“IO, L’UOMO CHE RESTITUISCE I GIOIELLI PERDUTI IN TEATRO A SALERNO”

“IO, L’UOMO CHE RESTITUISCE I GIOIELLI PERDUTI IN TEATRO A SALERNO”

Se fosse una commedia s’intitolerebbe Il piacere dell’onestà . E avrebbe due protagonisti: una signora distratta e il custode del teatro attento e scrupoloso. Antefatto: la sera del 1 gennaio una spettatrice del tradizionale concerto di Capodanno al teatro municipale Giuseppe Verdi di Salerno approfitta della toilette prima di andare via. Si sfila dalle dita i due anelli d’oro bianco con brillantini e si lava le mani. Poi si stringe nel cappotto impellicciato e guadagna l’uscita dimenticando i preziosi sul lavandino. Il giorno dopo, disperata, citofona all’abitazione di Enzo Nappa, da 25 anni custode del teatro, che vive con moglie e figlia all’interno dello stesso storico edificio. Lui, con la proverbiale nonchalance che lo contraddistingue, si dirige verso le toilette, accompagnato dalla signora. E, sorpresa delle sorprese, trova gli anelli dove erano stati lasciati e li consegna, previa firma di una ricevuta. La signora cosa le ha detto?«Era molto sorpresa, come lo sono io adesso che mi state intervistando». Perché?«Io non ho fatto niente di strano, è la signora che è stata molto fortunata perché dopo di lei nessun altro è andato in bagno». Ammetterà però che di questi tempi la restituzione di due anelli preziosi smarriti fa notizia.«Ma non è mica la prima volta che succede, sapesse quante ricevute conservo per altrettante consegne. Almeno una cinquantina». Ma perché lei ogni volta che ritrova un oggetto smarrito all’interno del teatro fa firmare una ricevuta al legittimo proprietario?«Non sempre, solo per gli oggetti di valore, per essere sicuri. In venticinque anni avrò restituito centinaia di cose smarrite». Le più curiose?«Una telecamera lasciata accesa in un palco sul suo treppiedi, un apparecchio acustico e una protesi dentaria». Ed è sempre riuscito a risalire ai proprietari?«Sempre». Mai avuto la tentazione di tenere qualcosa per sé?«Mai, è una questione di indole, non riuscirei a stare in pace con me stesso». E la reazione di quelli che ritrovano i propri oggetti smarriti a teatro?«Mi ringraziano, chi più chi meno. Qualcuno mi offre al massimo un caffè». Mai ricevute ricompense in denaro?«Una sola volta, per la restituzione di un collier trovai nella cassetta delle lettere un biglietto di ringraziamento con una banconota da 50 mila lire. Preferii devolvere i soldi al canile di Salerno». I cani sono da sempre la sua grande passione e compagnia. Come sta Jay?«Sta bene, grazie. È uno Staffordshire Bull Terrier di un anno e mezzo che ho addestrato a rilevare tracce di combustione o persone nascoste in teatro». Ordine e sicurezza sono le sue parole d’ordine.«Qui nel quartiere mi considerano tutti una specie di sceriffo, io ci tengo molto a questa zona che ripulisco dalla spazzatura quando c’è necessità e sulla quale cerco sempre di vigilare. La considero “casa mia” nell’accezione più positiva del termine». A proposito di casa sua, ma come si vive in un teatro?«Io quest’anno ho festeggiato cinquant’anni all’interno del Verdi e sfido chiunque a conoscerlo meglio di me. Sono esperto in elettronica e in tecnologie legate alle macchine complesse presenti in teatro, dagli impianti di scena alla videosorveglianza. Mia figlia è entrata qui dentro che aveva appena due giorni, prima ancora di mettere piede in casa». Cinquant’anni nel teatro, prima come tecnico precario e poi come custode, chissà quanti attori ha conosciuto. Chi è stato simpatico e disponibile anche dietro le quinte?«Ho un ottimo rapporto con Vincenzo Salemme, mi sono fatto un sacco di risate con Gigi Proietti e ho apprezzato l’umanità di Luca Zingaretti e la signorilità di Leo Gullotta. E poi c’è il maestro Daniel Oren, persona davvero eccezionale». E chi invece l’ha delusa?«Uno con cui una volta ho litigato. Il problema è che più sono nessuno e più si credono». C’è razzismo nel mondo dello spettacolo?«A me una volta è capitata una nota cantante che si lamentò: io ogni volta che vengo al Sud prendo la bronchite. E io di rimando: e si capisce, signora, lei sta mezza nuda in camerino! Ma non chiedetemi chi era, non ve lo dico».