LES MISERABLES

Il primo film dell’anno l’ho visto l’1 gennaio, ma riesco a scriverne solo adesso.Immaginate una Parigi completamente paralizzata, coi trasportifermi per gli scioperi che durano da mesi: nessuna metro, niente bus, taxi introvabili. I francesi sono così, mi pare: quando protestano, lo fanno bene. Dall’Illuminismo sono abituati a distruggere (per ricostruire). Sanno intervenire criticamente sulle forme date: capaci di “rivoluzioni”, affezionati al rito della piazza. Nel giro di due anni ci sono stati il movimento della Colère, i Gilets jaunes. Ora la protesta contro la riforma delle pensioni (e per estensione, contro la politica tutta).Non solo i trasporti incrociano le braccia. Legali e pompieri. Docenti e spazzini. Polizia, infermieri, medici d’urgenza. Blocco trasversale per età e professione. mentre le categorie che non scioperano si mettono in marcia nel cuore della notte e camminano per ore, visto che devono arrivare puntuali in ufficio senza mezzi pubblici. Ma non si lamentano. Mantengono rispetto per lo sciopero. In Italia sarebbe così? Poi c’è il capitolo rovente delle periferie. I tagli alle collettività sul territorio (13 miliardi, recentemente) hanno colpito asili, biblioteche, trasporti, mense scolastiche, in particolare nelle banlieu. Il primo ministro Edouard Philippe ha persino promesso un premio da 10 mila euro ai funzionari che accettano di restare nel dipartimento “critico” di Saint Denis Ma torniamo a quella sera. Gambe in spalla, arriviamo al cinema.Pensavamo di essere quasi gli unici. e invece. Tutte le sale strapiene. Nonostante tutto.A Parigi migliaia di persone, oltre che per il lavoro, si mettono in marcia e camminano ore anche per andare a vedersi un film.Qui la cultura è una cosa seria. Percepita come necessaria, mi pare.Il cinema è sogno e realismo insieme, il cinema è Visione.Regala emozioni forti che entrano dentro le cose. Lo capiscono il panettiere, l’avvocato, il commesso, il disoccupato. Les miserables.Il film mostra le contraddizioni incandescenti delle banlieue francesi.Attraverso le disavventure di un gruppo di poliziotti di frontiera il regista racconta il malessere del quartiere dove vive lui stesso, Montfermeil, Parigi-est, lo stesso del romanzi di Victor Hugo. La storia è bellissima, lo stileasciutto e potente. Non vedo l’ora di rivedermelo qui, appena esce in Italia.