LA SOLIDARIETÀ? UN BELLISSIMO VALORE MA, SENZA DATA DI SCADENZA

LA SOLIDARIETÀ? UN BELLISSIMO VALORE MA, SENZA DATA DI SCADENZA

Stiamo assistendo in questi tempi di coronavirus, a gesti di solidarietà encomiabile da parte di molti cittadini che si mettono a disposizione degli altri. Persone che forse hanno compreso che molto possiamo anche quando il mondo ci appare ingrigito e quasi piegato. Persone che hanno capito che i primi aiuti, le prime soluzioni dobbiamo trovarle noi, senza fare troppo affidamento su chi ha confuso questo valore, scambindolo per spot autoreferenziale e lo usa in modo furbo soprattutto quando è a caccia di voti o di realizzazione personale. Qualcosa che poco ha a che fare con la sofferenza altrui, ma serve solo in modo egoistico per saziare il proprio sempre affamato ego. Fortunatamente gli italiani non sono tutti così, molti sono creativi, molti ingegnosi, molti non si arrendono ad un destino segnato, molti si immedesimano in esistenze meno fortunate delle loro, molti non possono né vogliono dimenticare esperienze vissute sulla propria pelle, quando tutto appariva come un lungo tunnel buio da cui faticosamente sono riusciti ad emergere. Bellissimi i caffè sospesi, così come le pizze sospese, altrettanto ricchi di umanità quei cestini calati dai balconi di Napoli, dove: chi può dona, lasciando al loro interno generi alimentari, e chi non può prende ciò che gli occorre, così, distante da sguardi accusatori, senza esporsi a giudizi non richiesti. Sì perché chi è onesto, ed ha avuto un lavoro fino a pochi giorni prima, teme di essere giudicato, sente il timore di esporsi e possiede l’orgoglio e la dignità che non vuole ferire. Abbiamo assistito a raccolte di cibo organizzate al momento, scatole di pasta, scatolame vario, riso, lascianto a disposizione dei bisognosi, magari nella piazzetta sotto casa, raggiungibile da tutti ed in qualsiasi momento del giorno. Anche in alcuni supermercati troviamo il carrello solidale, dove si può lasciare qualcosa, dopo averla acquistata, per chi ha bisogno. Piccoli gesti in un mare di frettolosa vita che ci aveva fatto dimenticare chi non è in grado, suo malgrado, di tenere il passo. Un passo che lentamente si è trasformato in frenetica corsa, che ha lasciato indietro molti di noi, che ci ha condotti verso una strada che va ripensata ricostruita perché ci è franata sotto i piedi, lasciando alle nostre spalle macerie di distruzione esistenziale.Parliamo anche di chi ha ospitato in casa donne e figli cacciati di casa mettendoli al riparo da quella maledetta violenza che non accenna a fermarsi neanche di fronte ad una pandemia.Non dimetichiamo chi non ha dimenticato i «barboni» che anche durante questi giorni tristi, non avendo un luogo in cui recarsi per mettersi al sicuro, ha continuato ad «abitare» le strade delle nostre città. Strana la divisione tra chi si lamenta perché chiuso in casa, senza tenere conto che avrebbe potuto trovarsi chiuso nella terapia intensiva di un ospedale, lontano dai suoi cari, lontano dalla vita. In molti hanno portato generi di conforto, coperte, indumenti che assicuravano almeno un po’ di calore, al freddo dell’indifferenza che li avvolgeva.Poi ci sono i vicini di casa che prima di uscire per la spesa chiedono ad altri se gli occorre qualcosa, mettendosi a disposizione per portare un gesto di attenzione che faccia sentire meno soli. Ci sono gli amici, quelli veri, che chiamano più volte al giorno per chiedere semplicemente:«come stai?», un gesto che testimonia vicinanza e dà la conferma dell’esserci realmente. Un’Italia preziosa questa, fatta di cose che costano nulla ma donano molto a chi le riceve. Un’Italia che non dimentica i padri separati, oberati di spese da sostenere e spesso disoccupati perché le aziende per cui lavoravano hanno chiuso. Un’Italia che al costo di un caffè, dona sollievo al palato asciutto di chi ne può annusare solo l’aroma. Un’Italia che con il cambio degli armadi scopre vestiti che non indossa più ma che al tempo stesso possono diventare riparo per chi non possiede abiti di ricambio. Un’Italia che con poche parole trasmette vicinanza alle persone sole. Un’ Italia che raccoglie cibo da donare a chi ha lo stomaco vuoto, stanco di gorgogliare…Uno spaccato bellissimo, che ci rende fieri di vivere in questo paese ma non dobbiamo dimenticare che la solidarietà non deve avere una data di scadenza. Qualcosa di buono questo coronavirus deve lasciarlo in questo nefasto passaggio, e potrebbe essere proprio il comprendere l’Importanza dell’altro nelle e per le nostre vite. Perché non lasciare ad esempio un cestino calato dal balcone per aiutare i bisognosi, anche quando questa emergenza sarà terminata?Perché non offrire la colazione a chi spesso riusciamo a vedere dai vetri del bar di Milano, lì, messo in un angolo, con gli occhi persi nel vuoto, così come vuoto è il suo stomaco. Perché non continuare a tenere a disposizione dei clienti un carrello per raccogliere beni da destinare a famiglie in difficoltà?Non capiamo il dolore fino a che non ci sprofondiamo, non capiamo l’indifferenza fino a che non siamo noi ad aver bisogno di attenzione e non la riceviamo. Non capiamo il parlare del silenzio fino a che non lo viviamo quasi per imposizione, salvo poi deridere quelli che si interrogano spesso e volentieri. Non capiamo la freddezza del nostro continuo correre ed arrancare fino a che non ci voltiamo indietro e scopriamo di essere soli.Si parla del cambiamento che questa pandemia ci porterà, si parla di diventare migliori e non vediamo quanti lo sono già, si parla di cose da fare e non si vede quante cose e in tempi record sono state già fatte.Aboliamo burocrazie inutili, falsi moralismi, preconcetti e miti da sfatare.Distacchiamoci da chi ci vorrebbe come vuole lui, facendoci dimenticare chi invece siamo.Non diamo credito a chi scredita tutto e tutti solo per la smania di diventare chissà chi quando riesce solo a seminare odio.Ricordiamo sempre che sull’odio non potrà mai fondarsi un mondo migliore, mentre nella difficoltà ad aiutare è quasi sempre chi il dolore, la difficoltà, l’ha affrontata guardandola negli occhi , per questo, quando la rivede negli occhi di chi sta male, preferisce guardare lì e non in occhi rabbiosi che la solidarietà la sanno solo snobbare…salvo poi prenderne gli inesistenti meriti.