OPS DI INTESA SANPAOLO SU UBI BANCA. NON SARANNO NOZZE MORGANATICHE

Molta prudenza da parte di Ubi Banca sull’offerta pubblica di sottoscrizione lanciata da Intesa Sanpaolo, i commenti sono cauti, e Victor Massiah, Ceo di Ubi, ha fatto sapere in primis ai dipendenti che la proposta non è stata previamente concordata con i vertici della Banca, ed è presto per operare delle scelte. Così si è espresso in merito: “E’ presto per trarre conclusioni, l’offerta di Intesa Sanpaolo è al momento solo una proposta, prima che diventi un vero progetto si dovrà seguire un complesso iter di autorizzazioni dalle autorità vigilanti, nonché approvazione dalle Assemblee. Nulla pertanto è al momento scontato sull’esito dell’offerta.” Intanto, dopo la presentazione del Piano industriale, che ha riscontrato consensi dai mercati e dagli azionisti, il CdA in seguito alla riunione di ieri ha conferito mandato al Ceo Messiah per la nomina degli advisor finanziari e legali, i quali forniranno assistenza al Gruppo nel corso della valutazione dell’Ops. Insomma il dado è tratto, ma per gli sviluppi Ubi si concede tempo, e del resto non si tratta di un’operazione di poco conto, in ballo c’è un risiko che ha necessità di ampie riflessioni, dato che si valuteranno altre prospettive, senza preclusioni nelle scelte che determineranno il futuro dell’Istituto. Tra i consulenti più accreditati affiorano i inomi di Morgan Stanley e Credit Suiss, certamente riferimenti blasonati, in grado di offrire pareri autorevoli in questo momento. Non tutti i soci di Ubi sono entusiasti dello scambio azionario, in particolare il premio del 22,6% al netto del dividendo. Ma poiché il 70% del capitale Ubi è nelle mani del mercato, si dovranno attendere le reazioni in questo versante per decretare il successo dell’Ops. I giudizi critici riguardano i valori dell’offerta, e sono stati ritenuti lontani da quelli attesi, secondo il parere dei soci. Occorreranno alcuni mesi, se la proposta sarà approvata, per dare avvio alla procedura . Da parte sua Banca Intesa ha dichiarato che depositerà alla Consob le carte entro il 7 marzo prossimo, allorché si inoltrerà la richiesta di autorizzazione alla Bce, Ivass, Antitrust e Banca d’Italia. Procedura d’obbligo nel comparto bancario per operazioni di questa rilevanza. Si procederà alla pubblicazione dopo l’Assemblea prevista per il 27 aprile prossimo, e dovrà avere il lasciapassare delle Authority. Il Ceo Massiah ha inoltre fatto sapere che ‘prima dell’avvio del periodo di adesione, che si ritiene avvenga entro giugno, il CdA di Ubi si esprimerà sulla proposta, allorché sarà sottoposta ad attenta valutazione per definirne la congruità finanziaria e industriale”. I mercati sono fiduciosi, quasi entusiasti di queste possibili nozze tra due istituti blasonati, non un’unione ‘morganatica’, certo tra i migliori in Italia. I titoli si tengono vicini ai valori del concambio, per Ubi c’è al momento un 2% di premio. Che i mercati abbiano ‘benedetto’ il possibile risiko, ne sono convinti anche a Intesa Sanpaolo, il cui presidente, Gian Maria Gros-Pietro, afferma che a Piazza Affari c’è ‘convinzione’: “la proposta riscuote successo e fiducia anche a Piazza Affari, e indubbiamente porterà dei vantaggi agli azionisti di entrambe le Banche, oltre che ai dipendenti e ai clienti, perché è in grado di aggiungere valore ai due istituti”. E’ un’offerta che ha il beneplacito anche del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, il quale ha dichiarato che si tratta di un’ottima iniziativa “ma la politica deve tenersi lontana dalle operazioni di mercato”. E c’è