BRUNILDA MARKU, PNEUMOLOGO A FERRARA: ORGOGLIOSA DI ESSERE ALBANESE
Appena diciottenne, ma già determinata sul suo futuro, Brunilda mise piede in Italia per la prima volta. Eravamo alla fine degli anni novanta. La laurea in medicina arrivò nei tempi giusti e sei anni dopo ebbe inizio il dottorato in pneumologia nella città che aveva scelto. Stesso reparto nel quale oggi, assunta da due anni, la dottoressa Marku è un apprezzato pneumologo. La cerco, in questi giorni di contrasto alla pandemia di coronavirus, per conoscere la situazione a Ferrara e, soprattutto, per strapparle un commento sugli aiuti albanesi. “Siamo un popolo che non dimentica il bene ricevuto” ha detto nei giorni scorsi il premier di Tirana, Edi Rama. E già da ieri sono in Lombardia trenta sanitari albanesi. Pagati in tutto dal governo albanese, i giovani medici e infermieri sono già al lavoro a Brescia e a Bergamo” “Sono albanese e sono italiana” mi dice la pneumologa ferrarese e sono davvero orgogliosa della decisione del nostro primo ministro. L’Italia è casa nostra. Le chiedo se ne incontrerà qualcuno e la risposta è che a Ferrara per fortuna oggi non ce n’è bisogno. Sebbene in Emilia, la città estense si trova fuori dall’epicentro e nelle corsie del Sant’Anna si può ancora lavorare con dei ritmi quasi normali. “Gli anziani muoiono – mi conferma la dottoressa Marku – ma come se ne sono sempre andati per gli esiti di influenze sfociate in polmoniti aggressive”. A Cona non si registrano casi di degenti particolarmente giovani nè di sanitari contagiati. E, prima di lasciarci, mi racconta un episodio che le ha toccato il cure.
