo sia l’unica opzione”gli uomini presero le pistole, misero i silenziatori e spararono alle figure, ma le pallottole non sortirono effetto, e vennero presto raggiunti, anche se le tute NBC li proteggevano dal contatto“non muoiono cazzo non muoiono”uno dei due collaboratori gridò dal dolore, quando ciò che sembrava un cane lo morse al polpaccio“bastardo….schifoso”due colpi sparati in rapida successione, ma l’animale non lasciava la presa“spara! sparagli alla testa!”anche il secondo collaboratore provo’ una fitta di dolore, alla spalle, quando una delle due strane figure gli ficcò i denti nella carne, attraverso la tuta“cristo, ma che sono! Che cazzo sono queste creature”i visori notturni rendevano verde anche il sangue, mentre Milena era piegata, in ginocchio, riparandosi come meglio poteva. Vide che le scale erano libere, e con uno scatto si precipitò giù, verso il corridoio, fino a raggiungere il laboratorio, inseguita dalle urla e dagli spari.Una volta entrata cercò il pulsante che sigillava la porta, e poi si accasciò per terra, piangendo.Il silenzio calò improvviso, niente piu’ urla, niente spari.Milena si alzò con cautela, e provò a sbirciare oltre la porta a vetri. Ciò che vide la atterrì e sobbalzò all’indietro, cadendo a terra.Oltre il vetro c’erano le figure che erano nelle celle, e dietro di loro i due uomini, immobili, come fossero morti. Eppure tutti guardavano verso di lei, compresi i due animali.Le venne da dar di stomaco, aprì la tuta e vomitò, piangendo, terrorizzata dalla situazione.“dottoressa Corsi, che succede? Dovrebbe essere felice, ha trovato cio’ che cercava”la donna alzò la testa, pulendosi con le mani“chi 蔓non riconosce la mia voce?”“professore? Professer Trumpi? La prego mi faccia uscire”“impossibile dottoressa, ormai si è aperta la tuta”“ma…ma non sono stata toccata da…da…cosa sono quelle cose?”“sono uomini, o meglio, erano uomini, un cane, ed un gatto”“ma..”“lei era curiosa di sapere cosa fosse l’U.O.T., giusto?”“no, io…era Morosi che voleva…”“Morosi, che ingenuo, ha rischiato senza neanche sapere a cosa andava incontro”“ma ha rischiato cosa? Cosaaa? Cosa gli e’ accaduto!!?”“O.U.T., questa sigla non le dice nulla, ma se le dicessi Ophiocordyceps unilateralis ?”“Ophiocordyceps unilateralis …è…un fungo…un fungo che attacca le formiche”“ottimo, sapevo che non mi avrebbe deluso: il fungo delle formiche zombie”“si, si ricordo, ma che c’entra?”“mio padre fu uno dei primi a studiare la possibilità di sfruttare le caratteristiche del fungo, ma purtroppo la malattia non gli ha consentito di continuare le sue ricerche”“ma quali caratteristiche? Di cosa parla?”“vede, quel fungo controlla i muscoli degli animali senza toccare il cervello”“si, ricordo, ecco perche’ formiche zombie”“esatto, e le spinge a cercare luoghi adatti per riprodursi, liberando le spore. Ebbene, mio padre studiò un derivato del fungo, che inoculato nelle persone affette da tetraplegia le faceva muovere, bypassando, per così dire, i controlli del cervello”“è…è geniale”“vero? Purtroppo il fungo, modificato, ha bisogno di ospiti umani per riprodursi. Colture viventi, per così dire, e quindi sono stato costretto a sacrificare due pazienti dell’istituto e, come vede, quei due sfortunati animali”“è mostruoso, orribile, lei è un pazzo”“lei crede? Eppure l’O.U.T., a proposito, la T sta per Trumpi, rivoluzionerà il campo medico, ovviamente senza brevetto”“allora..Morosi aveva ragione”“già, e quell’idiota aveva pure provato a ricattarmi, ma ormai era condannato”“e…come sapeva di me”“non ho trovato la scheda magnetica addosso a lui, ed avevo notato che le si era avvicinato nei suoi ultimi istanti”“mi lasci uscire, la posso aiutare”“mia cara dottoressa, non mi ha ascoltato? Il fungo diffonde le spore nell’aria, ormai lei è condannata”“la prego, ci deve essere una cura”“ahimè no, al momento attuale no, ma certo, lei resterà cosciente, quindi magari il suo cervello potrà elaborare qualcosa durante i periodi di stasi”“lei è un pazzo, pazzo”“lei è stata una pazza, avrebbe condiviso con me la gloria ed il successo, ed invece ora il suo futuro è definito da una spora”“la prego…la prego….anche Morosi era stato infettato ma si è aggirato per l’istituto, anche lui era condannato, perché di lui non ha avuto paura?”