CORONAVIRUS, UN LUNGO VIAGGIO INTORNO AL MONDO CHE IN POCHI HANNO CAPITO

CORONAVIRUS, UN LUNGO VIAGGIO INTORNO AL MONDO CHE IN POCHI HANNO CAPITO

Una pandemia può far scaturire l’imprevedibilità dei sistemi complessi, creando l’effetto farfalla. Ogni cosa è interconnessa con ogni altra cosa. Il battito delle ali di una farfalla in Cina può influire sul percorso di un uragano nell’Atlantico E’ insito nella natura umana, il concetto che ciò che accade ad altri, non è detto che possa accadere a noi e tanto più alcune realtà sono distanti, quanto più forte è la sensazione di esserne immuni. La pandemia da coronavirus, prima di essere conclamata come tale, ha percorso tutte le sfumature dell’escalation, in un crescendo di preoccupazione sempre più palpabile da ognuno di noi. Lo scenario iniziale è stata la città di Wuhan, una località della Cina, pressocché sconosciuta da quasi tutti noi occidentali, avvezzi per lo più a frequentare negozi cinesi in ambito locale, piuttosto che esperti viaggiatori in oriente. Abbiamo appreso dagli organi d’informazione che all’altro capo del mondo, si stava verificando un grave disagio sanitario e che, gli abitanti di questa città così lontana da noi, stavano ammalandosi e morendo per un virus nuovo, scaturito per qualche misteriosa ragione dal contatto tra uomo e pesce o tra uomo e pipistrello o topo… Poi alcuni hanno iniziato a produrre ipotesi che teorizzavano un virus sfuggito al controllo di un laboratorio di ricerche genetiche o chimiche o mediche… Altri si sono spinti oltre, prefigurando che tutto ciò stesse avvenendo a causa di una infezione voluta da qualche potenza mondiale o a scopi di test militari, insomma non sono mancate teorie complottistiche e regie occulte. In tutto questo parlare non era mai venuta a mancare però, la sensazione che noi fossimo distanti anni luce da quanto stesse accadendo, e come spettatori passivi, l’unica nostra preoccupazione era di dibatterne con gli amici al bar, non più di come si discute di una partita di calcio al lunedi. Il tempo è corso rapidamente, e non ci ha dato modo di abituarci all’eventualità che la cina fosse vicina, tanto che il problema visto nei filmati in Tv ci è piombato addosso come un macigno, improvvisamente.Abbiamo quindi tutti dovuto fare i conti con qualcosa di nuovo, di alieno alle nostre sicurezze collaudate e solide di cittadini europei, di supervaccinati che hanno ormai da anni debellato le peggiori malattie che hanno tormentato il mondo per secoli. Un brutto giorno abbiamo aperto la porta e ci siamo trovati ai tempi degli untori manzoniani, ci siamo sentiti attori nostro malgrado di uno di quei brutti film che raccontano con sfrenata fantasia, di attacchi virali o di infezioni extraterrestri tese ad annientare il genere umano. Rapidamente abbiamo preso coscienza di quanto fosse fallace la sensazione di invulnerabilità, di distanza (non solo geografica), di protezione consolidata da anni di profilassi medica e perfino da ragioni culturali o religiose, tutto stava crollando repentinamente e tutto ci mostrava quanto in realtà fossimo scoperti. E’ stato quello il nostro punto di non ritorno, il tempo di salvare il salvabile e farlo subito. Abbiamo capito dopo il primo contagiato nel nostro Paese, che eravamo tornati alle antiche lotte contro il nemico invisibile, il virus.Ora, quello che era iniziato come un problema locale, circoscritto a Wuhan e la sua periferia è evoluto come annunciato dall’Oms in una pandemia che ha colpito finora 1.203.099 di persone e le vittime di questo virus sono state 64.774. Le misure intraprese da ogni paese sono state diverse. Un effetto domino, ogni tassello cade al momento che il Covid-19 inizia la sua propragrazione. E mette a nudo tutte le lacune della Sanità e di come è stata condotta fino a quel momento. Emergono tutte le zone sensibili e scatta lo stato di “defcon 1”, una pandemia ha lo stesso peso di una guerra e ogni giorno si riscontrano sul campo i caduti. Il Covid-19 crea un effetto tzunami, crollano le certezze e anche le potenze più forti del mondo rischiano la debacle economia. Anche le reazioni dei capi di Stato sono state diverse fino a quando si sono trovati di fronte alla crescita esponenziale del virus. Siamo ormai fermi da più di un mese. Siamo stati il primo paese in Europa ad essere colpito. Giudicati esagerati, da qualcuno, indicati come quelli che gridano al lupo al lupo! Poi dalla derisione, siamo passati all’ammirazione e all’imitazione.Oggi c’è un mondo in agonia, il numero dei contagiati cresce in maniera esponenziale e non possiamo definire con precisione quanti sono stati colpiti, quanti ancora ne colpirà. Non possiamo definirci fuori dall’emergenza, possiamo contenerla, e a piccoli passi cercare di tornare alla normalità. Una normalità che ci vedrà putroppo cambiati. Perchè il coronavirus anche se non ti colpisce, ha colpito l’intimo e il cuore di un intero pianeta.