CORONAVIRUS. CONTRO IL PANICO LETTERA DA SHANGHAI: E’ COSI’ CHE CI SIAMO SALVATI
Francesco Onofrio è un amico facebook che lavora da tempo in Cina. Di fronte al terrore degli italiani, nell’affrontare i connotati sempre più inquietanti del coronavirus ha pensato bene di inviarmi un message su cui invita tutti noi a meditare. “Permettetemi di portare ancora una volta la mia esperienza di abitante di Shanghai. spero sia utile a tutti. Qui in Cina le autorità si sono rese conto della gravità della situazione intorno al 20 di gennaio. hanno subito sconsigliato di uscire da casa e invitato ad usare la mascherina nel caso si dovesse uscire. Non e’ stato facile prendere questa decisione in quanto in quei giorni era in corso l’esodo per il capodanno cinese. Che, paragonato alle nostre abitudini, è come un agosto e un natale messi assieme. Cioe’ gente che va in ferie o famiglie che si riuniscono per l’unica volta in un anno. Non sono rare le famiglie i cui componenti lavorano a migliaia di km di distanza. Bene, nonostante questo e nonostante che all’inizio non ci fossero divieti, la maggior parte della popolazione si è ritirata in casa ed ha seguito le indicazioni delle autorità. Indicazioni che via via sono diventati obblighi. la provincia dello Hubei di 58 milioni di abitanti (dove c’è Wuhan, città di 11 milioni di abitanti) è stata sigillata con divieto di entrata/uscita. In seguito è stato deciso di applicare la legge dell’attentato alla sicurezza nazionale per chi tentava di uscire. Legge che prevede la pena di morte. Nel resto della Cina sono stati chiusi condomini e villaggi. Ad esempio il mio condominio, a Shanghai, ha controllato tutti i residenti chiedendo dove erano stati negli ultimi 14 giorni e se erano stati nello Hubei. Verificato che non si era usciti da Shanghai, hanno fornito un pass. Chi non vive nel condominio non può entrare tuttora. Quelli che erano andati fuori, al rientro, devono fare 14 giorni di quarantena in casa. Un addetto gli porta il mangiare o quello che serve. le fabbriche e gli uffici sono state chiuse e riaperte a scaglioni dopo aver garantito la messa in atto di procedure di igiene. Io personalmente sono in casa dal 23 gennaio, vado a fare la spesa e vado al lavoro da 15 giorni. In casa mi sono organizzato con passatempi vari ma comunque mi sono sempre sentito al sicuro grazie alle misure prese e che tutti seguono. Qualcuno ovviamente non le ha seguite perché su 1 miliardo e mezzo di persone c’è di tutto. Comunque da quando alcuni provvedimenti sono diventati obbligatori, chi non li ha seguiti verrà punito. Ora non voglio farla troppo lunga. Voglio dire che per la propria e altrui sicurezza e tranquillità è meglio seguire le indicazioni del governo. Non piacerà ma in certe situazioni ci vuole qualcuno che decida. Abbiamo visto che non basta l’autodisciplina…… Stare in casa non e’ la fine del mondo e tutti torneremo alle nostre abitudini appena possibile. Qui a Shanghai ormai non ci sono nuovi casi da oltre 10 giorni e si ricomincia a vivere. I ristoranti iniziano ad aprire e per strada c’è più gente”.
