LE PAURE DOMINANO IL PAESE PIÙ VECCHIO DEL MONDO

Tutto è iniziato con un nuovo sistema di rilevazione che da adesso partirà con cadenza annuale e non più decennale come nel passato.ISTAT ha, per la prima volta, lo scorso ottobre, si è fatta carico di questo nuovo impegno che non coinvolge più tutte le famiglie nello stesso momento, ma solo un campione di esse. Ogni anno le famiglie chiamate a partecipare saranno circa 1 milione 400 mila, in oltre 2.800 comuni. Il vantaggio sarà quello di monitorare più rapidamente quel che siamo rispetto al passato con un forte contenimento dei costi della rilevazione e una decisa riduzione del fastidio a carico delle famiglie. La rilevazione iniziata il primo ottobre si è conclusa il 20 dicembre con una grande partecipazione al questionario hanno risposto circa 1.250.000 famiglie.In pratica ben oltre il 90% di tutte quelle coinvolte.Il quadro che emerge comunque non è per niente confortante. Conferma ed aggrava quanto già tutti sapevamo. Come possiamo leggere nel report di ISTAT il Paese è sempre più vecchio, ci sono meno nascite, tanti anziani, ci sono tantissime famiglie composte da una persona sola e non sempre per scelta. Una solitudine che per troppi corre al limite della autoemarginazione sociale quando non lo è dal punto di vista economico.La tentazione è sempre più a rintanarsi.Tutto questo porta a favorire una chiusura verso gli altri. Poi ci sono le incertezze, il lavoro precario, una visione del futuro pessimistica.Possiamo consolarci solo con il fatto che le dinamiche mondiali, nei Paesi più avanzati, sono in continuo movimento e che la tendenza a non fare figli è sempre più forte ovunque ma in Italia tutto questo pare andare molto oltre.I numeri parlano chiaro. Il primo effetto delle crisi, delle paure sono la diminuzione dei nati: nel 2018 sono stati iscritti in anagrafe 439.747 bambini, oltre 18 mila in meno rispetto all’anno precedente e quasi 140 mila in meno nel confronto con il 2008.Il persistente calo della natalità si ripercuote soprattutto sui primi figli che si riducono a 204.883, 79 mila in meno rispetto al 2008.Il numero medio di figli per donna scende ancora attestandosi a 1,29; nel 2010, anno di massimo relativo della fecondità, era 1,46. L’età media sale ancora ed arriva a 32 anni.Oggi l’età di riferimento alla nascita del primo figlio raggiunge i 31,2 anni nel 2018, quasi un anno in più rispetto al 2010.A tutto ciò non è indifferente la propensione a non abbandonare il nido dei genitori fino a molto tardi.Le persone sole invece sono il 33% e risultano in costante aumento nel corso degli anni. Diminuiscono dal 2017 i matrimoni con 191.287 celebrazioni, arrivando a quasi 12 mila in meno in un anno. Complici anche le separazioni legali che diminuiscono e passano da 99.611 (2016) a 98.461 (2017), mentre i divorzi, dopo il recente aumento dovuto all’entrata in vigore del cosiddetto ‘divorzio breve’, subiscono una contrazione e si attestano sui 91.629 eventi, 7.442 in meno rispetto al 2016.Tutto questo rende l’Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo.