IL PAESE DEI MORTI E QUELLO DEI GUARITI

IL PAESE DEI MORTI E QUELLO DEI GUARITI

Non ascolto quasi mai Borrelli nei suoi comunicati ufficiali delle diciotto. Quello snocciolare dati da tragedia, mi mette angoscia ed è per questo che erano giorni che cercavo accuratamente di saltare l’annuncio.Ma stamani, appena sveglio, ho letto un post su Facebook e ho appreso l’entità dei deceduti.Mi sono sentito male.– Dio! quasi come tutti gli abitanti della mia cittadina! –Non è grande Terranuova Bracciolini, lo so, ma era come se il coronavirus avesse spazzato, cancellato completamente un paese come il mio. Tutti gli abitanti, me compreso, con i miei affetti, i miei parenti, mio figlio, mia moglie, i miei fratelli, i miei nipoti, i miei amici, i miei conoscenti. E in un paese come il mio ci si conosce quasi tutti. Era come se il corona avesse abbattuto in un colpo le sue torri medievali, le sua mura, la sua anima di secoli. Come se avesse distrutto le lucide argomentazioni di Poggio, avesse cancellato i colori di Fra Diamante. No, non era vero per fortuna, il Corona aveva distrutto tante vite quante ne riempiono le mie strade e le mie piazze, ma in tutta Italia. Aveva distrutto un città come la mia, ma un città diffusa.Per fortuna ho letto anche un altro dato: la cittadina diffusa dei guariti aveva un paio di mila di abitanti in più dell’altra.