DAWUD, IL BIMBO RIMANDATO IN BANGLADESH PERCHÉ TROPPO ‘OCCIDENTALE’

DAWUD, IL BIMBO RIMANDATO IN BANGLADESH PERCHÉ TROPPO ‘OCCIDENTALE’ Dawud è un bambino bengalese nato e cresciuto nel vicentino.Ha 11 anni ed è bravissimo a scuola. In prima elementare dovette ripetere l’anno. Non conosceva una sola parola d’italiano. Attento, ordinato, curioso Dawud s’inserisce perfettamente nella comunità scolastica. Fino a diventare il primo della classe. E’ assetato di conoscenza. Divora libri su libri.Ama leggere e adora giocare ascacchi.Ha una mente sveglia e brillante, il piccolo bengalese. Apprende tutto con una rapidità sorprendente. A scuola è benvoluto dai suoi compagni e le insegnanti hanno un debole per quel bambino dagli occhioni spalancati sul mondo. Cose, queste, che avrebbero inorgoglito qualunque genitore. Non il padre di Dawud. Si sta occidentalizzando troppo, pensa.Si sta allontanando dalla sua cultura, dalle sue tradizioni. Pensa e agisce come un qualunque bambino italiano quel suo figlio che quasi stenta a riconoscere come tale. Lo devo ‘salvare’, decide.Diventa una fissazione per quell’uomo l’idea di strappare suo figlio dal rischio ‘occidentalizzazione’. Con un sotterfugio lo spedisce a casa. Alla ‘sua’ casa, quella lasciata tempo addietro per trasferirsi in Italia. Con lui la mamma e i due fratelli. Per respirare nuovamente la cultura bengalese. Al riparo dalle contaminazioni italiane che lo stavano rovinando. Metteva persino in dubbio l’esistenza di Allah,racconta oggi il padre. Felice di averlo strappato da un destino non suo. O meglio, non condiviso dal genitore. Che all’occidente chiedeva solo un sostentamento per la sua famiglia. Un lavoro e una casa dove continuare a mantenere vive culture e tradizioni del suo mondo. Senza doverle barattare in nome di ipotetica integrazione. Di Dawud rimane solo un messaggio mandato via Whatsapp al suo amichetto del cuore: ‘Aiutami mi hanno detto che mi portavano dal medico e invece mi stanno portando in Bangladesh’.