ATTACCHI DI PANICO. IL PRIMO INCONTRO NON SI SCORDA MAI

ATTACCHI DI PANICO. IL PRIMO INCONTRO NON SI SCORDA MAI

Tengo sempre un quaderno a portata di mano quando sto per avere un attacco di panico. Appena il terrore mi assale, prendo una matita e comincio a scarabocchiare furiosamente un foglio nel tentativo disperato di distrarre la paura, di irretirla nella mia trappola per domarla. È un metodo come un altro per superare il panico. C’è chi, ad esempio, non muove un dito finché la tempesta non è passata del tutto, cosa per nulla facile considerando che la paura di morire “fa 90” e metterebbe le ali ai piedi perfino a una statua.Ho già detto che mi trovo a stretto contatto con la paura 24 ore su 24. “Il rischio fu il suo mestiere” potrebbe essere il mio epitaffio. Ma non esageriamo, di panico non si muore, e questa è una certezza da tenere bene a mente. Un dappista che si rispetti ha sempre con se l’occorrente per sedare chimicamente un attacco feroce. Non esce mai di casa senza avere in tasca quantità di benzodiazepine sufficienti a stendere l’intera umanità. Questo per via del fatto che il dappista presagisce il peggio qualsiasi situazione si trovi ad affrontare, anche fosse solo fare 2 passi sotto casa. Se poi si tratta di uscire dalla “zona franca”, ovvero da quel perimetro ideale entro il quale l’ansioso si sente al sicuro, allora tocca fare testamento perché si è assolutamente convinti di andare incontro a morte certa. Personalmente ho redatto il mio testamento olografo almeno un centinaio di volte, ma non ricordo di essere mai perito, quindi state pur certi che il massimo che può accadervi è di avere una strizza da incubo.Il primo incontro con il panico non si scorda mai, è come il primo bacio o il primo giorno di scuola, è un momento che andrebbe immortalato se non fosse del tutto accidentale, quindi imprevedibile. E’ il classico “fulmine a ciel sereno”, arriva quando meno te lo aspetti, è un pungo allo stomaco sferrato proditoriamente che fa perdere la cognizione del tempo e dello spazio nonché, soprattutto, la percezione di sé.Prendetela con ironia, l’unica arma cui possiamo fare ricorso per stemperare i devastanti effetti a lungo termine che il panico genera nella nostra mente e nel nostro vivere quotidiano. I neofiti imparino sin da subito a non drammatizzare, cosa che invero nessuno fa, perché in certe situazioni c’è ben poco da ridere.Se l’attacco di panico si manifesta in presenza di altre persone, in particolar modo di perfetti sconosciuti, il DAP sarà tanto più forte quanto più numerosi saranno gli occhi spiritati di chi è presente nelle immediate vicinanze. Il terrore si trasmette per empatia, e in una situazione come quella sopra descritta si fa presto a partire per la tangente. Per fare un esempio, è come quando avviene un terremoto e al primo che grida “Oddio! Il terremoto!”, se ne aggiungeranno altri 10, contaminandosi a vicenda in una inarrestabile reazione a catena che coinvolgerà tutto il condominio, come minimo.Ecco perché è importante mettere al corrente della nostra condizione le persone con cui abbiamo a che fare tutti i giorni. Non vergognatevi di dire “Soffro di attacchi di panico”, tanto più di ammetterlo a voi stessi, ché è la cosa più difficile, lo so bene. Ma è il primo e inderogabile passo verso la guarigione.