CORONAVIRUS E L’INFORMAZIONE CONFUSA E NON COMPLETA

CORONAVIRUS E L’INFORMAZIONE CONFUSA E NON COMPLETA

Non denigro chi cerca di informare, ma il fatto che superesperti ci dicano così poco, che diano consigli che si limitano alla raccomandazione di lavarsi le mani, che il numero 1500 sia irraggiungibile e non utilizzabile causa prevedibile sovraccarico di chiamate. Che si dica alle persone che si trovano in difficoltà, a chi ha dubbi sui propri sintomi, di NON andare al pronto soccorso e di NON andare dal medico di famiglia: ma se poi queste persone chiamano il numero deputato, il 1500, le linee sono occupate e nessuno risponde loro; e se chiamano l’altro numero deputato, il 112, dicono loro di chiamare il 1500. Dico che sarebbe più importante porre l’accento sui comportamenti da seguire in tutti i luoghi in cui si è contatto con il pubblico, cosa che riguarda milioni di italiani negli esercizi commerciali, dai commessi dei negozi di abbigliamento ai cassieri del supermercato; e non sono sicuro che usare la mascherina se si è (ancora) sani non serva a una mazza, visto che il virus si propaga per via aerea. Vorrei sapere se ha senso cercare di mantenere le difese immunitarie alte, se cercare di mangiare cibi ricchi di vitamine serve a qualcosa o non serve a una mazza, visto che nelle 700 trasmissioni tv che si sono succedute non è stato detto. Vorrei che mi dicessero perché lavarsi le mani serve ma la mascherina no (“se si è sani non serve”). Vorrei che mi spiegassero perché nei paesi più colpiti hanno mandato carabinieri per tenerci la gente chiusa dentro, ma non ho sentito di medici e paramedici, volontari o meno, arrivati lì: perché probabilmente in quei paesi c’è bisogno di maggiore assistenza medica, persino di assistenza psicologica a persone bloccate in un paese chiusi nell’angoscia o nella paura di morire. Io farò anche disinformazione, ma sono un semplice totale imbecille privato, e vorrei dagli esperti illuminati che mi dicessero qualcosa di più, visto che ho sempre creduto nella scienza. Vorrei che chi sa tutto non mi dicesse soltanto di lavarmi le mani; vorrei che mi dicessero qualcosa di più. Altrimenti mi danno la netta sensazione di non sapere che pesci pigliare. Mi danno la netta sensazione di non sapere che pesci pigliare. Ma non voglio crederci. Ripetono mille volte di lavarci le mani. Grazie. Ma forse dovrebbero ripetere fino alla noia che il pericolo è l’ingresso delle virus nelle vie respiratorie e negli occhi. Che la via di accesso non sono le mani stesse, ma bocca, naso, occhi. Cioè: puoi avere le mani pulite come l’Immacolata Vergine, ma se respiri l’aria emessa da una persona infetta (e non solo con sintomatologia conclamata, ma anche asintomatica, pare) il virus lo prendi, punto. Continuo a non capire perché dicono che le mascherine servono a chi è malato, e non a chi è sano. Però i medici le devono portare. Vorrei che mi spiegassero che cosa devono fare le persone costrette ogni giorno a prendere tram, treni, pullman; chi va in taxi; chi guida i taxi e prende passeggeri dall’aeroporto; chi lavora al pubblico; le commesse nei negozi del centro come dice Carboni, le maschere del cinema – che maschere non ne portano – e chiunque debba stare a stretto contatto con gli altri per tutta la giornata di lavoro, anche se con le mani pulite come lo Spirito santo. Le mani vanno tenute pulite. Ma gli auricolari dello smartphone, quelli che ogni ragazza si trascina dietro, e mette la bocca al microfono per mandare il vocale all’amica, e magari è stato a scuola, nel tram, appoggiato al lavandino nel bagno della biblioteca, messo in tasca preso dalla tasca rimesso in tasca ripreso dalla tasca, su quello non ho letto nulla. Quanto tempo rimane in vita il virus sulle superfici? Fuori da un organismo vivente? Minuti, ore, giorni? Sono sicuro che da qualche parte stanno facendo esperimenti su esperimenti, e che sicuramente in un mese di emergenza mondiale hanno già scoperto delle cose: non pretendo che mi spieghino nel dettaglio le loro ricerche, ma vorrei sapere, quando gli immunologi dicono “ci vorrà un anno”, “ci vorranno 4 mesi”, “ci vorranno due anni” per un vaccino, se lo dicono con cognizione di causa e perché queste stime, su quali basi. E perché queste stime sono diversissime da un immunologo all’altro. Tutto qui, parola di un cretino.