“Morosi non era stato infettato dalle spore come lei, bensì da un derivato dell’O.U.T. che gli ho inoculato io”“ma era sceso anche lui qui sotto senza tuta”“mia cara, bella Milena, non penserà che io lavori li sotto indossando una tuta NBC vero? Morosi si era fermato al laboratorio, senza aprire le celle, ed è da li che partono le spore, e quando anche lei sarà definitivamente…come dire…contagiata, gli aspiratori ed i depuratori renderanno l’aria nuovamente respirabile”Milena iniziò a piangere, mentre le luci del laboratorio si accendevano, e la porta a vetri si apriva, comandata a distanza da Trumpi.Le figure oltre la porta la osservarono, e poi tornarono alle proprie celle, lasciandola seduta a terra“ma..perch蔓perchè ormai anche lei è infetta, non riveste alcun interesse per loro….a proposito, la sua cella è l’ultima in fondo, prima delle scale. Buon sonno dottoressa Corsi”. Il giorno seguente Milena si rigirava tra le mani la tessera magnetica, incerta sul da farsi. Cosa aveva scoperto Morosi? E cosa voleva dirle? Se era sceso li sotto e si era infettato, era rischioso anche per lei. Eppure il suo compito era chiaro. Doveva avvisare i suoi committenti e chiedere ausilio, non voleva andare da sola in un luogo potenzialmente pericoloso. Uscita dall’istituto si recò verso piazza Euclide, ed entrò nella grande Basilica del Cuore Immacolato di Maria, perdendosi nelle ombre della prima cappella a destra. Si inginocchiò ad un lato del confessionale “lasciamo stare queste idiozie, cosa e’ successo?” la donna raccontò gli avvenimenti del giorno prima, senza tralasciare alcun particolare “sei sicura che Trumpi non sospetti nulla?” “certo, e perche’ dovrebbe sospettare? Non ho mai mostrato interesse diretto alle cantine” “e come hai intenzione di agire?” “mi servono almeno due uomini, con tute NBC” “tute NBC? A cosa ti servono?” “se Morosi e’ stato infettato da qualcosa, non voglio correre rischi. Inoltre Trumpi ha chiesto di poter far eseguire l’autopsia dal suo staff, perche’ teme possa essere stato veicolato qualcosa. Se il timore lo ha lui, si figuri io” “bene, dopodomani notte. Abbiamo gia’ un nostro collaboratore pronto che farà entrare i due uomini dal cancello sul retro dell’istituto. Viincontrerete nei locali cucina” si alzò dalla scomoda posizione, e percorsi pochi passi si ritrovò di nuovo all’esterno. La piazza era illuminata dal sole, ma nonostante ciò lei sentì dei brividi di freddo, mentre tornava verso l’istituto. La sera dell’appuntamento Milena era nei locali cucina deserti, la tessera magnetica tra le mani, in attesa delle persone inviatele dai committenti. Quando la porta che dava all’esterno si aprì, fecero il loro ingresso due uomini. Entrambi con i capelli rasati, alti oltre un metro e ottanta, ben piazzati ed atletici. Vestiti interamente di nero, le uniche parti scoperte del corpo erano i volti, ed ognuno di loro aveva un borsone a tracolla.“dottoressa”“salve, avete tutto?”“certo, ecco, tenga”indossarono velocemente le tute NBC e si diressero verso le cantine. Una volta giunti davanti alla porta blindata Milena posizionò la tessera davanti allo scanner, e con un scatto metallico la serratura si aprì.Nessuno dei tre parlava, mentre scendevano le scale di metallo che portavano al piano inferiore.Le pareti erano rivestite di pannelli in plastica morbida, così come i corrimano delle scale.Terminate le scale si trovarono davanti un lungo corridoio, su cui si affacciavano delle porte metalliche, come fossero celle. I visori agli infrarossi rendevano perfettamente la scena, come fosse stato giorno. In fondo al corridoio si vedeva una porta a