ADDIO A GILLO DORFLES GRANDE CRITICO D’ARTE

Ad aprile avrebbe compiuto 108 anni, e tanti ormai lo “credevano” immortale. Poco più di un mese fa aveva partecipato, alla Triennale di Milano, all’inaugurazione di Vitriol, una personale dedicata ai disegni che aveva realizzato tra il 2010 e il 2016. Invece Gillo Dorfles se ne è andato oggi, 2 marzo 2018, lui che – nato nel 1910 – ha attraversato più di un secolo di storia. Nato a Trieste (quando ancora la città non faceva parte dell’Italia) da padre goriziano e madre genovese, laureato in medicina e specializzato in psichiatria, Angelo Dorfles detto Gillo, è stato pittore e critico e studioso d’arte. Ha insegnato Estetica nelle Università di Firenze, Trieste, Venezia e Milano. Nel 1948, con Atanasio Soldati, Gianni Monnet e Bruno Munari, ha fondato il Mac, Movimento per l’arte concreta, «per dar vita a un linguaggio artistico nuovo, in grado di assimilare e di superare le ricerche astratte europee dei decenni precedenti». Nel 1956 ha contribuito alla realizzazione dell’Adi, l’Associazione per il disegno industriale. Nel 1968 con un libro diventato un cult (Il Kitsch, antologia del cattivo gusto) ha spiegato agli italiani cos’è il kitsch. Quarantacinque anni dopo, nel 2012, la Triennale di Milano gli ha reso omaggio con la mostra “Gillo Dorfles, Kitsch oggi il Kitsch”. Nella sua lunga vita Gillo Dorfles ha conosciuto e frequentato tutti i grandi, da Italo Svevo a Eugenio Montale, da Lucio Fontana a Cesare Pavese, da Salvatore Quasimodo a Frank Lloyd Wright a Renzo Piano. Non gli piaceva essere interrogato sull’età. «Ho dimenticato metà secolo e sto dimenticando l’altra metà perché voglio vivere nel futuro» diceva. Alla domanda com’è la vita oltre i 100 anni rispondeva: «Non amo l’argomento però ho preso il cellulare». E anche: «Io non faccio mai programmi. Ho solo desideri. E quando non ne avrò più, non me accorgerò: sarò già morto».