DOVE LA CURVA NON CALA. SARÀ MILANO LA NOSTRA CAPORETTO?

DOVE LA CURVA NON CALA. SARÀ MILANO LA NOSTRA CAPORETTO?

Mi trovo al centro della notizia, come non mi ero trovato mai. Una notizia che gira per tutti i pezzi sul Covid-19, nello slalom dei dati e nel profluvio di teorie variamente modulate da epidemiologi e virologi, senza che si meriti più di un’attenzione tutto sommato locale. La notizia è Milano, con attaccato il dramma della sua provincia. Bene, sono giorni in cui elimino dal mio menu informativo sul Covid-19 tutto quanto non riguarda la mia città e il suo hinterland. Cecità, egoismo… Forse, ma tengo a precisare: credo che oggi Milano sia il crocevia per il quale potrebbe passare la vera guerra (secondo l’ormai consunta metafora) alla pandemia. Questo accadrà se Milano e dintorni diventeranno la nuova… Lodi-Bergamo-Brescia… New York? Infatti. Nonostante senta da più parti insofferenze per la mancata riapertura dell’Italia – alcune, risibili, vengono dalla villa di Renzi – noto che ad ora a Milano non c’è alcuna curva che scende. Anzi: ieri in città si registrava un più 4 per cento dei contagi. Il più alto numero di contagi degli ultimi 14 giorni, appena attenuato dal calo di oggi, peraltro dovuto a un calo dei tamponi. Non basta una frenatina per modificare l’andamento della curva, negli ultimi giorni Milano è ancora salita. Andate sul sito del Sole24ore (comodo da leggere) e guardate le curve di contagio delle varie città italiane. Mi accorgo che tutta l’informazione di prima mano che ho su Milano/Provincia mi arriva dai siparietti della Regione Lombardia condotti (questi forse a reti unificate?) sul sito FB della Regione e trasmessi con completezza e voluttà quasi per intero da SkyTg – vengono in genere tagliati per dare spazio al Borrelli time. Perché si sovrappongano rimane comunque un mistero. Il messaggio del sindaco in pectore Giulio Gallera non va mai oltre uno “state tutti a casa”. Si scarica cioè tutta la responsabilità su noi cittadini. Se saremo buoni… E io mi sono abituato a credere che, una volta mascherati e una volta no, Gallera e i suoi pards recitino invece un tragico teatrino dell’impotenza con le quattro cifre scalcagnate di cui dispongono per tenerci calmi e confusi non sapendo neppure loro dove andare a sbattere. Forse sanno già dove andranno a sbattere – umanamente e politicamente – non bisogna essere né Tiresia né Nostradamus. Faccio qui i complimenti a chi ha messo un piede nella porta dello scandalo – ma la parola scandalo è troppo leggera – del Pio Albergo Trivulzio. È l’unica notizia di peso che ho appreso da fonti giornalistiche del disastro milanese in cui ci troviamo. Non incoraggia a pensare bene. Concludendo. Mi pare realistico essere pessimista. A intorbidare la situazione c’è pure il fatto che per di qui, prima e dopo che Conte diventasse un duce cattivo, si gioca gran parte del futuro della nostra politica nazionale. Arbitro/giocatore il governatore Attilio Fontana che ha il fisico di ruolo di un nervoso e dispettoso (i libri comprateveli al supermarket) amministratore di condominio – a proposito, non vi sembra che le trasmissioni di Gallera assomiglino esteticamente a quelle delle agenzie immobiliari sulle antiche tv private?