vetri, ed all’interno un laboratorio, illuminato. Era difficile respirare dentro le tute NBC, ma il rischio era troppo grande, troppo alto.Entrarono nel laboratorio, dove c’erano i consueti macchinari da analisi, contenitori stagni, refrigeratori, e poi una serie di schermi, che mostravano l’interno delle celle. Inoltre alcune teche di vetro con all’interno della terra. Ad una osservazione più attenta si resero conto che si trattava di terrari, 5 per la precisione, ed in tre di questi si vedevano delle formiche muoversi operose, mentre nelle restanti 2 l’attività sembrava sospesa, con gli insetti immobili, paralizzati.“ma che diav…?”Milena si avvicinò agli schermi, e vide che in una cella c’era un fagotto a terra, sembrava un cane di cera, ed in un’altra un manichino di un uomo, ricoperto anch’esso di cera fusa. E poi ancora una strana forma, forse di un gatto, ed un altro manichino a forma di uomo nelle ultime due celle. Ma chi poteva aver realizzato quelle strane sculture? E perche’ la cera era fusa?“dottoressa, che ne pensa?”chiese uno dei due uomini“non…non penso nulla”“che facciamo? Dove troviamo l’O.U.T.?”“cerchiamo nei cont….”una serie di scatti metallici fece sussultare il terzetto, e poi, dal corridoio, una serie di rumori“vai a controllare”disse Milena all’uomo alla sua destra“si, dottoressa….oh cazzo”dalla porta stavano entrando le figure che prima erano nelle celle, ma non erano manichini o statue“ma sono..vivi? Dottoressa, che facciamo?”“cerchiamo di uscire da qui senza farci toccare, non so cosa sia successo, ma non voglio rischiare”le figure si muovevano lentamente, così i tre riuscirono ad eluderli senza problemi, raggiungendo velocemente le scale, ma una volta saliti, la porta blindata non si aprì“dottoressa, si sbrighi”“non si apre, non si apre”“lasci fare a me”la tessera veniva posizionata sullo scanner, ma nulla, la porta era bloccata, e dietro di loro le due figure maschili li avevano gia’ raggiunti“dottoressa, dobbiamo sparare?”“provate ad allontanarli spingendoli”Nonostante le forti spinte date dai due, le figure continuavano ad avanzare, come se non sentissero i colpi ricevuti”“dottoressa, opzione proiettili”“si…temo sia l’unica opzione”gli uomini presero le pistole, misero i silenziatori e spararono alle figure, ma le pallottole non sortirono effetto, e vennero presto raggiunti, anche se le tute NBC li proteggevano dal contatto“non muoiono cazzo non muoiono”uno dei due collaboratori gridò dal dolore, quando ciò che sembrava un cane lo morse al polpaccio“bastardo….schifoso”due colpi sparati in rapida successione, ma l’animale non lasciava la presa“spara! sparagli alla testa!”anche il secondo collaboratore provo’ una fitta di dolore, alla spalle, quando una delle due strane figure gli ficcò i denti nella carne, attraverso la tuta“cristo, ma che sono! Che cazzo sono queste creature”i visori notturni rendevano verde anche il sangue, mentre Milena era piegata, in ginocchio, riparandosi come meglio poteva. Vide che le scale erano libere, e con uno scatto si precipitò giù, verso il corridoio, fino a raggiungere il laboratorio, inseguita dalle urla e dagli spari.Una volta entrata cercò il pulsante che sigillava la porta, e poi si accasciò per terra, piangendo.Il silenzio calò improvviso, niente piu’ urla, niente spari.Milena si alzò con cautela, e provò a sbirciare oltre la porta a vetri. Ciò che vide la atterrì e sobbalzò all’indietro, cadendo a terra.Oltre il vetro c’erano le figure che erano nelle celle, e dietro di loro i due uomini, immobili, come fossero morti. Eppure tutti guardavano verso di lei, compresi i due animali.Le venne da dar di stomaco, aprì la tuta e vomitò, piangendo, terrorizzata dalla situazione.“dottoressa Corsi, che succede? Dovrebbe essere felice, ha trovato cio’ che cercava”la donna alzò la testa, pulendosi con le mani“chi 蔓non riconosce la mia voce?”