A PROPOSITO DI PILLON CONTESTATO IN EMILIA

A PROPOSITO DI PILLON CONTESTATO IN EMILIA

6 novembre. Parma. C’è Pillon, l’autore del decreto sulla famiglia. E’ ad un convegno. C’è una piccola contestazione. Attivisti. Ma anche mamme vittime che sisono viste togliere i figli. E a Pillon non piace. No. Quindi esce, guarda un giornalista e lancia un avvertimento: “Quando governeremo noi in Emilia si potranno fare convegni senza che nessuno manifesti contro”. Una minaccia. Un’ammonizione un po’ in stile fascista. Da “pieni poteri”. Detta con quel sorriso di chi ha le mani che prudono. Che sembra dirti: se vinciamo noi, vedrete come passa la voglia di contestare. Perché, in fondo, questa gente la democrazia non la capisce. Non la concepisce. Per questo qualunque polemica, critica o anche solo diversità di opinioni la percepisce come un qualcosa da reprimere. Dominare. Ma attenzione. Perché quando gente così viene eletta, si comporta nell’unico modo che conosce: autoritariamente. E noi un assaggio di questo autoritarismo lo abbiamo già avuto qualche mese fa: adesso dobbiamo fare tutto il possibile per evitare che si ripeta. Tutto il possibile.