CORONAVIRUS.LEGGIAMO, GUARDIAMO, RIFLETTIAMO. POI UNIAMOCI E AGIAMO

CORONAVIRUS.LEGGIAMO, GUARDIAMO, RIFLETTIAMO. POI UNIAMOCI E AGIAMO

E adesso è arrivato anche da noi. C’è chi si allarma, chi continua la propria vita normale, chi ci scherza su. Ma qui c’è poco da scherzare; io stessa fino a poche ore fa prendevo la faccenda sottogamba, e non che ora vada in giro a urlare al pericolo pandemia, ma se voglio andare al cinema, ci penso due volte; se voglio prendere la metro tre. Poi arriva l’ordinanza del sindaco Sala: cinema, musei e luoghi di aggregazione chiusi. E ci ha pensato lui. Quello che vien da chiedersi è dove finisca la lecita, necessaria previdenza e dove inizia la psicosi collettiva: esiste una soglia entro la quale non c’è effettivamente nulla da temere; non ci sono mascherine da comprare, né tantomeno norme di isolamento a cui attenersi. È il caso in cui l’emergenza sanitaria è a svariate migliaia di chilometri dalle nostre abitazioni; magari si evitano viaggi ed escursioni in quei posti, ma per il resto la vita prosegue, con un occhio in più sui telegiornali e l’altro sui bollettini. Ma quando questa soglia viene superata e il pericolo comincia ad entrare nel quotidiano come in questo caso, la parola psicosi deve farsi da parte, per lasciare sempre più spazio alla lecita, necessaria previdenza. Non è né un invito a gettarsi nel panico, né a fare più di quanto ci viene consigliato dal Ministero della Sanità tramite organi di informazione attivi ventiquattro ore su ventiquattro. Solo così il pericolo SarsCoV2 può essere aggirato. E c’è un pericolo, forse ancora più grosso del virus stesso, che risiede in un luogo senza spazio e senza tempo, e colpisce in modo ancora più subdolo, senza che neanche ce ne rendiamo conto. Sono le bacheche dei social network, popolate da post dell’ultima ora di amici e persone che fanno parte della nostra cerchia, che godono della nostra stima, ma che per qualche motivo hanno deciso di agire come detrattori degli organi di informazione. Ci chiamano sciacalli, pensano che siamo lì solo per marciare sulla notizia dell’ultima ora, e venderla per un personale tornaconto, gettando le masse in un panico, motivato solo dalla sete dei famosi “cinque minuti di successo”. Che nella stampa ci sia qualche sciacallo che agisce in questo modo e gonfia le notizie per creare un po’ di sensazionalismo, è indubbio, ma la cosa più pericolosa in questo momento è fare di tutta l’erba un fascio, spingendo le persone a disinteressarsi, a chiudere televisori e giornali nell’illusione che “tanto sono tutte cavolate”. Il pericolo c’è, ed è reale; per fortuna il tasso di mortalità della malattia è relativamente basso, ma quello di contagio è stellare, ed è proprio per questo che ognuno di noi, nel suo piccolo, deve sforzarsi di fare qualcosa, per proteggere se stesso, ma anche per tutela nei confronti della collettività. A cominciare dal riaccendere le televisioni e riaprire giornali, cercando di capire cosa sta succedendo, a riprendere un po’ di contatto con la realtà. E trovare, anche attraverso un’informazione attenta e sempre aggiornata, dove risiedono le vere azioni di sciacallaggio, come nel caso dei farmaci per disinfettare le mani portati nel giro di qualche ora a prezzi stellari. Qualcuno potrà rispondere che “è il mercato bellezza”, ma ci sono situazioni di emergenza dove non c’è mercato che tenga, e poter acquistare un prodotto per disinfettarsi, tutela noi stessi e anche chi ci circonda. E ai decreti che stanno continuamente aggiornando in queste ore, dovrebbero aggiungere multe salatissime con tanto di controlli per questo tipo di iniziative. Siamo cittadini, siamo una collettività. Ci lamentiamo che la gente legge sempre di meno e non si informa più come un tempo, ma forse questo è il caso in cui tenersi aggiornati diventa anche un gesto di attenzione nei confronti del prossimo.