BUONGIORNO UN CORNO!, VENERDI’ 10, IL DELITTO DELLA CROCE …

BUONGIORNO UN CORNO!, VENERDI’ 10, IL DELITTO DELLA CROCE …

Per farvi gli auguri di buone feste pasquali rispolvero un episodio del venerdì santo del 2002. Come tutti i vecchi tromboni che a una certa età cominciano a ricordare di quella volta che con Lincoln e Togliatti fecero una gita fuori porta e incontrarono anche Minà e Paco Ignacio Taibo, ho molti scheletri nell’armadio professionale. Sono stato tra i primi all’inizio degli anni ’90 a lavorare sul problema delle notizie false, quelle che oggi chiamiamo Fake News. Non soltanto ho analizzato il fenomeno quando gli altri si limitavano a chiamarle “fregnacce”, ma ho avuto la fortuna di avere un compagno di merende prestigioso nel sociologo Andrea Natella, elaboratore della “guerriglia marketing” italiana e autore di numerose provocazioni intellettuali tra cui il Luther Blisset Project. Nei programmi fatti insieme abbiamo inserito spesso e deliberatamente false informazioni. Lo abbiamo fatto in varie forme che andavano da notiziari in cui inserivamo notizie false accanto a notizie vere, all’interno di un format particolare che le rendeva credibili, fino ad arrivare a una lunga trasmissione interamente dedicata a un episodio mai avvenuto ma perfettamente ricostruito in maniera che nessuno se ne accorgesse. Il 29 marzo 2002 era il venerdì santo che precedeva la data fissata per pasqua. Ci ritrovammo in uno studio radiofonico io, conduttore di un programma mattutino di discreto successo dai microfoni dell’emittente romana Radio Città Futura, oggi passata a miglior vita, e Andrea Natella che all’epoca aveva una trentina d’anni. Mi ero appena dimesso dal mio incarico di responsabile dell’informazione e quella sarebbe stata l’ultima trasmissione della mia vita gestita per intero. Ho voluto quindi fare in modo che fosse un addio indimenticabile, almeno per me. Devo adesso dire delle cose molto spiacevoli e fuori dal coro. Io ritengo gli utenti dei servizi d’informazione corresponsabili delle fake news. Senza l’ignoranza di ascoltatori, telespettatori e lettori sarebbe molto difficile sia per i giornalisti davvero ignoranti che per quelli collusi con la manipolazione dell’informazione portare a termine il compito di disinformare. All’epoca imperversava il berlusconismo e il possesso da parte del Cavaliere dell’intero circuito informativo, quello privato, personalmente come proprietario di tre reti televisive e diversi giornali, e quello pubblico, politicamente, come presidente del consiglio. Il mondo di merda, con valori sociali di merda, gestito da gente di merda, un mondo di cui paghiamo ancora oggi il prezzo con lo svilimento della politica e dell’aggregazione sociale propugnato dall’immaginario di valori che filtravano dalle produzioni televisive dell’epoca era un mondo assolutamente condiviso e apprezzato dalla maggioranza della popolazione. In quel periodo provavo disprezzo per l’intero circuito dell’informazione, colleghi e utenti, e dopo quella stagione per molto tempo ho abbandonato il giornalismo. Non è che quanto accaduto dopo sia arrivato per caso. L’attuale crisi del sistema di valori di solidarietà, il disprezzo per la povertà, la ricerca di scorciatoie legali per non prendersi la responsabilità delle proprie azioni, la derisione per chi rispetta le regole, provengono dal fantastico mondo del berlusconismo di cui gli italiani sono stati in maggioranza i più fidati complici. Era un muro contro cui sembrava non esserci possibilità di reazione, di difesa. La sinistra ha finito per assimilare quei valori anziché combatterli. Per questi motivi diventava importante dimostrare quanto di carta fosse quel mondo. Quanto fosse facile con una buona conoscenza del meccanismo di produzione delle notizie ingannare tutti. Se ci riuscivamo noi che tentavamo di tenere alta la bandiera dell’informazione corretta significava che avevamo colpito e affondato il sistema, avevamo ragione. E così fu. Il 29 marzo del 2002 quando sono uscito dalla radio, il telefono continuava a squillare con persone che ricordavano perfettamente e si erano addirittura commosse nella ricorrenza di un orrendo delitto che però non era mai stato commesso. Ancora oggi, accanto alla soddisfazione per la truffa andata in porto, penso che la colpa principale della disinformazione sia di chi legge soltanto ciò a cui vuole credere. Qui trovate la registrazione, con l’audio non ottimale ma comprensibile, del programma dedicato al delitto della croce. Devo avvisarvi che il programma è comunque macabro e assolutamente iconoclasta.