ANDREA IACOMINI. LA QUARENTENA E LA GRANDE SOLITUDINE DEI PADRI SEPARATI
Andrea Iacomini i bambini li conosce, da molti anni è portavoce di Unicef Italia, eppure, o forse proprio per questo, il rapporto con il suo di bambini è emotivamente complicatissimo. Un uomo abituato al dolore dei campi profughi, sempre in giro per il mondo, non aveva fatto i conti col virus e con la gestione di un ragazzo che ti senti in dovere di tranquillizzare, ma che è lui a tranquillizzare te. Andrea è amico di lunga data, lo è anche su Facebook, e proprio sul social blu mi è capitato davanti agli occhi un suo post che mi ha fatto pizzicare gli occhi. Un post scritto di getto al ritorno dal “viaggio della separazione”, quello della riconsegna a mamma. Un ritorno a casa segnato da un immenso magone e poi da un fiume di parole e lacrime. Un soggiorno, quello appena concluso, nel quale sono emerse a fatica le parole d’affetto che la normalità dà per scontate. Nel quale è il piccolo uomo a tranquillizzare il padre di roccia dopo averlo sentito angosciatissimo al telefono con qualche amico. Perché i bambini ascoltano, elaborano e, se occorre, provvedono. “Ci siamo giocati una ricarica intera giocando sulla play – mi racconta – Abbiamo riso, sudato, giocato e ancora giocato. Poi stamattina è giunta la grande tristezza della separazione e nessuno dei due parlava mentre rimettevamo le cose nel trolley” Uno sfogo telefonico che ho registrato, col suo permesso, e che Andrea Iacomini accetta di condividere con voi. Lo trovate nel file audio qui sotto.