“professore? Professer Trumpi? La prego mi faccia uscire”“impossibile dottoressa, ormai si è aperta la tuta”“ma…ma non sono stata toccata da…da…cosa sono quelle cose?”“sono uomini, o meglio, erano uomini, un cane, ed un gatto”“ma..”“lei era curiosa di sapere cosa fosse l’U.O.T., giusto?”“no, io…era Morosi che voleva…”“Morosi, che ingenuo, ha rischiato senza neanche sapere a cosa andava incontro”“ma ha rischiato cosa? Cosaaa? Cosa gli e’ accaduto!!?”“O.U.T., questa sigla non le dice nulla, ma se le dicessi Ophiocordyceps unilateralis ?”“Ophiocordyceps unilateralis …è…un fungo…un fungo che attacca le formiche”“ottimo, sapevo che non mi avrebbe deluso: il fungo delle formiche zombie”“si, si ricordo, ma che c’entra?”“mio padre fu uno dei primi a studiare la possibilità di sfruttare le caratteristiche del fungo, ma purtroppo la malattia non gli ha consentito di continuare le sue ricerche”“ma quali caratteristiche? Di cosa parla?”“vede, quel fungo controlla i muscoli degli animali senza toccare il cervello”“si, ricordo, ecco perche’ formiche zombie”“esatto, e le spinge a cercare luoghi adatti per riprodursi, liberando le spore. Ebbene, mio padre studiò un derivato del fungo, che inoculato nelle persone affette da tetraplegia le faceva muovere, bypassando, per così dire, i controlli del cervello”“è…è geniale”“vero? Purtroppo il fungo, modificato, ha bisogno di ospiti umani per riprodursi. Colture viventi, per così dire, e quindi sono stato costretto a sacrificare due pazienti dell’istituto e, come vede, quei due sfortunati animali”“è mostruoso, orribile, lei è un pazzo”“lei crede? Eppure l’O.U.T., a proposito, la T sta per Trumpi, rivoluzionerà il campo medico, ovviamente senza brevetto”“allora..Morosi aveva ragione”“già, e quell’idiota aveva pure provato a ricattarmi, ma ormai era condannato”“e…come sapeva di me”“non ho trovato la scheda magnetica addosso a lui, ed avevo notato che le si era avvicinato nei suoi ultimi istanti”“mi lasci uscire, la posso aiutare”“mia cara dottoressa, non mi ha ascoltato? Il fungo diffonde le spore nell’aria, ormai lei è condannata”“la prego, ci deve essere una cura”“ahimè no, al momento attuale no, ma certo, lei resterà cosciente, quindi magari il suo cervello potrà elaborare qualcosa durante i periodi di stasi”“lei è un pazzo, pazzo”“lei è stata una pazza, avrebbe condiviso con me la gloria ed il successo, ed invece ora il suo futuro è definito da una spora”“la prego…la prego….anche Morosi era stato infettato ma si è aggirato per l’istituto, anche lui era condannato, perché di lui non ha avuto paura?”“Morosi non era stato infettato dalle spore come lei, bensì da un derivato dell’O.U.T. che gli ho inoculato io”“ma era sceso anche lui qui sotto senza tuta”“mia cara, bella Milena, non penserà che io lavori li sotto indossando una tuta NBC vero? Morosi si era fermato al laboratorio, senza aprire le celle, ed è da li che partono le spore, e quando anche lei sarà definitivamente…come dire…contagiata, gli aspiratori ed i depuratori renderanno l’aria nuovamente respirabile”Milena iniziò a piangere, mentre le luci del laboratorio si accendevano, e la porta a vetri si apriva, comandata a distanza da Trumpi.Le figure oltre la porta la osservarono, e poi tornarono alle proprie celle, lasciandola seduta a terra“ma..perch蔓perchè ormai anche lei è infetta, non riveste alcun interesse per loro….a proposito, la sua cella è l’ultima in fondo, prima delle scale. Buon sonno dottoressa Corsi”. La sera dell’appuntamento Milena era nei locali cucina deserti, la tessera magnetica tra le mani, in attesa delle persone inviatele dai committenti. Quando la porta che dava all’esterno si aprì, fecero il loro ingresso due uomini. Entrambi con i capelli rasati, alti oltre un metro e ottanta, ben piazzati ed atletici. Vestiti interamente di nero, le uniche parti scoperte del corpo erano i volti, ed ognuno di loro aveva un borsone a tracolla.“dottoressa”“salve, avete tutto?”