LA MEGLIO GIOVENTU’

LA MEGLIO GIOVENTU’

“Forse la vita non è quella che avremmo voluto, ma il meglio della nostra gioventù resta, indelebile e incisivo” e resterà per sempre, e quando avremo i capelli bianchi quei periodi esaltanti e magnifici, impegnati e solidali ci faranno compagnia e saranno ricordi che atteggeranno le nostre labbra a timidi sorrisi di contentezza e di soddisfazione per un vissuto che, almeno in parte, ci ha appagato. E ci ricorderemo in vesti particolari, come angeli del fango ad esempio, o spettatori purtroppo impotenti durante la stagione del terrorismo, di tangentopoli, delle stragi mafiose, o impegnati nel movimento studentesco e nei grandi ideali che fiorivano, nonostante le condizioni avverse, dopo gli anni 60. Ma ancor oggi checchè se ne dica dei giovani, esiste una bella gioventù, degli esemplari forse non comuni che si elevano un po’ dalla massa pervasa da svogliatezza e menefreghismo, anche oggi c’è “la meglio gioventù”. Ci sono i ragazzi che sono andati a spalare a Genova o in Abruzzo, ci sono i ragazzi di “Libera”, ci sono i cooperanti e volontari che vanno in giro per il mondo dove ce n’è bisogno, anche in paesi ad alto rischio ad esempio. E mi vengono alla mente Vittorio Arrigoni, Giovanni Lo Porto, Cesare Tavella, ma anche Giulio Regeni.E sono tanti i cooperanti che hanno perso la vita, ma pochissimi in confronto alla moltitudine di esponenti della nostra “meglio gioventù” di oggi. E stamani vi voglio parlare di uno di loro. Non dirò il suo nome, ve lo mostrerò in foto. Non dirò il suo nome perché è figlio di un mio cugino, un parente stretto quindi. Anzi, vi accennerò il nome soltanto senza il cognome, il suo nome è lo stesso del grande di Assisi e del nostro grande Papa. Si, Francesco è il suo nome.Francesco è un imprenditore, gestisce come terza generazione un’azienda meccanica insieme alla cugina ed al fratello, azienda fondata dal nonno, mio zio, un’era fa. E’ il babbo di Sidhi, qualcuno di voi si ricorderà il mio ritratto della fanciulla.So per esperienza che una azienda succhia, a volte tutte le risorse disponibili, intendo risorse umane, di passione e di tempo, ma Francesco non si accontenta di essere imprenditore. Ha bisogno di altro, ha bisogno di volare e di dare di sé. Il suo essere solare è visibile in chi lo conosce, ma anche in chi lo vede solo in foto, sempre sorridente, aperto e fiducioso negli altri e nel futuro. E se per caso, difficile per altro, ma ci imbattiamo in una foto con le labbra chiuse, a sorridere sono i suoi occhi, e i suoi occhi sorridono al mondo. Francesco in questi giorni è a Katmandu, in Nepal una terra martoriata e prostrata da un terremoto devastante. Lui è là a portare il suo sorriso ai bambini di quel paese. È vero, porta anche altro, porta il frutto del suo lavoro nell’associazione onlus Namaskar per la quale si prodiga. Lo ricordo nei mercatini, anche nel mio paese, a vendere qualcosa per i proventi di questa associazione. E sa bene che non può risolvere i grandi problemi che affliggono quel paese, gli basta portare un sorriso o anche piccole cose come ieri è successo: una trattativa per acquistare le scarpe di calcio alla squadra dei ragazzi del Prayas.Ed i bambini sorridono con lui, e come si può non sorridergli quando si sente l’amore, la disponibilità? Basta una semplice carezza per far felici a volte. Ed era disposto anche a non fumare per loro se non avesse trovato in aeroporto un curioso marchingegno che ha sostituito un accendino dimenticato. Francesco è la meglio gioventù, so per certo che Francesco fa parte di una gioventù sana, so per certo che contribuirà a costruire una umanità diversa, quella che tutti noi speriamo. Ed il suo sorriso è contagioso, sa di cielo e di stelle, sa di infinito. Grazie per farci sentire anche noi parte di quell’infinito. “Noi siamo infinito” dice e canta Alessio Bernabei, un altro giovane e tu porti infinito a quei ragazzi e bambini di Katmandu, e lo porti anche per noi. Grazie Francesco.