UNA NUOVA ONDATA DI TERRORISMO STA PER INIZIARE, FORSE

UNA NUOVA ONDATA DI TERRORISMO STA PER INIZIARE, FORSE

Quattordici reclute israeliane investite in un attentato “veicolare”, un poliziotto ferito con dei colpi d’arma da fuoco all’ingresso della porta dei Leoni, un soldato ferito da dei colpi di un fucile mitragliatore sparati da un auto in corsa in Cisgiordania, un ragazzo palestinese ucciso mentre lanciava delle bottiglie molotov contro le forze di sicurezza israeliane, un poliziotto palestinese ucciso involontariamente durante una serie di disordini a Jenin. Un’anomala ondata di violenza ha colpito Israele in meno di ventiquattrore. E’ ancora presto, e soprattutto azzardato poter prevedere se i sintomi sono quelli di una nuova recrudescenza di violenza o se si tratta di fenomeni isolati che non avranno un seguito significativo. In ogni caso ci sono dei segnali significativi che non vanno assolutamente trascurati. Due degli attentatori sono arabi israeliani, un settore della popolazione che tradizionalmente si è sempre tenuto alla larga dalla lotta armata. Non solo non esiste un collegamento diretto fra i vari episodi, ma manca anche una matrice religiosa o identificabile con una delle tante organizzazioni palestinesi presenti sulla scesa. Verrebbe spontaneo collegare questa improvvisa escalation al piano di pace di Trump, e sicuramente i legami esistono, ma è un fatto che fino ad oggi non si sono viste dimostrazioni di massa contro l’operato americano. Anzi, i disordini sono stati caratterizzati fino ad oggi dallo sparuto numero di partecipanti, un indice di stanchezza, rassegnazione e debolezza che potrebbe cambiare improvvisamente. Quando sono i singoli a prendere l’iniziativa i primi successi, dovuti al fattore sorpresa, possono trovare facilmente nuovi emuli e trasformarsi in una nuova “Intifada dei coltelli”. La velocità con cui è stato catturato il conducente della macchina investitrice non fa che confermare quanto sia ancora forte la collaborazione fra le forze di sicurezza palestinesi e quelle israeliane. D’altro canto l’uccisione di un inerme poliziotto palestinese non può che minare alla base un’alleanza che fa comodo a israeliani e autonomia palestinese.La tradizionale preghiera del mezzogiorno del venerdì sulla spianata di el Aqsa rappresenterà la chiave di volta per capire, o aalmeno intuire, il prossimo futuro. Sempre ieri sera ci sono stati una serie di attacchi aerei in diverse zone limitrofe alla capitale siriana Damasco. Sono stati colpiti depositi di armamenti provenienti dall’Iran e uccisi una ventina di miliziani pro iraniani. Tutto questo poco dopo un ennesimo incontro fra Putin e Netanyahu, e questo chiaramente non è casuale. Diversi commentatori israeliani sono concordi nel dichiarare che l’eliminazione di Suleimani abbia causato un serio danno alla potenza militare iraniana in Siria, soprattutto alla coordinazione delle varie milizie sciite presenti ai confini israeliani. Tutto questo a meno di trenta giorni dalle elezioni politiche israeliane che, almeno secondo i sondaggi, non porteranno alle creazione di una coalizione solida e stabile, condizione indispensabile per risolvere le innumerevoli problematiche che si stanno ammucchiando sulla scrivania del futuro premier.