“certo, ecco, tenga”indossarono velocemente le tute NBC e si diressero verso le cantine. Una volta giunti davanti alla porta blindata Milena posizionò la tessera davanti allo scanner, e con un scatto metallico la serratura si aprì.Nessuno dei tre parlava, mentre scendevano le scale di metallo che portavano al piano inferiore.Le pareti erano rivestite di pannelli in plastica morbida, così come i corrimano delle scale.Terminate le scale si trovarono davanti un lungo corridoio, su cui si affacciavano delle porte metalliche, come fossero celle. I visori agli infrarossi rendevano perfettamente la scena, come fosse stato giorno. In fondo al corridoio si vedeva una porta a vetri, ed all’interno un laboratorio, illuminato. Era difficile respirare dentro le tute NBC, ma il rischio era troppo grande, troppo alto.Entrarono nel laboratorio, dove c’erano i consueti macchinari da analisi, contenitori stagni, refrigeratori, e poi una serie di schermi, che mostravano l’interno delle celle. Inoltre alcune teche di vetro con all’interno della terra. Ad una osservazione più attenta si resero conto che si trattava di terrari, 5 per la precisione, ed in tre di questi si vedevano delle formiche muoversi operose, mentre nelle restanti 2 l’attività sembrava sospesa, con gli insetti immobili, paralizzati.“ma che diav…?”Milena si avvicinò agli schermi, e vide che in una cella c’era un fagotto a terra, sembrava un cane di cera, ed in un’altra un manichino di un uomo, ricoperto anch’esso di cera fusa. E poi ancora una strana forma, forse di un gatto, ed un altro manichino a forma di uomo nelle ultime due celle. Ma chi poteva aver realizzato quelle strane sculture? E perche’ la cera era fusa?“dottoressa, che ne pensa?”chiese uno dei due uomini“non…non penso nulla”“che facciamo? Dove troviamo l’O.U.T.?”“cerchiamo nei cont….”una serie di scatti metallici fece sussultare il terzetto, e poi, dal corridoio, una serie di rumori“vai a controllare”disse Milena all’uomo alla sua destra“si, dottoressa….oh cazzo”dalla porta stavano entrando le figure che prima erano nelle celle, ma non erano manichini o statue“ma sono..vivi? Dottoressa, che facciamo?”“cerchiamo di uscire da qui senza farci toccare, non so cosa sia successo, ma non voglio rischiare”le figure si muovevano lentamente, così i tre riuscirono ad eluderli senza problemi, raggiungendo velocemente le scale, ma una volta saliti, la porta blindata non si aprì“dottoressa, si sbrighi”“non si apre, non si apre”“lasci fare a me”la tessera veniva posizionata sullo scanner, ma nulla, la porta era bloccata, e dietro di loro le due figure maschili li avevano gia’ raggiunti“dottoressa, dobbiamo sparare?”“provate ad allontanarli spingendoli”Nonostante le forti spinte date dai due, le figure continuavano ad avanzare, come se non sentissero i colpi ricevuti”“dottoressa, opzione proiettili”“si…temo sia l’unica opzione”gli uomini presero le pistole, misero i silenziatori e spararono alle figure, ma le pallottole non sortirono effetto, e vennero presto raggiunti, anche se le tute NBC li proteggevano dal contatto“non muoiono cazzo non muoiono”uno dei due collaboratori gridò dal dolore, quando ciò che sembrava un cane lo morse al polpaccio“bastardo….schifoso”due colpi sparati in rapida successione, ma l’animale non lasciava la presa“spara! sparagli alla testa!”anche il secondo collaboratore provo’ una fitta di dolore, alla spalle, quando una delle due strane figure gli ficcò i denti nella carne, attraverso la tuta“cristo, ma che sono! Che cazzo sono queste creature”i visori notturni rendevano verde anche il sangue, mentre Milena era piegata, in ginocchio, riparandosi come meglio poteva. Vide che le scale erano libere, e con uno scatto si precipitò giù, verso il corridoio, fino a raggiungere il laboratorio, inseguita dalle urla e dagli spari.Una volta entrata cercò il pulsante che sigillava la porta, e poi si accasciò per terra, piangendo.Il silenzio calò improvviso, niente piu’ urla, niente spari.Milena si alzò con cautela, e provò a sbirciare oltre la porta a vetri. Ciò che vide la atterrì e sobbalzò all’indietro, cadendo a terra.Oltre il vetro c’erano le figure che erano nelle celle, e dietro di loro i due uomini, immobili, come fossero morti. Eppure tutti guardavano verso di lei, compresi i due animali.Le venne da dar di stomaco, aprì la tuta e vomitò, piangendo, terrorizzata dalla situazione.