L’AUMENTO DEL PANE AD AGRIGENTO

#agrigento, oh cara! – Gli agrigentini siamo strani e segnati da due fili che si intrecciano dentro di noi, quello della follia e quello di una indolenza che tende a subire tanto e a criticare tutto. Adesso si dibatte, criticandolo come un insopportabile balzello d’altri tempi, l’aumento del pane. Aumento che arriva dopo tanti anni: sessanta centesimi in più al chilo. Il pane nella foto è quello forte, “U chichiru”, così chiamato per la forma che ricorda la cresta del gallo. Torniamo ai sessanta centesimi. Ai miei concittadini (che, è vero, abitano in una città non ricca e dove manca tanto, primo il lavoro) non ricordo quanto arriva a costare il pane a Roma. Non serve, non lo faccio. Ma voglio ricordare, questo si, cosa può fare ciascuno di noi per risparmiare questi benedetti sessanta centesimi. Intanto, dobbiamo comprare un terreno sufficiente e ben esposto. Poi lo si liberi dalle pietre, anche e soprattutto di quelle grosse e pesanti. Con queste si potranno fare bei muretti a secco a delimitare il campo. Poi, si ari per benino il campo, e al tempo giusto, pregando il buon Dio che ci accompagni con un tempo favorevole, si avvii la semina, avendo comprato buone sementi. Di seguito, si preghi ancora, tenendo d’occhio il cielo ogni giorno. Se questo sarà clemente e se Dio ci assiste, si arriva alla raccolta del grano maturo. Poi è l’ora di separare il grano dal resto della spiga. Recuperato il grano, individuiamo un buon mulino, magari a pietra, diamo loro il grano a macinare e portiamo la farina a casa. Ci siamo quasi, coraggio. Avendo recuperato un buon lievito madre, impastiamo la farina e prepariamo le forme di pane. Naturalmente avremo provveduto ad un nostro forno. A questo punto, nottetempo inforniamo! Ed ecco il nostro pane! Senza sborsare quei fastidiosi sessanta centesimi in più. Facile