CORONAVIRUS, CONTINUANO A SCENDERE VITTIME RICOVERATI E CONTAGIATI

CORONAVIRUS, CONTINUANO A SCENDERE VITTIME RICOVERATI E CONTAGIATI

Oggi siamo in fase stabile da i dati della Protezione civile arrivano tre buone notizie: calano ancora i ricoverati in terapia intensiva e diminuiscono anche i decessi. Nelle ultime 24 ore sono 525, il dato più basso dal 19 marzo a oggi.Sono 91.246 le persone sottoposte al test e attualmente positive al virus (aumentate di 2.972 unità rispetto a ieri). I morti sono 15.887 (525 in più nelle ultime 24 ore), 21.815 sono invece le persone guarite o dimesse dagli ospedali (819 in più rispetto a ieri). Tra i contagiati, 3.977 sono in terapia intensiva, 17 meno rispetto alle ultime 24 ore. Le persone che hanno contratto il virus dall’inizio dell’epidemia sono 128.948. Nel Regno Unito per la prima volta dall’inizio dell’emergenza calano i malati ricoverati con sintomi. Intanto, questa sera la regina Elisabetta parlerà al popolo britannico con un videomessaggio straordinario sull’emergenza. Sale di 621 il numero dei morti per coronavirus, nelle ultime 24 ore censite (fino a 4.934 totali), con un incremento in lieve calo rispetto ai 708 indicati venerdì e ai 684 di sabato. I contagi registrano tuttavia un picco record, balzando dai 41.903 di ieri a 47.806, ossia 5.903 in più. Anche la Spagna per il terzo giorno consecutivo prosegue il calo dei decessi provocati dal coronavirus in Spagna, con 674 morti nelle ultime 24 ore, 135 meno di sabato e il livello più basso degli ultimi nove giorni. Nel complesso, i morti sono 12.418 su un totale di 130.759 casi, 6.023 contagi in più nelle ultime 24 ore. In Belgio secondo i dati diffusi dalle autorità sanitarie, i decessi nelle ultime 24 sono stati 164, con il numero totale delle vittime che sale a 1.447. Le persone risultate positive al virus sono 19.961, 1.260 in più rispetto a sabato. In Grecia un secondo campo profughi è stato messo in quarantena per 14 giorni a causa di un caso di positività al coronavirus. Si tratta del campo di Malakasa, si trova vicino alla capitale. L’annuncio è arrivato dalla commissione nazionale sul Covid-19. Nel campo vivono circa 1.800 persone e secondo le notizie a risultare positivo è stato un cittadino afghano di 53 anni. Analoghe misure erano state prese per il campo di Ritsona, nella Grecia settentrionale. In America nel corso di una conferenza stampa alla Casa Bianca il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha fatto sapere che le prossime settimane saranno “le più difficili” per il Paese: “Sfortunatamente ci saranno molte morti. Questo Paese non è stato progettato per essere chiuso. La cura non può essere peggiore del problema”. Parole alle quali seguono quelle del capo del Servizio sanitario pubblico degli Stati Uniti, Jerome Adams: “Ci aspetta la settimana più dura e più triste, sarà un Pearl Harbor moment o come l’11 settembre. Ci saranno molti morti nelle prossime settimane, è una situazione incredibile e mai vista finora”. Negli Stati Uniti i contagi sono più di 312mila, mentre i morti 8.500.Ma la situazione si è talmente aggravata, con il numero di contagiati che ha superato 312mila unità, con un bilancio delle vittime superiore a 8.500, che anche il tycoon, da sempre allergico alle restrizioni, come dichiarato anche nel corso di quest’ultimo briefing, ha ventilato l’ipotesi di una seconda task force e ha annunciato che seguirà le celebrazioni della domenica delle palme dal suo tablet:“Com’è triste che la domenica delle palme e la domenica di Pasqua la gente debba guardare la messa sui propri laptop, sui computer di casa”. Anche in Brasile i numeri continuano a crescere. Con il presidente Jair Bolsonaro sempre più in difficoltà e isolato politicamente sulla gestione dell’emergenza, nelle ultime 24 ore sono stati registrati 1.222 nuovi casi, facendo così crescere il numero dei contagi oltre i 10mila, con altri 73 decessi per un totale di 432. Questo venerdì, l’Associazione brasiliana giuristi per la democrazia (Abjd) ha denunciato il presidente dinanzi al Tribunale penale internazionale dell’Aia per i crimini contro l’umanità a causa dalla sua “irresponsabile” risposta alla pandemia di