LA PASQUA AL TEMPO DEL VIRUS
Questo tempo sospeso mi fa ripensare alla mia fanciullezza, quando vivevamo la Pasqua intensamente fin dalla domenica delle Palme, quando andavamo a prendere l’ulivo e lo scambiavamo con gli amici e i vicini di casa. E poi il giovedì ci dicevano che andavamo a fare la visita dei sepolcri, in realtà era il giorno dell’ultima cena quando Gesù spezzò il pane e poi disse ai discepoli questo è il mio corpo, cibatevene tutti. E il venerdì quando vivevamo la passione di Cristo molto intensamente, con le campane che rimanevano legate, ci dicevano, fino alle 12 del sabato, quando la città era tutto uno scampanio gioioso che annuncia la resurrezione. E poi il pranzo pasquale, con le uova benedette fino alla pasquetta sui prati e poi il martedì il ritorno a scuola. Ora in questa realtà abbiamo una Pasqua tutta virtuale dove le campane non si sentono più, il papa fa la sua Via Crucis in solitudine e non nello scenario suggestivo del Colosseo. e tutti saremo portati a desiderare intensamente che la Resurrezione abbia un significato universale, per tutta l’umanità sofferente e spaventata.In questo tempo sospeso ho pensato a Margherita Hack. Margherita Hack oltre ad essere una grande scienziata era anche un donna dotata di grande simpatia. Si professava atea e una volta disse che non credeva in Dio perché non lo aveva mai visto durante le sue esplorazioni dell’universo. Sarebbe bello, per me e per quelli come me che dell’esistenza di Dio non siamo così convinti, che ritornasse per un attimo per dire: ho guardato meglio con un telescopio di cui non ho mai potuto disporre e l’ho visto. Dio c’è! Sarebbe bello per tutti e di grande consolazione.