“dottoressa Corsi, che succede? Dovrebbe essere felice, ha trovato cio’ che cercava”la donna alzò la testa, pulendosi con le mani“chi 蔓non riconosce la mia voce?”“professore? Professer Trumpi? La prego mi faccia uscire”“impossibile dottoressa, ormai si è aperta la tuta”“ma…ma non sono stata toccata da…da…cosa sono quelle cose?”“sono uomini, o meglio, erano uomini, un cane, ed un gatto”“ma..”“lei era curiosa di sapere cosa fosse l’U.O.T., giusto?”“no, io…era Morosi che voleva…”“Morosi, che ingenuo, ha rischiato senza neanche sapere a cosa andava incontro”“ma ha rischiato cosa? Cosaaa? Cosa gli e’ accaduto!!?”“O.U.T., questa sigla non le dice nulla, ma se le dicessi Ophiocordyceps unilateralis ?”“Ophiocordyceps unilateralis …è…un fungo…un fungo che attacca le formiche”“ottimo, sapevo che non mi avrebbe deluso: il fungo delle formiche zombie”“si, si ricordo, ma che c’entra?”“mio padre fu uno dei primi a studiare la possibilità di sfruttare le caratteristiche del fungo, ma purtroppo la malattia non gli ha consentito di continuare le sue ricerche”“ma quali caratteristiche? Di cosa parla?”“vede, quel fungo controlla i muscoli degli animali senza toccare il cervello”“si, ricordo, ecco perche’ formiche zombie”“esatto, e le spinge a cercare luoghi adatti per riprodursi, liberando le spore. Ebbene, mio padre studiò un derivato del fungo, che inoculato nelle persone affette da tetraplegia le faceva muovere, bypassando, per così dire, i controlli del cervello”“è…è geniale”“vero? Purtroppo il fungo, modificato, ha bisogno di ospiti umani per riprodursi. Colture viventi, per così dire, e quindi sono stato costretto a sacrificare due pazienti dell’istituto e, come vede, quei due sfortunati animali”“è mostruoso, orribile, lei è un pazzo”“lei crede? Eppure l’O.U.T., a proposito, la T sta per Trumpi, rivoluzionerà il campo medico, ovviamente senza brevetto”“allora..Morosi aveva ragione”“già, e quell’idiota aveva pure provato a ricattarmi, ma ormai era condannato”“e…come sapeva di me”“non ho trovato la scheda magnetica addosso a lui, ed avevo notato che le si era avvicinato nei suoi ultimi istanti”“mi lasci uscire, la posso aiutare”“mia cara dottoressa, non mi ha ascoltato? Il fungo diffonde le spore nell’aria, ormai lei è condannata”“la prego, ci deve essere una cura”“ahimè no, al momento attuale no, ma certo, lei resterà cosciente, quindi magari il suo cervello potrà elaborare qualcosa durante i periodi di stasi”“lei è un pazzo, pazzo”“lei è stata una pazza, avrebbe condiviso con me la gloria ed il successo, ed invece ora il suo futuro è definito da una spora”“la prego…la prego….anche Morosi era stato infettato ma si è aggirato per l’istituto, anche lui era condannato, perché di lui non ha avuto paura?”“Morosi non era stato infettato dalle spore come lei, bensì da un derivato dell’O.U.T. che gli ho inoculato io”“ma era sceso anche lui qui sotto senza tuta”“mia cara, bella Milena, non penserà che io lavori li sotto indossando una tuta NBC vero? Morosi si era fermato al laboratorio, senza aprire le celle, ed è da li che partono le spore, e quando anche lei sarà definitivamente…come dire…contagiata, gli aspiratori ed i depuratori renderanno l’aria nuovamente respirabile”Milena iniziò a piangere, mentre le luci del laboratorio si accendevano, e la porta a vetri si apriva, comandata a distanza da Trumpi.Le figure oltre la porta la osservarono, e poi tornarono alle proprie celle, lasciandola seduta a terra“ma..perch蔓perchè ormai anche lei è infetta, non riveste alcun interesse per loro….a proposito, la sua cella è l’ultima in fondo, prima