VIRUS E GIOCHI POLITICI

Ognuno legge come crede e vuole l’emergenza. Il Qatar, pochi giorni fa, ha chiuso la porta agli egiziani. Misura decisa dopo che il Cairo aveva annunciato di aver individuato un caso. Mercoledì sono stati gli egiziani ad adottare la stessa misura nei confronti del piccolo quanto ricco Stato del Golfo. I due Paesi sono rivali regionali. Doha è lo sponsor della Fratellanza musulmana e alleata della Turchia, ovvero due «diavoli» agli occhi del generale al Sisi. Sempre in zona, da seguire l’Iran. L’epidemia ha raggiunto livelli allarmanti e messo in crisi le autorità. Che – come sono solite fare – hanno cercato di addossare la colpa a complotti e manovre esterne. E insieme alla risposta sanitaria hanno varato controlli ferrei sulle informazioni. Mobilitati i pasdaran e annunciata la prossima liberazione di migliaia di detenuti per alleggerire le prigioni. Il presidente Rouhani ha invocato la fine delle sanzioni internazionali in quanto ostacolerebbero l’acquisto di medicinali. La strategia dei mullah, però, è stata accolta con scetticismo e critiche da una parte dell’opinione pubblica, stanca di diversivi ormai logori. Il contrasto rischia di avere ripercussioni pesanti, da qui il nervosismo del regime. Non sono sereni neppure a Mosca. Vladimir Putin ha affermato che sono state diffuse false notizie in provenienza dall’estero per seminare caos e panico in Russia. A suo dire la situazione è sotto controllo. I servizi segreti avrebbero raccolto prove della manovra ostile, anche se al momento non è stato rivelato chi siano i responsabili. Sullo sfondo timori legati a quanto sta avvenendo, ma anche segnali di debolezza davanti ad una situazione inedita dove servono trasparenza, verità, efficienza. Da La prima ora del Corriere