BUONGIORNO UN CORNO!, LUNEDI’ 30, RROFTË SHQIPËRIA …

BUONGIORNO UN CORNO!, LUNEDI’ 30, RROFTË SHQIPËRIA …

Non so voi, io mi sono commosso ascoltando la semplicità del discorso di Edi Rama. Il gesto del premier albanese di inviare aiuti e medici in Italia da una nazione che ha una miriade di problemi, non ultimo il terremoto di qualche mese fa, è meraviglioso. Intanto perché è facile ricevere da chi ha, ma c’è molto più significato umano e civile nel ricevere da chi non ha. Mi sono allora venuti in mente due aneddoti, che condivido, che mi legano personalmente all’Albania. Anzi, mi prefiggo come scopo che cessata l’emergenza e la quarantena il primo viaggio che farò sarà proprio in Albania, la voglio visitare e abbracciare i suoi abitanti uno a uno (Immagino la scena mentre rincorro un albanese: “Venga qua la voglio abbracciare”, “Ahò metti giù le mani, ma che voi”, “Sono un fratello italiano, vi abbraccio tutti” “Aiuto agente aiuto … questo signore mi sta molestando …”). L’altro episodio che mi lega all’Albania è invece professionale. Tra il 1997 e il ’98 si consumò nell’Albania, in precedenza fuoriuscita dal comunismo autarchico di Enver Hoxha, qualcosa che rischiava di prendere la piega della guerra civile. Una povertà difficile da immaginare per noi italiani, la povertà dove non hai da mangiare. A polarizzare lo scontro politico erano due leader molto diversi, Sali Berisha, su cui evito giudizi ma era un fa … di destra diciamo, e Fatos Nano, che aveva faticosamente portato il Paese fuori dal comunismo rifondando il partito in socialista. Era poi diventato primo ministro e tale era in quel periodo in cui divampavano gli scontri per le strade. L’Albania occupava le prime pagine dei giornali italiani tutti i giorni, la situazione era molto grave. Quasi nessuna testata aveva inizialmente inviati a Tirana, poi arrivarono in massa, ma ci volle un mese almeno prima che i giornali italiani capissero cosa stava avvenendo realmente. All’epoca lavoravo per un’agenzia radiofonica che sfornava giornali radio per un circuito di emittenti che messo insieme godeva di un audience pari e superiore a quella del gr2. C’era il problema di come coprire l’Albania. A una radio servono le voci se non hai corrispondenti o inviati sul posto. Su consiglio di un amico, che ritenevo pazzo ma conosceva bene il mondo, provai in maniera molto semplice a trovare la mia voce per i servizi radiofonici. Chiamai la sede del partito socialista albanese. “Ciao sono tizio dell’agenzia … mi dai per cortesia il numero di Fatos Nano?”. Quello dall’altra parte del telefono mi disse “Un attimo aspetta … ecco – segue numero – questo è casa ma lo trovi soltanto dopo le venti”. Pensai che avevo trovato un burlone come me dall’altra parte del filo, un simpatico umorista che anziché mandarmi a quel paese aveva scelto di farsi quattro risate per la mia ingenua richiesta. Però i giornalisti sono gentaglia, ma questo già lo sapete, cenciosi individui che non buttano mai via niente, così dopo le venti ci provai comunque. Adesso pensate per un momento che, anche se ho fama, immeritata ritengo, di cinico e sfrontato, mi ritrovo a chiamare a casa dopo cena il premier, seppur di un piccolo paese, e per di più con il bon ton che m’imporrebbe di chiedere “Buonasera, c’è il dottor Nano per favore?”, che, come si dice a Roma, non marca benissimo. Ma tanto il numero era sicuramente di qualche caserma dei pompieri, mi ripetevo, così chiamai. Mi rispose una voce maschile e andai diretto: “Fatos?” “Si sono io chi è?”. Una persona straordinaria, umile e preparata che amava il suo paese davvero. Il numero che mi avevano dato era esattamente quello di casa e iniziai a registrare. Fu la prima intervista al premier albanese Fatos Nano da quando era scoppiata la rivolta, semplicemente perché nessuno aveva pensato di chiamare il suo partito per chiedere il numero. Mi contattò un collega della Rai e ovviamente mi rifiutai di dargli il numero. Per diversi giorni ebbi l’esclusiva ma poi naturalmente le testate giornalistiche iniziarono a mandare inviati e finì il mio piccolo privilegio. Da allora seguo ancora costantemente le notizie dall’Albania e mi chiedo cosa ne pensa Fatos di quello che accade, ma non ho avuto il coraggio di richiamarlo dopo quel periodo fuori da motivazioni professionali. “Ciao Fatos, allora come butta?” fu a lungo una presa in giro che ho piacevolmente subito dagli amici. Allora facciamo così. Questa estate, appena possiamo muoverci, affanculo Londra, Amsterdam, Berlino: andiamo in vacanza in Albania. Ha un mare fantastico, non lo dico soltanto io ma tutti coloro che ci sono stati e l’interno tutto da scoprire. Che ci sono persone bellissime invece lo sappiamo con certezza già da prima di partire. Spendiamo là quei quattro soldi che ci rimangono, non diamoli a chi ci ha sbattuto la porta in faccia, contribuiamo per quel che possiamo all’economia di un Paese che ci ha dimostrato grande amicizia in un momento di difficoltà.