BUONE NOTIZIE PER I TOPI

Devo dire che sono rimasto sconcertato dall’enfasi comunicazionale data da un prestigioso e stimato istituto, l’Ebri fondato dalla professoressa Montalcini alla scoperta di un anticorpo in grado di bloccare una sostanza nel cervello, gli A-beta oligomeri, a chi viene imputato l’esordio della malattia di Alzheimer. Sarebbe una notizia clamorosa, qualora venisse confermata anche sugli uomini: al momento è solo una buona notizia per i topi. Clamorosa perché sono sarebbe scoperta l’eziologia di una malattia, quella di Alzheimer, su cui i ricercatori da decenni continuano a sbattere la testa: l’ipotesi della proteina tau, delle placche beta-amiloidi, la più recente della modificazione del meccanismo della dopamina…tutte strade che non hanno portato a niente, nè per spiegare la malattia tanto meno per la cura. Una grande multinazionale ha investito parecchi soldi, miliardi di dollari, per mettere a punto un farmaco che si è dimostrato in grado di eliminare dal cervello la beta amiloide: sparita la quale niente è tornato come prima, la malattia ha continuato a progredire, quella multinazionale assieme ad altre si è ritirata da questo settore. Mi ha lasciato basito lo strombazzamento del “ringiovanimento del cervello” per la nascita di nuovi neuroni: ed allora? Anche un cancro fa nascere nuove cellule: il punto sta nello stabilire se il topolino sia guarito dall’Alzheimer. Cosa a quanto ho capito parecchio complicata da dimostrare, visto che la malattia era “nella fase iniziale”: quindi con sintomi ( credo) abbastanza indeterminati. O forse no, davvero ci troviamo di fronte alla scoperta del secolo: ma che senso ha annunciarla come tale prima di passare alla sperimentazione umana? Quanti farmaci sembravano panacee risolutrici di mille mali e poi si è scoperto che nell’uomo non avevano gli stessi effetti degli animali, o ce li avevano ma con drammatiche ricadute? Qualcuno ricorda che fine abbia fatto il più potente antinfiammatorio della storia, il Vioxx, ritirato dal mercato dopo 28 mila infarti del miocardio e decine di morti? Nella scienza occorre avere il giusto orgoglio per una scoperta, ma se è di laboratorio è d’obbligo anche la giusta prudenza nella comunicazione: bisogna chiedersi quali illusioni si coltivano in chi oggi, non tra dieci anni, ha una malattia devastante come l’Alzheimer o altre parimenti gravi. Un’attenzione che dovrebbero avere i ricercatori, ed ancor di più i giornalisti che spesso fanno da megafono, rivelandosi a corto di neuroni giovani o vecchi che occorrono per ragionare sulle cose, porsi delle domande, evitare di strillare alla palingenesi buona per la prossima edizione, avere più rispetto, per la professione e per chi a questa mediazione si affida.