il parere positivo di qualche Agenzia di rating, che al momento osservano a distanza, ma sulle potenzialità e credibilità di Intesa Sanpaolo non esistono preclusioni. Nessuno mette in discussioni la solidità del gruppo Intesa in Italia, che ovviamente punta ad aumentare il prestigio e l’autorevolezza nel comparto, creando il terzo gruppo in termini d’importanza per capitalizzazione, e il settimo in termini di ricavo in Europa. Intesa Sanpaolo è un colosso, una delle migliori Banche europee, lo dicono i numeri, i mercati, l’Eba con gli stress test, che lo giudica uno dei migliori istituti italiani ed europei quanto a solidità patrimoniale, dato che supera agevolmente la soglia minima (che è del 5,5%), anche nello scenario avverso. Intesa supera il test dell’Eba alla soglia del 10%. C’è solidità patrimoniale, secondo i due indicatori principali, ossia Cet1 ratio e Total Capital ratio, il primo a 13,40% e il secondo a 17,30%, tra i migliori del comparto bancario europeo. Il gruppo è guidato dal Ceo e Consigliere Delegato Carlo Messina, dal 2013. Conta oltre 90mila dipendenti, ed è il fiore all’occhiello della finanza italiana. Non è l’ultimo arrivato nel settore nemmeno il Gruppo bancario commerciale Ubi, risulta il terzo per capitalizzazione di Borsa, con una quota di mercato intorno al 7%. Ha più di 1.500 sportelli nel territorio del Paese e circa 20mila dipendenti. Il Gruppo è quotato alla Borsa di Milano e fa parte dell’Indice FTSE-MIB. Nel comunicato stampa diffuso da Intesa Sanpaolo due giorni fa, il Ceo, Carlo Messina ha reso noto che: “L’operazione annunciata apre un nuovo capitolo della storia di questo Gruppo: vogliamo unire due eccellenze del nostro sistema bancario – Intesa Sanpaolo e UBI Banca – per dare vita a una nuova realtà leader nella crescita sostenibile e inclusiva”. Nel comunicato, fra ii tratti distintivi del Gruppo e le caratteristiche di solidità, si sottolineano gli intenti relativi all’offerta lanciata su Ubi: Intesa Sanpaolo, infatti, potrà rappresentare un fattore di accelerazione nel raggiungimento degli obiettivi appena annunciati nel piano industriale di UBI. Insieme creeremo un leader europeo che sarà in grado di: raggiungere un utile netto di oltre 6 miliardi di euro nel 2022; distribuire ai propri azionisti dividendi elevati e sostenibili con la previsione di un dividendo per azione pari a 0,2 euro a valere sul 2020 e superiore a 0,2 euro a valere sul 2021; accelerare la riduzione dei crediti deteriorati senza costi per gli azionisti. Confermare una elevata solidità patrimoniale, con un common equity ratio previsto a un livello superiore al 13%. Grazie alla capacità reddituale e alla solidità patrimoniale la Banca che nascerà dall’aggregazione fra Intesa Sanpaolo e UBI potrà: garantire 30 miliardi di euro di credito aggiuntivo nei prossimi 3 anni a sostegno dell’economia italiana; Aumentare da 50 a 60 miliardi le nuove erogazioni a favore della Green Economy e incrementare da 5 a 6 miliardi il plafond destinato a investimenti nella circular economy. Portando da 1,25 a 1,5 miliardi la capacità erogativa del Fondo d’Impatto.” Certamente si tratta di un ‘disegno’ ambizioso, i cui fini difficilmente saranno valutati in modo superficiale dalla ‘controparte’ in causa. Il Ceo, Carlo Messina, dichiara d’essere convinto che il progetto avrà un grande impatto, poiché i due Istituti sono accomunati dai modelli di business, e dai ‘valori di riferimento’, che assicureranno nel tempo al Paese una solida prospettiva di crescita sostenibile e inclusiva. Dietro ci sarebbero 110 mila persone a garantirne il successo.