LA SOLITUDINE NELLA FALSA MOLTITUDINE DEL NATALE

LA SOLITUDINE NELLA FALSA MOLTITUDINE DEL NATALE

La solitudine è subdola. È un vestito che vedi in vetrina. Stoffa impalpabile. Ti appare persino bello, leggero, indossabile. Aneli a possederlo in certi momenti del tuo vivere. Quando vorresti lontani gli echi del mondo, quando vorresti il tuo abbraccio rassicurante come nessun altro sarebbe capace di fare, perché non sa, non conosce i punti del corpo e del cuore feriti, che ti fanno male. La solitudine ti sceglie facendoti credere che sia tu a scegliere lei e che sia libertà la peggiore delle schiavitù. Così entri in quel negozio e compri quel meraviglioso vestito, vessillo della tua autodeterminazione. Non vedi l’ora di indossarlo. Ti spogli del tuo cruccio di incomprensioni e ti rimiri allo specchio. Il nuovo abito aderisce perfettamente al tuo corpo. Ne lisci le pieghe. Non pensi che prima di te lo ha indossato il clochard, non sembra così nuovo e morbido gettato lì fra i cartoni , in mezzo ai cani ,mentre la manica si arrotola chiedendo la carità. Non pensi che prima di te lo ha indossato il migrante , dentro un viaggio che sia per mare, per terra per deserto o solo dentro di sé. Non pensi che lo abbia indossato il suicida, povero o ricco che senso ha rimarcarlo? Fra quelle pieghe stille di sconosciuto dolore , celato al mondo, forse persino a se stessi. Non pensi che lo stia indossando chi ti è accanto e ti sorride chiedendosi, magari, perché non sai scorgere in quello sguardo il sapore del pianto. Indossi quel vestito per te nuovo. Lo lisci per farlo calzare bene. E quando , come una guaina si è impadronito della tua pelle, ti accorgi che è stretto, soffocante.Quale seta? Quale morbidezza? Quale leggerezza? Aspro come foglio di vetro acuminato che non consente i movimenti liberi, camicia di forza a celebrare la follia dell’orgoglio di essere monade. La solitudine diviene così altare dove viene sacrificato il vivere e suoi sacerdoti sono l’Apparire, il silenzio, la vergogna e l’ incomprensione. Ti capita così di sentirti smarrito sia pure in mezzo alla gente, naufrago pur avendo una zattera piena di mani tese verso il prenderti. Muto pur in mezzo alle parole più belle, sordo pur fra le note più intense. Il vagito di un bimbo che da millenni si amplifica in questo giorno stringe la veste, soffoca la bellezza di un riso, un abbraccio, un bacio, una carezza. Col rischio di apparire forzato, forzoso, illusorio, falsato dalle luci di alberi e di carte lucide di ipocrisia a nascondere regali che non profumano più di amore, esperte forme di riciclo che , nel risparmio, celano la mancanza di slancio. La solitudine ha un nemico potente: l’accettazione di se stessi. Natale nell’amore di sé. Perdonandosi l’ imperfezione. Dire sulle labbra di chi si ama : sei . Tu sei !Accarezzare un corpo, una mente e sussurrare dentro il suo respiro: ti amo nella nudità del tuo essere. Abbracciare il pensiero di chi si vuol bene e strappare a mani nude la prigione della sua solitudine. Sì. È Natale quando ogni solitudine scapperà disperata perché l ‘Amore per se stessi e per gli altri soppianterà il culto della perfezione! Perché come dice sempre un mio amico..”.I figli si baciano di giorno”( cfr. Francesco Briganti)