delle scale. Buon sonno dottoressa Corsi”. La sera dell’appuntamento Milena era nei locali cucina deserti, la tessera magnetica tra le mani, in attesa delle persone inviatele dai committenti. Quando la porta che dava all’esterno si aprì, fecero il loro ingresso due uomini. Entrambi con i capelli rasati, alti oltre un metro e ottanta, ben piazzati ed atletici. Vestiti interamente di nero, le uniche parti scoperte del corpo erano i volti, ed ognuno di loro aveva un borsone a tracolla. indossarono velocemente le tute NBC e si diressero verso le cantine. Una volta giunti davanti alla porta blindata Milena posizionò la tessera davanti allo scanner, e con un scatto metallico la serratura si aprì. Nessuno dei tre parlava, mentre scendevano le scale di metallo che portavano al piano inferiore. Le pareti erano rivestite di pannelli in plastica morbida, così come i corrimano delle scale. Terminate le scale si trovarono davanti un lungo corridoio, su cui si affacciavano delle porte metalliche, come fossero celle. I visori agli infrarossi rendevano perfettamente la scena, come fosse stato giorno. In fondo al corridoio si vedeva una porta a vetri, ed all’interno un laboratorio, illuminato. Era difficile respirare dentro le tute NBC, ma il rischio era troppo grande, troppo alto. Entrarono nel laboratorio, dove c’erano i consueti macchinari da analisi, contenitori stagni, refrigeratori, e poi una serie di schermi, che mostravano l’interno delle celle. Inoltre alcune teche di vetro con all’interno della terra. Ad una osservazione più attenta si resero conto che si trattava di terrari, 5 per la precisione, ed in tre di questi si vedevano delle formiche muoversi operose, mentre nelle restanti 2 l’attività sembrava sospesa, con gli insetti immobili, paralizzati. Milena si avvicinò agli schermi, e vide che in una cella c’era un fagotto a terra, sembrava un cane di cera, ed in un’altra un manichino di un uomo, ricoperto anch’esso di cera fusa. E poi ancora una strana forma, forse di un gatto, ed un altro manichino a forma di uomo nelle ultime due celle. Ma chi poteva aver realizzato quelle strane sculture? E perche’ la cera era fusa? una serie di scatti metallici fece sussultare il terzetto, e poi, dal corridoio, una serie di rumori disse Milena all’uomo alla sua destra dalla porta stavano entrando le figure che prima erano nelle celle, ma non erano manichini o statue “cerchiamo di uscire da qui senza farci toccare, non so cosa sia successo, ma non voglio rischiare” le figure si muovevano lentamente, così i tre riuscirono ad eluderli senza problemi, raggiungendo velocemente le scale, ma una volta saliti, la porta blindata non si aprì “non si apre, non si apre” la tessera veniva posizionata sullo scanner, ma nulla, la porta era bloccata, e dietro di loro le due figure maschili li avevano gia’ raggiunti Nonostante le forti spinte date dai due, le figure continuavano ad avanzare, come se non sentissero i colpi ricevuti” gli uomini presero le pistole, misero i silenziatori e spararono alle figure, ma le pallottole non sortirono effetto, e vennero presto raggiunti, anche se le tute NBC li proteggevano dal contatto uno dei due collaboratori gridò dal dolore, quando ciò che sembrava un cane lo morse al polpaccio due colpi sparati in rapida successione, ma l’animale non lasciava la presa anche il secondo collaboratore provo’ una fitta di dolore, alla spalle, quando una delle due strane figure gli ficcò i denti nella carne, attraverso la tuta “cristo, ma che sono! Che cazzo sono queste creature” i visori notturni rendevano verde anche il sangue, mentre Milena era piegata, in ginocchio, riparandosi come meglio poteva. Vide che le scale erano libere, e con uno scatto si precipitò giù, verso il corridoio, fino a raggiungere il laboratorio, inseguita dalle urla e dagli spari. Una volta entrata cercò il pulsante che sigillava la porta, e poi si accasciò per terra, piangendo. Il silenzio calò