VENEZIA NEL CUORE

Di alcune città si ricorda qualcosa in maniera speciale, per sempre, e a volte anche dettagli poco significanti per altri. Una visita, nel 1974: alla mostra “Le Verifiche e la storia delle Biennali”,Ugo Mulas – ai Magazzini del Sale alle Zattere,Venezia, novembre. In viaggio con il mio futuro marito parigino, Dominique, non poteva essere che Venezia ad accogliere due appena ventenni innamorati e sognatori. La mostra di Ugo Mulas ci aprì gli occhi su un modo di fare fotografia con passione e arte, e i Magazzini del Sale apparivano davvero come grandi spazi galleggianti sui sogni. Meraviglia, incanto, e una delle mie prime foto nel riflesso di una porta a vetri, sulla laguna. La sera, spersi e infreddoliti, tra Calli e Ponti, ci ritrovammo in un Campo, forse Campo San Polo, non ricordo il nome. Una luce gialla, sulla piazza quasi deserta, ci fece entrare in un ristorante che non sembrava affatto per turisti, anzi. Antico, con vecchie carte da parati alle pareti, mobilio un po’ trascurato ma di caldo legno, luci morbide di vecchie lampadine, niente neon o modernità… Si varcava la soglia come per entrare nel passato, accompagnati da profumi di brodo e brace. Per molti anni ho ricordato il sapore unico dei tortelli con zucca che ci scaldarono corpo e anima, fino a scoprire che il segreto era nella qualità della zucca di Mantova che da noi a Roma solo di recente si trova in vendita, cioè quella verde fuori e piena di bozzi, non quella gialla. Oggi, ogni volta che la compro, ricordo la scoperta di quel sapore così speciale e nuovo, a Venezia, una sera di un freddissimo novembre. Cercammo poi una pensione economica e mentre suonavamo il campanello da un’affitta camere, tentando di leggere dei prezzi, sopra di noi si aprì una persiana scricchiolante e una voce femminile “siete sposati?”…. Io allargai le braccia come per dire – boh, mah… veramente no – E…crack! La persiana si richiuse con gran botto. Corremmo via ridendo allegramente schernendo la “vieille mémère” bigotta che non ci aveva accolto. Incoscienti, poco più che ragazzini, in una fredda ma romanticissima e indimenticabile serata a Venezia. Ci siamo tornati qualche anno dopo per il Carnevale, e non era ancora la gran bolgia di adesso. Le maschere veneziane, allora sotto lo sguardo attento di Fulvio Roiter, grande fotografo, avevano appena acquistato maggiore notorietà. Nelle sere non tanto affollate, le calli, i ponti e le gondole, si trasformavano in un teatro di tardo barocco, fatto di segreti, intrighi, e ombre colorate che, intriganti, scivolavano via nei vicoli. Un’atmosfera che forse difficilmente si ritrova oggi in mezzo alla calca dei turisti. Poi, ci sono tornata altre volte quasi sempre in inverno, per lavoro, scattando tante foto e spesso con le lacrime per il freddo intenso… a Venezia, dove l‘acqua ti entra negli occhi come un filtro da macchina fotografica. Ora mi manca, da tanto, la città marinara dalle mille storie intrecciate con l’Oriente, e preferisco ricordarla com’era anni fa, senza il turismo di massa, senza le orrende grandi navi da crociera, e senza il dramma delle maree in continuo aumento. Chi salverà Venezia, fragile come i suoi vetri, raffinata come i suoi merletti? Chi salverà una delle città più romantiche e belle del mondo?