SBARCHI RIDOTTI? FILIPPO MIRAGLIA: VI SVELO IL PERCHE’
L’allarme era stato dato appena tre settimane fa. Il trend degli sbarchi era di nuovo in aumento, secondo i numeri resi noti dal ministero dell’Interno: alla data del 12 gennaio 2018, un più 15 per cento rispetto ai primi dodici giorni del 2017. Per l’esattezza, 841 nuovi arrivi contro 729. Un disastro, a nemmeno due mesi dalle elezioni. Ma improvvisamente, adesso, lo “sbarcometro” rivolgeverso il basso la sua lancetta. Secondo le ultime comunicazioni del Dipartimento delle pubblica sicurezza, dal 1 gennaio 2017 al 2 febbraio 2018 sono arrivati 4.566 migranti, ovvero il 13,59 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2017, e addirittura il 21,17 per cento in meno rispetto al 2016, quando non era stato ancora siglato l’accordo con la Libia di Al Sarraj, che l’Onu ha definito nel novembre scorso “disumano”, e che invece l’Unione europea appoggia in pieno. Come mai questo subitaneo capovolgimento? “Abbiamo tradotto dall’arabo i dati che sono sul sito della Guardia Costiera libica –risponde Filippo Miraglia, vicepresidente vicario dell’Arci – Risulta che, nello stesso mese di gennaio, siano stati riportati indietro sul loro territorio circa 1500 persone”. Senza questo intervento, avvenuto nella seconda metà di gennaio, il conto degli arrivi non solo sarebbe più salato di quello del 2017 (in un mese 5.264 sbarchi) ma addirittura di quello del 2016 (quando nello stesso periodo giunsero nei nostri porti 5.792 persone). “Quelle 1500 persone sono state riportate indietro con motovedette pagate dal nostro governo – continua Miraglia – e con le stesse milizie che gestiscono i centri di detenzione. Come tutti sanno, saranno rinchiusi negli stessi centri dai quali sono scappati. Molti moriranno. Le donne saranno tutte violentate, sistematicamente. Tutti verranno torturati e ricattati. La responsabilità è nostra e qualcuno prima o poi, spero molto presto, ce ne chiederà conto davanti a qualche giudice nazionale o internazionale. Il ministro Minniti, il governo e l’Europa sono orgogliosi di questo risultato. Noi ci chiediamo: perché dovremmo voler prolungare questa strage?” Anche i morti sono aumentati da quando si è scatenata la campagna contro i salvataggi in mare: 90 nel mese di gennaio 2016, 225 stesso mese del 2017 225, 185 nel 2018, ai quali però vanno aggiunti, sottolinea l’Arci, i 90 della tragedia appena accaduta. “Questa strage ha mandanti ed esecutori facilmente individuabili”, conclude Miraglia. Tornando ai dati sugli arrivi al 2 febbraio, la stragrande maggioranza (circa 1200 fra uomini e donne ovvero una persona ogni quattro sbarcate) proviene dall’Eritrea, in fuga dal terribile regime di Isais Afewerki. Poco più di 600 sono tunisini, 273 pakistani e quote minori di varie altre nazionalità.