coronavirus. In Giappone si Stabilisce un nuovo massimo di contagi da coronavirus a Tokyo, confermando una tendenza al rialzo. Le infezioni registrate domenica nella capitale giapponese si assestano a 130, un numero che supera il record di 118. Con i nuovi casi, il totale delle persone risultate positive nella capitale supera quota 1.000. Il governo israeliano ha fatto sapere che il numero di infezioni da coronavirus nel paese ha superato gli 8mila casi e che il bilancio delle vittime è di 46. Un altro distretto di Wuhan, la città della Cina più colpita dalla malattia da nuovo coronavirus, è stato classificato come “area a basso rischio”. Lo ha dichiarato ieri il quartier generale provinciale per la prevenzione e il controllo dell’epidemia di Covid-19. È salito così a nove il numero di distretti a basso rischio presenti a Wuhan, su un totale di 13. Altri quattro sono classificati come aree a medio rischio. L’Ecuador è uno dei paesi al mondo più colpiti dal covid-19. Circa due terzi delle vittime sono della provincia di Guayas, la città con più vittime è Guayaquil. Le immagini che provengono da quelle strade sono angoscianti Il presidente dell’Ecuador Lenin Moreno ieri ha chiesto ai suoi cittadini di non minimizzare la gravità dell’emergenza e di rispettare le misure di contenimento. “All’inizio ci prendevamo cura di 30 persone al giorno; oggi ci sono circa 150 nuovi ricoveri ogni giorno”, ha detto Moreno, che ha annunciato anche la creazione di un “corpo speciale” per il recupero dei cadaveri. Il valore e il rispetto della vita è sempre un soggettivo. Fanno discutere dei video dall’Ecuador dove si vedono corpi amnmassati per strada. L’Ecuador è il paese sudamericano più colpito dopo il Brasile: 3.163 casi e 120 morti, nonostante abbia una popolazione di poco più di 16 milioni di abitanti. Nel Paese ora vige il coprifuoco dalle 14 alle 5, e dal 16 marzo sono chiuse le frontiere e sospesi i voli internazionali. Il primo aprile, BBC Mundo riportava 60 morti nella provincia di Guayas dove si trova la citta di Guayaquil e circa 1900 contagiati. Mentre venivano divulgati questi dati però, gli abitanti di quella città facevano circolare i video angoscianti Cadaveri abbandonati ovunque, sui marciapiedi davanti alle abitazioni, davanti agli ospedali e file infinite di auto che trasportano bare. Le pompe funebri non riescono a gestire l’elevato numero delle vittime anche a causa del coprifuoco e del timore di venire contagiati. Per questo molte famiglie si ritrovano con i morti in casa. Il portavoce del governo Jorge Wated si è scusato in un messaggio trasmesso dalla televisione di stato. Ha dichiarato che gli operatori mortuari non sono stati in grado di tenere il passo con la sepoltura dei morti a causa di un coprifuoco imposto sotto la pandemia. “Riconosciamo eventuali errori e ci scusiamo con coloro che hanno dovuto aspettare giorni per portare via i loro cari” Tutto è ancora in divenire, e sarà ancora più triste quando la pandemia colpirà in maniera pesante l’Africa. Il Covid-19 Map della Johns Hopkins dimostra che, ad oggi, nessuno stato africano (ad eccezione del Sudafrica) supera i 1.000 contagiati (Marocco, Algeria ed Egitto si stanno avvicinando al primo migliaio). Si potrà ribattere che la situazione economica, sanitaria e politica di molte nazioni africane non può garantire un controllo e una registrazione dei contagiati paragonabile ai servizi dei paesi europei. Tuttavia, se l’Africa avesse uno stato pandemico come il nostro, la notizia non passerebbe inosservata e come i loro numeri potrebbero essere “falsati” così sappiamo che i nostri (a quanto ci dicono i virologi esperti) potrebbero essere almeno cinque volte più alti. Sappiamo, inoltre, che il primo contagiato (a metà febbraio) era uno straniero di 33 anni in Egitto e che diversi dei successivi casi registrati in Africa sono individui arrivati dall’appestata Europa. L’Africa sta iniziando solo ora ad affrontare un virus che, a giudicare da quello che sta facendo a noi europei, potrebbe rappresentare una tragedia devastante. Burkina Faso, Sierra Leone e Congo sono solo alcuni dei paesi più a rischio, a causa delle loro già drammatiche condizioni socio-sanitarie.