BUONGIORNO UN CORNO!, MARTEDI’ 10, BARABBA E GESU’ …
E’ giusto che venga curato soltanto chi ha garanzie di sopravvivenza essendo meno anziano. Dicono i meno anziani. Dobbiamo fare così, decidere sul momento chi ha più possibilità di salvarsi, come in guerra, questo è scritto nei manuali di procedura che studiamo, dicono i medici. Ora,a parte che siamo in una situazione difficile ma non ci avevano detto che eravamo in guerra, a parte che soprattutto i non credenti hanno qualche difficoltà a riconoscere il dio che decide della vita e della morte in un camice bianco, perché poi in fondo il camice bianco ce l’hanno anche i macellai e questo non tranquillizza, di tutti i problemi sorti intorno al coronavirus questo è davvero il più drammatico. Sono tra coloro che invitano tutti a rispettare le direttive di sicurezza e mi mancano tre anni circa per arrivare ai 60 anni, quindi ritengo di avere requisiti di obiettività per esporre alcune considerazioni su questo assurdo referendum che ricorda quello tra Gesù e Barabba. Il popolo scelse naturalmente Barabba, si sa che nella vita terrena ladroni e assassini sono sempre più utili di quanto possa esserlo un santo la cui protezione s’invoca dopo la morte. Questa vicenda del coronavirus è piena di riferimenti biblici, fateci caso, il lavarsi le mani che ci ricorda Ponzio Pilato, la quaresima (passaggio tra la morte e la vita di Gesù) che fa correre la mente alla quarantena, e, per i più estremisti, anche l’apocalisse che viene usata per descrivere questa emergenza. Purtroppo non c’è la resurrezione per il momento, la gente muore e chi ci crede dovrà aspettare parecchio per quest’ultimo step. Ma nella decisione su chi salvare c’è veramente un’infinità di elementi etici su cui una società deve riflettere senza superficialità, perché ne costituisce l’essenza. Allora proviamo a immaginare alcune situazioni reali. Saprete di certo che le assicurazioni in caso d’incidente stradale, un investimento sulle strisce, sborsano molti più soldi per la morte di una persona di 40 anni che per una di sessanta, perché il più giovane avrebbe potuto produrre ancora molto reddito prima di morire. La misura della vita delle persone nella nostra società, da sempre in realtà se togliamo il periodo più arcaico in cui i vecchi avevano un ruolo di guida importante, è data da quanto possono far guadagnare o quanto possono guadagnare. Di chi siamo, cosa facciamo, dell’eventuale bontà o utilità per gli altri anche affettiva non gliene importa niente a nessuno. Meravigliarsene oggi è un atteggiamento o ipocrita o di manifesta incapacità a guardare alla vita per come avviene materialmente. Non conta chi sei stato. Per paradosso potresti essere stato venti anni fa l’architetto o il muratore che ha costruito l’ospedale che oggi salverà in rianimazione altre vite decidendo che tanto tu ormai sei vecchio e devi morire. Potresti essere lo scopritore di un vaccino che trent’anni fa ha salvato l’umanità da un’altra epidemia ma se capiti nelle mani del dottore che ha letto il manuale di guerra devi morire. Barabba vincerà sempre nelle scelte popolari non perché è il male ma perché significa qui e adesso, significa il limite più grande degli esseri umani di non saper pensare alla vita come progetto, e non c’è bisogno di essere religiosi per pensarla così sulla vita. La scelta di Barabba è la scelta di produrre veleno in un luogo per lo stipendio di oggi senza pensare di uccidere natura e altri esseri umani per le generazioni a venire. Chi sceglie Barabba oggi non è malvagio, è stupido, anche se le due cose talvolta coincidono. Perché vorrei vedere se chi dice che è giusto che i vecchi muoiano in quanto statisticamente più vicini alla fine, direbbe la stessa cosa per i suoi familiari, per le persone che gli sono care. E’ un po’ come quando allo scoppio delle guerre, citate dal medico del manuale intervistato dal Corriere della Sera, c’è un forte consenso popolare, che cala d’improvviso quando cominciano a tornare indietro le bare con i militari morti, con i propri cari uccisi da quelli che volevano uccidere. E’ assurdo non pensarci prima che se fai una guerra possono morire tutti, i buoni come i cattivi e soprattutto coloro che amiamo, però funziona proprio così, da sempre. L’obiezione che fa qualcuno ha un fondamento: sei bravo a parlare in astratto ma cosa facciamo in concreto quando finiscono i posti in rianimazione? L’obiezione del “qui e adesso” è fuorviante. Più avanti rispondo anche a questa, ma voglio mettere in evidenza che oggi si vuole far pagare il prezzo di un “qui e adesso” che nasce invece decine di anni fa: i tagli ai bilanci della sanità per privilegiare le strutture private, la mancanza di politiche fiscali efficaci per far pagare le tasse ai ricchi, la regionalizzazione della sanità che ha conferito un potere immenso alle clientele locali sfuggendo ai controlli, i tagli alla formazione del personale, continuo? Questo è il “qui e adesso” che viene da lontano. E questo e il “qui e adesso” che non porta da nessuna parte per il futuro perché non esiste una forza politica che abbia un’idea di società futura interconnessa da proporre, nemmeno ci pensano, al massimo sciacallano sulle elezioni tra qualche mese. Ma voglio rispondere comunque all’obiezione. I cinesi sono stati presi in giro perché hanno costruito un ospedale con mille posti letto in dieci giorni. Pur nella loro plurimillenaria cultura non credo che il dna neurologico dei cinesi sia migliore del nostro, è la cultura che è diversa. La mancanza di democrazia certamente aiuta a imporre decisioni dall’alto, ma la società cinese, con tutte le sue contraddizioni, è costretta a organizzare la vita di un miliardo e quattrocento milioni di persone, non possono che essere collettivisti. Lo stesso fecero nel 2003 per contenere l’epidemia di Sars, con settemila operai impegnati a costruire un nuovo ospedale a Pechino in una settimana. Con prefabbricati, mobilitando la cittadinanza, reclutando contemporaneamente mano d’opera per la costruzione e personale medico e paramedico per gestire l’ospedale dal giorno dopo l’apertura. Se poi pensate che non ci siano i soldi per farlo allora davvero non volete guardare alla realtà italiana. Sapete quanti ex manicomi sono abbandonati al degrado? Il manicomio di Aversa, La Fabbrica delle Idee in Piemonte, La città della follia in Campania, il Malato Immaginario nelle Marche, Il Meritato Riposo in Friuli Venezia Giulia, a Calalzo di Cadore in Veneto ci sono almeno due strutture abbandonate, il Santa Maria della Carità e la struttura della ex fabbrica Safilo, l’ex manicomio di Mombello in Lombardia, possiamo continuare a lungo. posti abbandinati a speculazioni signori e signore, non all’ineluttabile destino per cui moriremo tutti di qualcosa prima o poi, scelte politiche irresponsabili e ladresche che adesso paghiamo tutti. E i soldi dove li prenderesti, chiede dal fondo l’amico di Barabba, quello che nemmeno ha avuto il coraggio di rubare come Barabba ma si gode i proventi delle rapine di Barabba. La politica serve per operare delle scelte. Negli ultimi quattro anni lo Stato italiano, ci racconta uno studio dell’Osservatorio dell’Università Cattolica di Milano, in termini di liquidità, ha speso oltre 10 miliardi di euro per i salvataggi bancari, che potrebbero lievitare a oltre 15-20 miliardi di euro nei prossimi anni. I soldi si sono trovati. E io sono d’accordo che si aiutino i piccoli risparmiatori a non perdere i loro soldi per lo stesso motivo per cui penso che tutti i cittadini abbiano diritto a essere aiutati nella loro vita non a morire. Ma esistono delle priorità e il coronavirus è la priorità assoluta anche per i danni economici che provoca. Investire miliardi per riparare ai danni sanitari ed economici del virus è un investimento per il futuro e i soldi devono uscire con la stessa rapidità con cui sono usciti per le banche. E con quei soldi tutti devono essere curati, anziani e giovani, buoni e cattivi, corrotti e onesti, chiunque sia in vita. Ecco perché non è né ineluttabile né giusto che nei reparti di rianimazione vengano escluse le persone anziane. Ecco perché, da ateo, io scelgo Gesù e non Barabba.
