SOLO IL TRE PER CENTO DEI CONDANNATI A PENE PECUNIARIE SALDA IL SUO DEBITO
Apprendo con sbalordimento, da un’inchiesta sul “Corriere della Sera”, firmata da Milena Gabanelli e Simona Ravizza, che soltanto il 3 per cento dei condannati a pene pecuniarie salda il suo debito. Così, tra il 2012 e il 2019, lo Stato non ha riscosso qualcosa come 6,9 miliardi (sì, miliardi) di euro, e ha incassato la miseria di 169 milioni, pari alla metà delle spese sostenute per poterli raggranellare, facendo intervenire anche la Guardia di Finanza. Come può sopravvivere un Paese così? La macchina della riscossione si attiva soltanto a sentenza definitiva, e cioè a 7-8 anni dal giorno in cui è stato commesso il fatto. Come mai la nostra impresentabile classe politica non si è mai posta il problema, cercando di risolverlo? Anzi, per la verità se lo è posto, varando nel 2018 norme che hanno peggiorato il quadro. Dando cioè la possibilità all’insolvente di convertire la somma in “libertà controllata”. In Germania, invece, il tasso di riscossione è attorno al 90 per cento dei casi, e a ciascuno viene chiesto di pagare in base alle sue possibilità. Mandiamo una missione a Berlino e copiamo il loro sistema. Anche sulla riforma della cittadinanza per i bimbi nati da coppie straniere, come ho scritto più volte, non dovremmo fare altro che copiare i tedeschi. Negli anni del miracolo economico i giapponesi sono venuti a imitarci, perché non dovremmo fare lo stesso noi, in un momento come questo di smarrimento totale?
