IL SILENZIO DEGLI INCOSCIENTI : TACCIONO I MEDIA MENTRE I CITTADINI DIFENDONO LA COSTITUZIONE
Il nove ottobre 2019 è stata approvata in quarta e ultima votazione, la legge di revisione costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari. La Camera, infatti , con una votazione trasversale, ha approvato il testo di legge. La nuova legge prevede il passaggio da 315 a 200 parlamentari per il Senato e da 630 a 400 per la Camera. E il numero dei senatori a vita fissato a 5. Le leggi di revisione costituzionale, quale è questa, necessitano, a norma dell’art. 138 della Costituzione, per la loro approvazione, una procedura cosiddetta “aggravata”. Devono essere approvate da entrambi i rami del Parlamento con doppie deliberazioni a distanza di tre mesi l’una dall’altra. Nella seconda deliberazione di ciascuna camera occorre almeno che sussista la maggioranza assoluta. Se nella seconda deliberazione già si ottiene la maggioranza ” qualificata” cioè i due terzi di ogni ramo, la legge di revisione passa e deve essere immediatamente promulgata. Se si raggiunge, invece, solo la maggioranza assoluta, la legge deve essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. A quel punto possono verificarsi due ipotesi: la prima è che entro tre mesi dalla pubblicazione venga chiesto un referendum costituzionale da un quinto dei membri di una Camera, da 500mila elettori o da cinque consigli regionali, la seconda è il decorso dei tre mesi senza alcuna richiesta referendaria. La legge, quindi, potrà essere promulgata se supera il quorum del referendum confermativo o se passa il tempo senza richiesta di referendum.Non avendo ottenuto al Senato e alla Camera, in ogni votazione, però, la maggioranza dei due terzi, in base alla norma prevista dall’art. 138 della Costituzione, la proposta non è diventata de plano norma da promulgare. Dopo la votazione alla Camera essa entro tre mesi dovrebbe essere sottoposta a referendum confermativo. Solo ove non venisse richiesto il referendum, il decorso dei tre mesi comporterebbe l’adozione delle norme modificate, ciò accadrebbe anche qualora il referendum chiesto ed espletato desse esito confermativo. Ancora una volta, una riforma costituzionale viene proposta in stretto rapporto con la legge elettorale. In silenzio, infatti, non tutti sanno che è stata approvata il 13 maggio 2019 la legge elettorale denominata, Rosatellum ter . Nuova legge elettorale che trova in Calderoli, già estensore del ” porcellum” uno dei redattori del nuovo testo che entrerà in funzione automaticamente appena passerà la riforma costituzionale. Primo caso di legge elettorale sottoposta a condizione sospensiva della promulgazione della legge di riforma costituzionale. Un altro pasticciaccio della genialità del legislatore italiano. E per dovere di cronaca occorre anche dire che lo stesso Calderoli è firmatario della richiesta di referendum depositata dalla Lega contro la stessa legge elettorale. A chi legge i due testi viene da osservare : cui prodest una riforma costituzionale strettamente connessa con una legge elettorale atta a garantire maggioranza schiacciante in parlamento? Perché aspettare la riforma costituzionale per far divenire operativa la legge elettorale, promulgata, peraltro, prima della definitiva approvazione della riforma? La nuova legge elettorale passata con il voto favorevole di Lega e M5S,mantiene il sistema misto proporzionale-maggioritario della precedente normativa. Per renderla applicabile al futuro, quindi alla auspicata riforma costituzionale, sono stati modificati i seggi da attribuire nei collegi uninominali. Questi seggi saranno assegnati in rapporto al numero dei parlamentari. Si mantiene la proporzione tra i seggi assegnati con il maggioritario e quelli assegnati con il proporzionale. Con il Rosatellum si porterà la soglia di sbarramento al 5 per cento alla Camera e almeno il doppio in Senato, con buona pace della sopravvivenza dei partiti minori. L’agone elettorale vedrà contendersi la maggioranza parlamentare a pochi partiti che si spartiranno, così, i rappresentanti. ROSATELLUM TER … un nome una garanzia, quindi, in quanto figlio di un “rosatellum” che tanta instabilità ha regalato alle italiche urne.Ma, come ogni legge italiana che si rispetti, doveva necessariamente essere ingarbugliata e foriera di danni futuri, altrimenti non sarebbe stata presa in considerazione. È un’anomalia tutta italiana il fatto che neppure l’opposizione abbia lanciato anatemi e strali contro un testo palesemente lacunoso. Si e’ innescato un equivoco che artatamente i politici non stanno chiarendo.La gente pensa che la riforma costituzionale sia la legge elettorale nuova, perché di quella approvata non ha alcuna contezza.Ma le due, e qui sta l’inghippo e la confusione, sono strettamente legate, A FILO DOPPIO, si potrebbe tranquillamente dire.Una riforma costituzionale strettamente connessa con una legge elettorale atta a garantire maggioranza schiacciante in parlamento.Sì, perché i seggi previsti nella legge elettorale saranno assegnati