“CI CREDEVAMO SANI IN UN MONDO MALATO”

“CI CREDEVAMO SANI IN UN MONDO MALATO”

Che ognuno di noi ne uscirà più o meno malconcio è una certezza, ma ne usciremo e se non siamo noi a crederci nessuno lo farà al posto nostro. Non si tratta di essere ottimisti, comunque vada e per quanti altri errori potranno essere fatti il Covid19 non è la peste, anche lasciato a se stesso avrebbe indici di mortalità 10 o 20 volte inferiori. Certo, se quello che muore fossi io il mio personale tasso di mortalità sarebbe del 100% ma questo vale per qualsiasi malattia, qualsiasi incidente, qualsiasi catastrofe naturale. Illusorio è invece pensare che tutto tornerà come prima, e impensabile credere che ciò che non potrà accadere possa invece avvenire in tempi brevi. Nello spazio di due mesi è cambiato tutto. Sono cambiati i rapporti tra la vita e la morte, tra la ricchezza e la povertà, tra le superpotenze e ogni singola nazione, quelli tra economia reale e turbofinanza, tra la scienza e le risorse disponibili, tra il sostentamento e il lavoro, tra l’uomo e la natura e giù giù fino al rapporto di ognuno di noi con il proprio vicino di casa. Lo ha detto il Papa ieri “Ci credevamo sani in un mondo malato” ed è quel mondo malato che sta morendo per primo, lasciamolo andare senza rimpianti e prepariamoci a impedire a chiunque di tenerlo in vita artificialmente.Se così non sarà il genere umano avrà gettato via un’opportunità irripetibile.