A PROPOSITO DI OSCAR (NON SI PARLA DI «PARASITE»)

A PROPOSITO DI OSCAR (NON SI PARLA DI «PARASITE»)

Ieri sera passava in tv su Sky, certo non per caso, “Green Book”, il film di Peter Farrelly che vinse l’Oscar principale un anno fa. L’ho selezionato pensando di vederlo giusto una mezz’oretta, pure doppiato in italiano, prima di andare a letto. Niente: sono rimasto di nuovo incollato fino alla fine e m’è venuta giù pure una lacrimuccia quando il solitario pianista nero, ricchissimo e sperduto, raggiunge l’autista italiano e la sua famiglia caciarona mentre festeggiano la vigilia di Natale. M’è parso ancora perfetto. Qualcuno protestò l’anno scorso, definendolo un film sopravvalutato, rassicurante, mieloso, banale, eccetera; in sostanza “non da Oscar”. Io non so che cosa sia un film da Oscar. Quest’anno ha vinto “Parasite” che è l’opposto di “Green Book”, e questo mi pare un segno di vitalità, anche di coraggio, la dimostrazione che certi canoni debbano essere sbriciolati. E comunque c’è una battuta di “Green Book” che ogni sceneggiatore, credo, vorrebbe aver scritto. La pronuncia l’italo-americano Frank “Tony Lip” Vallelonga, alla sua maniera saggia e profonda: “Il mondo è pieno di gente sola che ha paura di fare il primo passo”.