GLI ALBANESI HANNO BISOGNO DI NOI
Oltre venticinque anni fa abbiamo visto, attraverso quella specie di lago salato che è il Mare Adriatico, gli albanesi arrivare in Italia su navi stracolme di donne, uomini e bambini. Li abbiamo visti scendere dai gommoni degli scafisti sulle nostre coste trasportati di notte come pacchi di sigarette di contrabbando. Sono venuti nelle nostre case gli uomini a fare i muratori, le donne a badare ai nostri anziani. Ci siamo arrabbiati con chi di loro entrava nelle nostre case a rubare o spacciava droghe nelle nostre strade. Soprattutto ci siamo meravigliati di non sapere nulla di un popolo che viveva a pochi chilometri da noi e conosceva molto bene la nostra lingua. Quella albanese è la comunità che con più facilità si è inserita nel nostro Paese e con la quale meglio si è riusciti a elaborare culturalmente e socialmente le trasformazioni che comunque l’immigrazione comporta. Ora in Albania – da dove le persone arrivano in Italia in aereo e traghetto e gli italiani vanno in vacanza o a fare affari – c’è stato un forte terremoto simile a quello che ha colpito recentemente il Centro Italia. Da lì arrivano immagini che abbiamo visto tante volte provenire da regioni italiane. Descrivono situazioni che a volte abbiamo vissuto direttamente. Non solo stringono il cuore, fanno intuire quanto sarà difficile per l’Albania rimettersi in piedi. Come sempre in questi casi con i giorni che passano la situazione si dimostrerà più dura di quanto appaia a prima vista, e i generosi volontari della nostra Protezione civile sono già all’opera per l’Albania mentre gli ospedali pugliesi accolgono i feriti. Sono certo che accanto a loro saranno tanti gli italiani che individualmente, come fecero con gli albanesi che fuggivano dalla fame e l’oppressione nelle quali li teneva il regime stalinista di Enver Hoxha, faranno sentire alle donne, uomini, anziani, bambini e bambine che passano le notti al freddo e non hanno più nulla la loro vicinanza e concreta solidarietà. Perché sanno che di fronte a persone che vivono nel bisogno la prima cosa da fare è sentire il bisogno di fare qualcosa per loro.
