FILIPPO E “I MIEI PRIMI 96 ANNI”
Lui è Filippo, “figlio di operaia e camiciaia forti intelligenti e pieni di dignità”. Approfitta di queste settimane per scrivere un libro, “I miei primi 96 anni”. Inizió a 12 come garzone, divenne dirigente delle assicurazioni. Fu catturato dai tedeschi e deportato, a un certo punto. Annota di sé in terza persona: “Dopo aver vissuto indicibili sofferenze e aver assistito alla morte di molti amici, dopo un viaggio avventuroso, riuscì a tornare a casa”. Sospira, fa un inciso: “Io a casa ci torno sempre, prima o poi”.“(…) Le conseguenze della paura e delle privazioni subite furono devastanti, ma trovò la forza di continuare a vivere. Si sposò con l’amatissima Fernanda. Lavorando e studiando conseguì la laurea, compilando la tesi con la moglie, che batteva a macchina per lui il testo (…)”. E ancora: “Nonostante l’isolamento per il coronavirus vive la sua vita con pragmatismo e ottimismo grazie ad una fede illimitata nei valori di libertà, uguaglianza, fraternità”.viva Filippo e la sua cravatta, con molta stima.
