IN QUARANTENA CON MOGOL E BATTISTI

IN QUARANTENA CON MOGOL E BATTISTI

Ero nel terrazzo stamani. Avevo bisogno di un po’ sole in questa reclusione forzata. Tra un po’ sarei dovuto uscire un attimo, solo cinque minuti: le sigarette e la grappa stavano finendo. Solo fra un mezz’oretta però, avanti avevo il collegamento telefonico con Radio Emme. Ormai sono settimane che non vado più nello studio. Ora non si può. Mi manca quello spazio dove leggo qualche mia poesia e faccio ascoltare qualche mia musica.Godevo del sole e pensavo, pensavo e guardavo quegli strani giardini di marzo. Ma che tempo è questo? che anno, che giorno è questo?La magnolia purpurea sotto casa era un rigoglio di fioritura. La magnolia non aspetta le foglie, ha fretta, i fiori spuntano avanti. Poi lo sguardo più lontano, oltre la Palestra, oltre il Pallaio, irrimediabilmente chiusi, verso il parco del Ciuffenna con i ciliegi in fiore ma deserto, senza il vociare allegro dei ragazzi.Ma che tempo è?Questo è il tempo di vivere. Nonostante l’angoscia le mani non tremano più. In fondo all’anima giocano cieli immensi e colline e praterie e dolcissime scorrazzano le mie malinconie. L’universo intero sembra che mi si tuffi dentro.“Tu muori” sembra dirci il destino. No, se ci abbracciamo, se ci stringiamo, se siamo uniti, non fisicamente purtroppo, almeno per ora, ne verremo fuori.Si pensavo a questa canzone di Mogol e Battisti in attesa del collegamento alla radio, dalla mia terrazza con il sole in fronte. Quanto può essere profetica una canzone scritta quasi 50 anni fa, e la lettura che ne davo ora, in questo tempo,in questo anno,in questo giorno era completamente diversa da quella che avevo sempre percepito.Ha squillato il telefono di Radio Emme, la dolce Ivana mi parlava. Ho letto una mia poesia e ho chiesto di trasmettere “I giardini di Marzo”.