AL FUOCO, AL FUOCO

In questa pesantissima crisi collettiva vorrei riservare un posto a parte, anzi un recinto, a quella categoria di persone che sopratutto sui social impiegano le proprie energie per diffondere ansia sotto forma di previsioni e generalizzazioni eccessive. Se una mezza dozzina di disperati tentano di fare la spesa senza pagare nel quartiere più problematico di Palermo non è “emergenza ordine pubblico”, e se a Roma un figlio psicotico uccide la madre non è vero che “le famiglie esplodono per l’isolamento”. A questo aggiungiamo altre profezie nefaste basate sul nulla e le fantasiose ipotesi su ciò che è già avvenuto e il quadro è completo. A loro vorrei dire che la loro ansia non è roba che può essere condivisa, ogni volta che ci provano si moltiplica.Vorrei dire che lanciare allarmi dai nostri divani è inutile e perverso quando c’è un esercito di specialisti che lavora per tenere la situazione sotto controllo.Vorrei dire che per sfogarsi ci sono gli amici veri, non i social sui quali ci si rivolge a sconosciuti facendo enormi danni in cambio di qualche stupido like.E vorrei anche dire che tenere alta la guardia è un dovere per tutti noi, ma che nulla ha a che fare col gridare “Al fuoco, al fuoco” ogni volta che qualcuno si accende una sigaretta.