in rapporto al numero dei parlamentari. La motivazione principale addotta per la riforma di riduzione del numero dei parlamentari è la riduzione dei costi della politica. Esperti sostengono, tuttavia, che per ridurre davvero i costi della politica sarebbe stato sufficiente tagliare pensioni e vitalizi ai parlamentari. Forse all’inizio a motivare la scelta di riduzione dei parlamentari fu la spinta ideologica anticasta. Un pallino legittimo quello che aveva animato i pentastellati. Ma anziché agire con la più logica abolizione del VITALIZIO e delle PENSIONI come venne convertito il privilegio a far data dal 2012, si è cercata un’altra strada , non si sa quanto LEGITTIMA e COERENTE.Anziché riportare il vitalizio/pensione all’antica sua natura di indennità come previsto dall’art. 69 della Costituzione, si è pensato bene di tagliare il numero dei parlamentari. Andava abolito “sic et simpliciter” il vitalizio o come si chiama dal 2012, la “pensione” contributiva, ripristinando l’indennità e il rimborso spese documentate. Solo così si sarebbe risparmiato. Invece, con questo pasticciaccio, l’unico risparmio che avremo sarà sulla democrazia! Non si migliora attraverso questi sistemi una struttura democratica, la si MENOMA. Se passa questa riforma costituzionale, secondo costituzionalisti e tecnici, il Parlamento diverrà solo un MERO RATIFICATORE di provvedimenti già confezionati. La riduzione dei deputati e dei senatori insieme a questa ennesima legge elettorale sgombera il cammino verso un vero e proprio ACCENTRAMENTO DELLE DECISIONI, di appannaggio quasi esclusivo dell’Esecutivo, fino al rischio non peregrino di ribaltare l’assetto istituzionale sancito dalla nostra Costituzione.Il perfetto bilanciamento fra le due Camere, voluto dai “Padri Costituenti” nasceva proprio dalla esigenza di tutelare in ogni suo aspetto e funzione la RAPPRESENTATIVITÀ e, conseguentemente, la TENUTA DEMOCRATICA dello Stato. La sinergia fra legge elettorale e riforma costituzionale porterebbe, e questo è l’allarme più accreditato fra le forze di opposizione e critici della normativa, alla PRECLUSIONE in diverse regioni di una SIGNIFICATIVA RAPPRESENTANZA dei territori più piccoli, delle regioni più piccole.Assottigliandosi il numero di rappresentanti, i territori più piccoli ne avranno di meno. Dopo l’autonomia differenziata questo sarebbe un altro duro colpo alla tenuta unitaria e democratica del paese . Si teme una rappresentanza di meri yes men asserviti ai segretari dei maggiori partiti . Ancora una volta sembrerebbe un pasticcio all’italiana. “Quel che è certo è che la riforma «semplice» che porterà l’Italia ad avere il rapporto più basso d’Europa tra popolazione e rappresentanti, è «uno spot che realizza un attacco al parlamento»( senatore Dario Parrini , PD ). Un Silenzio assordante impera su tutti i media quasi che la promulgazione senza colpo ferire di questa riforma , fatta passare come la Madre di tutte le Riforme, sia questione di vita o di morte per lo stesso Governo giallo rosso. Nessuna trasmissione televisiva a sottolineare luci ed ombre della normativa. Nessun accenno ai pericoli intrinseci nella riforma. Nessun riferimento al quesito referendario proposto sul quale si spera gli italiani possano pronunciarsi con un Si o un No ” Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvata dal Senato della Repubblica, in seconda votazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, nella seduta dell’11 luglio 2019, e dalla Camera dei deputati, in seconda votazione, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, nella seduta dell’8 ottobre 2019, il cui testo è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – serie generale – n.240 del 12 ottobre 2019?” Quasi una consegna di osservare il più assoluto riserbo.E il tempo zitto ,zitto,quatto quatto passa.Lo scopo è proprio quello: fare passare il trimestre senza che venga richiesto il referendum! E viene taciuto che alcuni senatori e deputati appartenenti a diversi schieramenti politici si stanno prodigando per raccogliere il quinto di firme di una delle due camere necessarie per richiedere il referendum e consentire ai cittadini di esprimersi su una questione di tale portata. Si tace sul fatto che già qualche consiglio regionale si è attivato e ne basterebbero solo cinque per scongiurare lo scempio democratico. Si tace sulla mobilitazione spontanea dei cittadini che dalla Liguria alla Puglia, dalla Campania alla Calabria, dall’ Umbria al Lazio al Veneto e alla Sicilia si stanno prodigando per fare giungere i moduli per la raccolta delle cinquecento mila firme necessarie. Si tace sulla corsa contro il tempo: gennaio 2020 per depositare in Cassazione le firme richieste. Eppure la società civile si è mobilitata. Il Comitato per il no al taglio dei parlamentari e altri comitati spontanei sono sorti in tutta Italia per difendere ancora una volta la Costituzione. Per dare voce al grido di dolore che sale dalle sue pagine e che traduce il timore di un passo breve dalla Democrazia alla Democratura
