PADRONI DAI CAMPI E DA YUOTUBE: QUELLI CHE LA CRISI CI FA FURBI (E RICCHI)
E’ sempre affascinante quella frase che “i nodi vengono al pettine”, bellissima immagine, ma qui i nodi sono enormi, e il pettine è un pettinino da bambole. Ecco alcuni esempi di nodi enormi e pettine piccolo piccolo. Tecnologia e controllo.Si dibatte e si discute sulla possibilità di usare tecnologie di controllo per difendersi dalla peste. Chi dice sì, chi dice no (pochi), chi mette in guardia sulla privacy. I giornali pubblicano divertenti schemini: tu passeggi col tuo telefono in tasca, uno ti incrocia per la strada e il tuo telefono trilla: ti dice che quello lì che sta passando è positivo, quindi cambi marciapiede e la vita continua. Bello. Affascinante. Avanzatissimo. Coreano. Ma dunque riassumo: in un Paese dove tutti si parlano via Skype riproducendo le esilaranti conversazioni che si facevano con i primi Motorola (mi senti? No, ma ti vedo! No, non ti vedo più… ragioniere, mi sente? Io la sento!); dove per avere un certificato online servono settimane, mesi per una carta d’identità elettronica, dove le frasi più lette per i servizi online sono “Riprovare più tardi” e “Attendere prego”… ecco, in un Paese così avremmo di colpo, come per magia, una piattaforma avanzatissima e futuristica che collega tra loro cinquanta milioni di telefoni. Eh? Davvero? Dunque delle due l’una: o è pura illusione, diciamo un racconto fantascientifico che serve a rassicurare e illudere, oppure è fattibile. Il che significa che la tecnologia è in effetti avanzatissima, che non è stata (prima del virus) distribuita alla gente per semplificarle la vita, ma la si userebbe oggi per “sorvegliare e isolare” (chiedo scusa a mastro Foucault). Socialismo padronale. Grave allarme viene dalle campagne: il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ci fa sapere che i lavoratori agricoli stranieri regolari erano nella vita precedente circa 400.000 (il che vuol dire che, contando gli irregolari, erano almeno due o tre volte tanti), e che quest’anno non li avremo. Che fare? Semplice: rivolgersi a chi prende il Reddito di Cittadinanza e mandarlo a raccogliere fragole e asparagi “Garantendo (magnanimo,ndr) il periodo di percezione pari alla durata del lavoro stagionale”. Dunque, senza più stranieri, ecco la mano d’opera di riserva, i famosi poveri. E’ una cosa che odora un po’ di soviet, di kolkoz, di collettivizzazione (pure un po’ di paludi pontine), anche se non si collettivizza niente, solo piegare la schiena e riempire cassette, perché eventuali profitti non sarebbero socializzati per niente, anzi si chiede una decontribuzione (ovvio). In questo caso il nodo è grosso e il pettine, oltreché piccolo, pare anche astutissimo. Motivare la truppa.Ha fatto qualche scalpore il video di Urbano Cairo gongolante e in piena trance agonistica per gli affari che vanno benone. Elenca nomi, cifre, clienti (anche quelli in Polinesia), freme di orgoglio per fatturati e dividendi, elenca i segni “più” delle sue attività, e dice che il suo gruppo, nel 2020 “farà meglio” dell’anno precedente. E’ lo stesso Cairo che tre giorni prima (leggo da un comunicato del cdr delCorriere della Sera) illustrava ai giornalisti “le difficili prospettive per i conti aziendali”. Quale sarà il vero Urbano Cairo? Quello che piange miseria davanti ai lavoratori o quello che gongola in attesa di risultati migliori? Viene in mente Aristide Saccard, meraviglioso personaggio di Emile Zola (Il denaro, 1891) che concludeva la sua intemerata in difesa dell’avidità e della speculazione con un “…Saranno tutti ricchissimi”. Scriveva così bene, Zola, che Saccard pare di vederlo, come in un video su YouTube destinato ai venditori di pubblicità del gruppo Cairo: “Saranno tutti ricchissimi”. Non è vero, naturalmente: sarà ricchissimo soltanto lui, gli altri guarderanno sgomenti nodi sempre più grossi con in mano pettini sempre più piccoli.
