DISINNESCARE LA BESTIA
Più passa il tempo e più mi convinco che, come giornalisti, come categoria, stiamo sbagliando molto nel racconto politico che diamo del fenomeno, che fenomeno non è ma un attore sì. I leghisti dovrebbero pagarci un pezzo di stipendio perché, senza dubbio involontariamente, non facciamo altro che amplificare i messaggi degradanti di un guitto che da anni ha capito come funziona la macchina mediatica, sfruttandola a propria vantaggio.Se potessimo cominciare a ignorarlo, se decidessimo di non dare più spazio ai suoi video, alle sue foto, ai suoi “fuorionda”, se abbandonassimo i suoi comizi, le sue vacanze al mare. Se gli facessimo perdere la centralità che ha da anni a questa parte, che aveva ben prima che guidasse un partito diventato il primo italiano, che poi è quella la sua forza: guidare il dibattito, sempre. Parlare di lui, sempre. Per dire che è un fascista, anche, ma ancora una volta sta dettando lui l’agenda. Così oggi per la millesima volta ci svegliamo e ci ricordiamo che è un politico pericoloso, la nostra migliore ossessione, ma siamo assuefatti mentre lui alza ogni giorno in più l’asticella della bestialità.Disinnescare la Bestia, giornalisticamente, non è semplice perché le notizie non possono essere ignorate. Né ho risposte preconfezionate. Ma qui dobbiamo cominciare anche a difendere la salubrità del dibattito pubblico, ne siamo responsabili, non siamo attori esterni. La democrazia è anche un fatto nostro.
