ANCHE A SANREMO LA COERENZA RESTA UNA GRANDE SCONOSCIUTA
Indipendentemente dai vari hastag al fine di boicottare il festival, dei polveroni mediatici sollevati perché si sa:« nel bene o nel male», basta che se ne parli, Sanremo non l’ho seguito perché la tv ha il potere di annoiarmi. Stamani però, come solitamente avviene, apro i vari social ed assisto ad un pienone di immagini che ritraggono un Achille Lauro che indossa una tutina scintillante. Un’immagine di effetto, dove a piedi nudi, l’interprete occupa questo ingombrante palco. E così: giù di sproloqui, di commenti negativi, di parole che si diffondono velocemente, così velocemente da far dimenticare tutti i problemi esistenti fino al giorno prima. Che dire? Merito della tv o del più totale appiattimento cerebrale?Così, la cosa mi incuriosisce e vado a cercare il testo della canzone di Lauro per provare a capire qualcosa in più, sempre ammesso che ci riesca. La trovo, ne ascolto il contenuto ed onestamente, proprio non mi riesce di vedere tutto questo stupore, ma forse non è provocato dal testo, forse il tutto si limita alla scelta di un look particolare certamente, ma al tempo stesso: geniale.Achille Lauro ha sfoderato una tutina di strass color carne ed ha spiegato su Instagram che questo era in effetti il suo modo per interpretare la celebre scena attribuita al maestro del Rinascimento Giotto in una delle «Storie» di San Francesco della Basilica Superiore di Assisi (il ciclo realizzato tra il 1292 e il 1296 circa, ndr). In particolare, il momento in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione. Quindi una rappresentazione teatrale con la collaborazione di Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci. Ora che possa essere di impatto:ci sta, così come è chiaro che una platea impreparata, giudica senza conoscere e non si prende neanche l’impegno di approfondire. Che possa «urtare» la sensibilità di spettatori benpensanti e facilmente impressionabili, anche, ma che lo stesso criterio di giudizio non lo si abbia anche verso le reali brutture che accadono costantemente nel mondo, ecco, questo mi pare un tantino insolito (per essere buoni e non diventare scurrili). Ancora per una volta assistiamo ad uno spettacolo indegno sì, ma che non appartiene tanto a chi si esibisce, quanto piuttosto a chi decide di seguire qualcosa che viene disconosciuto ma al tempo stesso riempito di critiche basate sul nulla. Tanto il parlare della mancanza di rispetto, verso le donne, verso i più deboli, verso chi neanche si conosce. Troppe le parole indignate che popolano le belle occasioni per mostrarsi cittadini perfetti, ma poi, basta un solo attimo per trasformarsi in quella “feccia” che tanto si detesta. Parole e commenti, per la maggior parte provenienti da “uomini”, che focalizzano l’attenzione sugli “attributi” fisici di Achille Lauro, sostenendo che “non stia messo proprio bene”. Altri postano la sua foto associandola a quella di personaggi dello spettacolo «datati», e ironicamente commentano con:«qualcosa deve essere andato storto»… Altri ancora lo definiscono un alieno che proviene da altre galassie. Per terminare con “cotechino impacchettato”, quando la «pancia» smisurata magari appartiene a loro. Questo per restare in tema di sensibilità che continua ad essere sconosciuta. Molti i commenti pungenti anche circa i suoi tatuaggi, che riempiono i corpi di calciatori famosi e vengono altrettanto ostentat i, ma lì, tutto è permesso, vuoi mettere il calcio? Insomma, siamo alle solite, come pretendiamo attenzione e rispetto delle donne, da questi personaggi che non riescono a portarne neanche con persone del loro stesso sesso? Chissà se ad esprimere giudizi superficiali non vi siano gli stessi personaggi che si sono commossi alle parole di Rula Jebreal spese proprio per sottolineare quanto sia drammatica la situazione della violenza sulle donne, gli stessi che magari l’hanno ascoltata solo per vedere quanto fosse «figa» ieri sera Rula Jebreal.Ecco che la coerenza, continua a risultare non pervenuta, ecco che i vari travestimenti adottati da Renato Zero, da David Bowie, o i look sfoggiati da Patty Pravo e Anna Oxa, a nulla sono serviti, se si è ancora ancorati a stereotipi che nulla hanno a che fare con l’arte e la creatività, con l’interpretazione e l’interprete. Ma siamo fatti così: preferiamo addittare piuttosto che capire e il titolo della canzone di Lauro: «me ne frego», appare come la risposta più adeguata, quando a giudicare è chi si ritiene esperto e intoccabile. Non si sposano così bene i pensieri con le azioni di chi conduce esistenze insoddisfatte e addossa la responsabilità a chi ha trovato il modo di sbatterci sul muso chi siamo realmente nonché cosa siamo diventati.«Prenditi gioco di me che ci credo» «St’amore è panna montata al veleno» «Vorresti che buttassi tutto quanto all’aria per te» «Per un capriccio»«Lo sai che è così…»Queste alcune delle parole del testo della canzone di Lauro, che parla di una sorta di relazione a senso unico, dove si consuma un “amore” tossico, da cui lui non riesce a svincolarsi e per cui tende a fregarsene , di quanto gli gira in torno, delle conseguenze che questa situazione potrebbe avere su di lui. Cogliamo l’occasione per riflettere su quanti invece, fanno nascere rapporti per gioco, tranne poi, non saperli gestire e farli sfociare proprio nella mattanza sulle donne che ogni giorno riempie le pagine di cronaca.«Pensi sia un gioco» «Fai di me quel che vuoi» «Fai di me quel che vuoi»Chissà che oltre la tutina di paillettes, a dare fastidio non sia proprio questa visione dell’uomo «forte ed infallibile», soprattutto a quegli uomini che commentano denigrando senza rendersi conto di denigrare se stessi. Achille Lauro non so davvero chi sia, so che è stato abbandonato dai genitori, che ha la sua sostanziale «gavetta»alle spalle, che interpreta un genere che non mi fa impazzire, ma lo ringrazio per aver scatenato un putiferio in cui ad annegare non sarà lui ma la folla che parla, facendo finta di non sapere trincerandosi dietro a quel falso moralismo che, ancora ci appartiene.Tu, Lauro, fregatene!
