CORONAVIRUS, ANCHE AI BAMBINI DELLA MATERNA SONO STATE STRAVOLTE LE ABITUDINI
Letizia, la mia delizia, ogni tanto viene da noi e quando il pomeriggio suo padre viene a riprendersela saluta dicendo “ciao bimbi”. Bimbi intorno non ce ne sono, ma lei saluta come fa all’asilo, ha bisogno dei bimbi non avendoli materialmente intorno fantastica che ci siano. Ci sono anche l’amore del nonno Pietro e il tesoro mio Filippo. È dall’inizio del corona virus che noi nonni non li vediamo, non perché abitino chissà dove, ma perché tra noi ci sono tre comuni Perugia, Corciano, Magione. Ma non è alla mia rinuncia che penso, ma a quella di Pietro. Aveva iniziato a farsi gli amici del cuore, alcuni hanno durato lo spazio di un mattino, altre amicizie erano più solide. Percorreva i primi passi in quel processo di autonomia e differenziazione dalla famiglia che nell’adolescenza provoca incazzature, alla sua età la gioia d’osservare come crescono. E non ha dovuto, lui come tutti gli e le altre, rinunciare solo a questo. Ha perso la fase finale della materna immagazzinando il ricordo delle cose fatte e delle maestre trovate e lasciate. Credo che perderà anche l’inizio della nuova avventura scolastica alle elementari, la prima propria classe come luogo fisico, i primi compagni di classe, il primo compagno o compagna di banco, la prima maestra. Pietro, come tutti i bambini e le bambine nella sua condizione, perderà tanto, vuoti che in parte recuperi e in parte accantoni. Ha genitori bravi e attenti che l’aiuteranno a mettere la sua sensibilità al servizio di se stesso evitando che diventi un’arma a doppio taglio. Ora parlano di fase 2, se prima di tutto penserà ai vecchi evitando che tornino a essere come in Lombardia carne da macello e ai bambini allora vorrà dire che il Covid19 ci ha insegnato qualche cosa, se li ignorerà vorrà dire che non abbiamo imparato niente.