improvviso, niente piu’ urla, niente spari. Milena si alzò con cautela, e provò a sbirciare oltre la porta a vetri. Ciò che vide la atterrì e sobbalzò all’indietro, cadendo a terra. Oltre il vetro c’erano le figure che erano nelle celle, e dietro di loro i due uomini, immobili, come fossero morti. Eppure tutti guardavano verso di lei, compresi i due animali. Le venne da dar di stomaco, aprì la tuta e vomitò, piangendo, terrorizzata dalla situazione. “dottoressa Corsi, che succede? Dovrebbe essere felice, ha trovato cio’ che cercava” la donna alzò la testa, pulendosi con le mani “professore? Professer Trumpi? La prego mi faccia uscire” “impossibile dottoressa, ormai si è aperta la tuta” “ma…ma non sono stata toccata da…da…cosa sono quelle cose?” “sono uomini, o meglio, erano uomini, un cane, ed un gatto” “lei era curiosa di sapere cosa fosse l’U.O.T., giusto?” “Morosi, che ingenuo, ha rischiato senza neanche sapere a cosa andava incontro” “ma ha rischiato cosa? Cosaaa? Cosa gli e’ accaduto!!?” “O.U.T., questa sigla non le dice nulla, ma se le dicessi Ophiocordyceps unilateralis ?” “Ophiocordyceps unilateralis …è…un fungo…un fungo che attacca le formiche” “ottimo, sapevo che non mi avrebbe deluso: il fungo delle formiche zombie” “si, si ricordo, ma che c’entra?” “mio padre fu uno dei primi a studiare la possibilità di sfruttare le caratteristiche del fungo, ma purtroppo la malattia non gli ha consentito di continuare le sue ricerche” “ma quali caratteristiche? Di cosa parla?” “vede, quel fungo controlla i muscoli degli animali senza toccare il cervello” “si, ricordo, ecco perche’ formiche zombie” “esatto, e le spinge a cercare luoghi adatti per riprodursi, liberando le spore. Ebbene, mio padre studiò un derivato del fungo, che inoculato nelle persone affette da tetraplegia le faceva muovere, bypassando, per così dire, i controlli del cervello” “vero? Purtroppo il fungo, modificato, ha bisogno di ospiti umani per riprodursi. Colture viventi, per così dire, e quindi sono stato costretto a sacrificare due pazienti dell’istituto e, come vede, quei due sfortunati animali” “è mostruoso, orribile, lei è un pazzo” “lei crede? Eppure l’O.U.T., a proposito, la T sta per Trumpi, rivoluzionerà il campo medico, ovviamente senza brevetto” “già, e quell’idiota aveva pure provato a ricattarmi, ma ormai era condannato” “non ho trovato la scheda magnetica addosso a lui, ed avevo notato che le si era avvicinato nei suoi ultimi istanti” “mi lasci uscire, la posso aiutare” “mia cara dottoressa, non mi ha ascoltato? Il fungo diffonde le spore nell’aria, ormai lei è condannata” “la prego, ci deve essere una cura” “ahimè no, al momento attuale no, ma certo, lei resterà cosciente, quindi magari il suo cervello potrà elaborare qualcosa durante i periodi di stasi” “lei è stata una pazza, avrebbe condiviso con me la gloria ed il successo, ed invece ora il suo futuro è definito da una spora” “la prego…la prego….anche Morosi era stato infettato ma si è aggirato per l’istituto, anche lui era condannato, perché di lui non ha avuto paura?” “Morosi non era stato infettato dalle spore come lei, bensì da un derivato dell’O.U.T. che gli ho inoculato io” “ma era sceso anche lui qui sotto senza tuta” “mia cara, bella Milena, non penserà che io lavori li sotto indossando una tuta NBC vero? Morosi si era fermato al laboratorio, senza aprire le celle, ed è da li che partono le spore, e quando anche lei sarà definitivamente…come dire…contagiata, gli aspiratori ed i depuratori renderanno l’aria nuovamente respirabile” Milena iniziò a piangere, mentre le luci del laboratorio si accendevano, e la porta a vetri si apriva, comandata a distanza da Trumpi. Le figure oltre la porta la osservarono, e poi tornarono alle proprie celle, lasciandola seduta a terra “perchè ormai anche lei è infetta, non riveste alcun interesse per loro….a proposito, la sua cella è l’ultima in fondo, prima delle scale. Buon sonno dottoressa Corsi”.
