MAXI RISARCIMENTO DANNI PER INGIUSTA DETENZIONE A BRUNO CONTRADA

MAXI RISARCIMENTO DANNI PER INGIUSTA DETENZIONE A BRUNO CONTRADA

Corte di Appello di Palermo: riconosciuto mega risarcimento di euro 670 mila per ingiusta detenzione all’ex numero due del Sisde, Bruno Contrada. Lo ha stabilito la sentenza che, forse, scrive la parola fine a una vicenda iniziata piu’ di trenta anni fa che ha conosciuto varie tappe giudiziarie. ” Bruno Contrada contro l’Italia”. Si apriva così il fascicolo presso la Corte Europea dei diritti dell’Uomo, adita dopo che l’iter giudiziario italiano aveva esaurito i suoi tre gradi con la condanna definitiva a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa dell’ex dirigente del Sisde. Profetica quella intitolazione di fascicolo, se oggi quell’uomo, grazie anche a quel procedimento, ha avuto riconosciuto il diritto ad ottenere un risarcimento danni pari ad euro 670 mila. La lunga epopea giudiziaria di Contrada era iniziata nel 1992 con l’ascrizione di quel reato infamante e la condanna di primo grado a 10 anni di reclusione. Aveva trascorso 4 anni e mezzo in carcere e 3 anni e mezzo ai domiciliari. Per ulteriori due anni aveva goduto di uno sconto di pena per buona condotta. Si era sempre professato innocente. Aveva fatto ricorso in appello e, in quella sede il responso era stato completamente ribaltato: assoluzione piena. La Procura aveva impugnato la decisione assolutoria promuovendo ricorso per Cassazione. La Suprema Corte aveva cassato il provvedimento di assoluzione rinviando il processo ad altra sezione della corte d’appello di Palermo. “Colpevole” era stato il verdetto che confermava per Contrada la condanna a 10 anni. La sentenza diveniva così definitiva . L’ex funzionario del Sisde che aveva scontato alcuni anni, perdeva il diritto alla pensione da parte dello Stato nel frattempo maturata, tornava in prigione fino al 2012. Nel 2015 la Corte Europea dei diritti dell’Uomo, però, statuiva che all’epoca dei fatti ascritti a Contrada , anni 88 e seguenti, non era stato codificato il reato di ” concorso esterno in associazione mafiosa” e, pertanto, condannava l’Italia a risarcire il poliziotto, considerando il reato per cui era stato giudicato e condannato “non chiaro, né prevedibile” all’epoca dei fatti contestati all’ex numero due del Sisde. Un colpo di scena incredibile che offriva lo spunto alla difesa di Contrada per chiedere alla Corte di Appello di Palermo la revoca della sua decisione di condanna. L’avvocato di Contrada, infatti, si avvaleva delle argomentazioni contenute nella sentenza della Corte di Giustizia europea , quelle che statuivano che “prima del ’94 non fosse possibile condannare per il reato di concorso in associazione mafiosa.” in quanto non previsto, ne’ codificato. La corte d’appello di Palermo però, dichiarava inammissibile il ricorso. Contrada presentò ancora ennesimo ricorso per Cassazione e il Supremo Organo giurisdizionale italiano, stavolta confermava le ragioni della Corte Europea. Sulla scorta di quella decisione l’ex funzionario ha chiesto un risarcimento danni allo Stato italiano per ingiusta detenzione. Risarcimento che gli e’stato riconosciuto per un ammontare di euro 670 mila. Bruno Contrada, oggi ottantottenne, provato dalle lungaggini giudiziarie e dal discredito sulla sua persona e sulla sua carriera, alla notizia del risarcimento avrebbe dichiarato: “Aspetto di leggere le motivazioni, il ragionamento e le argomentazioni della Corte. Non ci sono soldi per pagare le sofferenze che la mia famiglia ha subito”. Nel pieno della tempesta giudiziaria che lo aveva colpito, dinanzi alle accuse di essere un mafioso, un colluso ripeteva sempre, persino a se stesso:” Io sono un dirigente generale della PS applicato ai servizi di sicurezza che da vicecommissario ha scalato tutti i gradi della polizia di Stato” E a quei valori si era sempre ispirato al punto da dichiarare:- Io provavo sofferenza solo a leggere i documenti di quella causa che cominciavano ‘Bruno Contrada contro l’Italia- (ndr Bruno Contrada)