L’ARNO MIO PADRE, IL CIUFFENNA MIO FRATELLO
Non mi sono mai soffermato nella mia adolescenza e nella mia gioventù a considerare l’Arno e suo figlio ed affluente Ciuffenna come Maestri di vita, come imprinters in qualche modo della mia esistenza. Eppure respiravo da sempre, anzi respiravamo tutti la loro atmosfera, le loro melodie, il loro tenerci per mano da sempre. In una terra lontana dal mare come il Valdarno, in un tempo in cui il viaggio per il mare era quasi impossibile c’erano loro: l’Arno ed il Ciuffenna.Erano in nostri bagni schiamazzanti subito dopo la chiusura delle scuole prima ancora che l’estate fosse adulta e il caldo diventasse afa. Erano il nostro refrigerio le loro alberaie, dove giocavamo a carte non di soldi, ma giornalini di Tex o di Bleck Macigno. Sì, le chiamavamo semplicemente alberaie, non sapevamo allora, che quegli alberi che si spelavano a primavera, erano pioppi. Ma quale pace stare sotto i pioppi con le loro foglie giovani, di un tenero verde mosse dal vento. Già, i nostri bagni schiamazzanti. La mia generazione ha imparato a nuotare nell’Arno, o nel tuffo del Masini, o al Capo Salvo del Ciuffenna. Ancora, dove un giorno sarebbero nate le Piscine Valdarno e Las Vegas, c’erano campi di grano o di granturco.L’Arno era allora “la barca” che collegava Montevarchi a Terranuova. Il barcaiolo come un novello Caronte. I “Barocci” con il loro “ciuco” trasportavano rena e mattoni di qua e di là dall’Arno e prendevano la barca.E proprio davanti c’era la Colonia estiva. Si i ragazzi allora andavano in colonia, non al mare ma all’Arno. All’Arno c’era pure il “Carnevalino”, chi si ricorda?Poggilupi era sterrata e proprio dove il Ciuffenna si immetteva in Arno c’era un guado.Un guado sul Ciuffenna e un Barca sull’Arno, eppure erano i nostri padri ed i nostri maestri.La nostra vita allora andava al ritmo del loro scrosciare, delle loro acque, a quel tempo cristalline e limpide.
