LE FIGLIE
Le figlieRaccontino della notte.La prima telefonata, la mattina, la seconda a metà pomeriggio, poi un’altra ancora. Erano figlie disperate per i loro papà uccisi dall’invisibile bastardo. E poco importa l’età. Il più grande aveva superato gli ottanta, gli altri i sessanta. Erano papà. In un caso, anche amico di famiglia, persona deliziosa. Non ci sono parole che possano consolare. Io non le riesco più a trovare, mentre al telefono ascolto impotente. Ci ho provato, oggi, con una giovane figlia. Le ho parlato come se fossi stata la sua zia. “Ora il dolore e’ immenso, ci vuole tempo, ma il tempo e’una medicina”. Che poi la frase non è mica mia. Negli anni, l’ho sentita dire molte volte alla Minnie a chi era sprofondato nel dolore per la perdita di un proprio caro. “Speriamo sia così. La mia mamma è disperata”, mi ha detto questa giovane figlia. Ed io: ” Lei e sua sorella statele accanto, voi siete la linfa della vostra mamma” . Poche, pochissime frasi banali, lo so. Ma uscite dal cuore. Poco dopo, su whatsapp questa giovane, disperata figlia, mi ha mandato un grande cuore. E mi ha fatto commuovere in questa ennesima giornata, la trentaduesima credo (ho perso il conto) in cui tutti si è messi a dura prova .”Li’ come va?”, mi ha chiesto un cugino medico di Lecco , nel rispondere ad un mio messaggio. ” Una pianura di lacrime”, gli ho detto. E lui :” Anche qui da noi”. E’ l’una e un quarto di notte. C’è un vento freddo, freddissimo. Ed allora penso a chi sta lottando sotto i tendoni degli ospedali da campo, quello di Cremona donato dai Samaritani americani, quello allestito a Crema dall’Esercito italiano dove opererà la Brigata di medici ed infermieri arrivata qualche ora fa da Cuba, Paese che vanta una delle migliori sanità. Tutti a dare una mano a chi sta combattendo negli ospedali di Crema e Cremona. Si chiamano entrambi il Maggiore, entrambi al collasso. “I medici ed infermieri cubani li accogliamo a braccia aperte ” , mi ha detto oggi Stefania Bonaldi, sindaca tostissima di Crema, mentre a Cremona, il sindaco tostissimo Gianluca Galimberti ha ricevuto il caloroso abbraccio di tutta la città, dopo il suo annuncio, su Facebook, di avere il Coronavirus, di essere risultato positivo al tampone. Non si e’mai risparmiato, in questo lunghissimo, durissimo mese. Come tutti i sindaci della Lombardia, del Veneto, dell’Emilia, di tutta Italia, il paese dei campanili con le campane che anche se i funerali non si possono celebrare, le senti lo stesso suonare a morto. Le senti nella testa. Per ora, gli abbracci della città di Crema ai cubani e dei cittadini di Cremona a Galimberti sono solo figurati. Ma un giorno ci riabbracceremo davvero, eccome se ci riabbracceremo. E saranno abbracci veri. Da domani non andrò più in redazione a scrivere. Rimango a casa. Mi hanno dato il pc, ma poiché io e la tecnologia non ci annusiamo un granché, chissà se riuscirò a collegarmi in rete e a non fare casino. La Minnie amata e’ più contenta. Era preoccupata che rimanendo fuori, mi potessi contagiare. Che poi fuori non ci sono mai stata (andata e ritorno in auto dalla redazione semi vuota) salvo quei tre giorni davanti all’ospedale da campo dei Samaritani. La Minnie era preoccupata: ” Se ti ammali tu…”. Sono figlia. Scusate il disturbo.
